Armando Corona
Armando Corona

Nato nel 1921 a Villaputzu, in provincia di Cagliari, Armando Corona ha esercitato per molti anni la professione medica in una delle zone più povere della Sardegna affiancando sempre alla sua attività un sentito impegno sociale a sostegno delle classi meno abbienti. La sua militanza politica, sempre orientata all’interesse comune, ha segnato alcune fra le scelte più significative del Partito Sardo d’Azione e successivamente del Partito Repubblicano Italiano in cui ha ricoperto incarichi di rilievo: nel 1975 è stato presidente del Collegio dei Probiviri e nel 1979, dopo la morte di Ugo La Malfa, componente di rilievo della segreteria nazionale guidata da Giovanni Spadolini. Nello stesso anno, dopo precedenti incarichi amministrativi locali, tra cui quello di consigliere regionale dal 1969 al 1984, è stato eletto a larga maggioranza presidente del Consiglio regionale della Sardegna, carica che ha ricoperto fino a marzo 1981.

Iniziato Libero Muratore il 23 ottobre 1869 nella Loggia “Giovanni Mori” (533) di Carbonia, fu elevato al grado di maestro il 2 luglio 1971; nello stesso anno si affiliò alla Loggia “Hiram” (657) di Cagliari. Nel 1979 fu eletto Presidente della Corte Centrale, l’organo giurisdizionale del Grande Oriente d’Italia. Fu lui che il 31 ottobre del 1981 riuscì a decretare l’espulsione dal Grande Oriente di Licio Gelli. Era già esplosa la campagna stampa denigratoria nei confronti della Massoneria e del Grande Oriente a seguito del ‘caso P2’. Il 28 marzo 1982, con il 55% di voti, fu eletto Gran Maestro con l’impegno gravoso di traghettare l’Istituzione fuori dalle acque tumultuose in cui Gelli e seguaci avevano gettato la Massoneria. Per fare questo s’impegnò su più fronti con il supporto di una giunta di governo validissima: in ambito esterno, organizzando iniziative culturali pubbliche che manifestarono, in primo luogo, l’infondatezza di una Massoneria occulta; in ambito interno, richiamando lo studio continuo della tradizione iniziatica, essenza stessa della Libera Muratoria universale; infine, sul piano internazionale, curando particolarmente i rapporti con le Grandi Logge estere, soprattutto con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra con cui il Grande Oriente d’Italia aveva reciproci rapporti dal 1972.

Riforma statutaria, attenzione ai rituali e simbolismo della Libera Muratoria, impegno culturale e apertura all’esterno furono la costante dell’impegno di Armando Corona anche nel corso del suo secondo mandato, iniziato il 30 marzo 1985 con un momento particolare nella vita del Grande Oriente d’Italia: l’abbandono forzato di Palazzo Giustiniani e il trasferimento degli uffici nella nuova sede di Villa Il Vascello, sul Monte Gianicolo, acquistata nel 1980.

Il libro “Dal bisturi alla squadra”, da lui pubblicato nel 1987, è un’importante testimonianza della sua esperienza di quegli anni. Purtroppo, una vicenda legata al caso P2 ebbe uno strascico anni dopo, e Corona, ormai anziano, per evitare di coinvolgere l’istituzione nelle violente campagne mediatiche già conosciute, preferì andare in sonno. Era il 18 maggio 1995. “Mi sono stancato di rappresentare un bersaglio” – spiegò all’epoca -, “da 14 anni in qua è la solita mannaia contro i massoni, ogni volta che c’è un po’ di maretta politica, nei confronti della massoneria si ricominciano a rincorrere i nomi”. Morì a Cagliari il 3 aprile 2009.