Il 1945, l’anno della liberazione dal fascismo e della fine della Seconda Guerra Mondiale, segno’ un nuovo inizio anche per il Grande Oriente d’Italia, che il regime di Mussolini aveva messo al bando. Rientrata dall’esilio, la Comunione, che con alcuni suoi uomini e logge aveva partecipato alla Resistenza, riorganizzo’ le sue fila eleggendo il 18 settembre del 1945 Guido Laj primo Gran Maestro del dopo dittatura. Nato a Messina il 16 aprile del 1880, laureato in giurisprudenza, politico e funzionario pubblico integerrimo, Laj era un convinto antifascista, prosindaco di Roma in carica dal 1944. Era stato iniziato alla Massoneria nel 1906 e alla caduta di Mussolini aveva ripreso l’attività nella Loggia Cola di Rienzo della Capitale, reggendo tra il 1943 ed il 1945 il comitato di maestranza del Goi, insieme con Umberto Cipollone e Gaetano Varcasia. Mantenne il maglietto fino al giorno della sua morte avvenuta a Roma il 5 novembre 1948.
Nel libro da poco uscito, dal titolo “Gran Maestri d’Italia 1805 – 2020” (Mimesis) a cura del professore Giovanni Greco, gli dedica un ritratto il nipote Guido Lai jr. (…) Ecco un brevissimo passo. (…) Guido Laj partecipa alle riunioni clandestine che si tengono a Romain via Brofferio nella casa dell’avvocato Umberto Cipollone, massone dal 1912 e dignitario del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani dal lontano 1919. Vi prendono parte il socialista bolognese Ugo Lenzi, ErmannoSolimene, il consigliere di cassazione calabrese Gaetano Varcasia, Plinio Citi di Firenze. Il giorno dopo la caduta del Fascismo, il 26 luglio 1943, si tiene la prima seduta del Governo dell’Ordine che “prende atto della costituzione del nuovo governo dell’Italia che riafferma il ritorno alla libertà”, si ripromette di riattivare i lavori forzatamente interrotti nel 1925 dal Gran maestro Domizio Torrigiani e “proclama il principio della selezione più rigorosa, con esclusione più assoluta di quanti abbiano militato nelle file del deprecato passato regime, o comunque abbiano dato a questo la loro adesione”.