Un Vangelo di Giuda sembra davvero una contraddizione di termini. Com’è possibile che un Giuda Iscariota, traditore per eccellenza e deicida nella persona del suo stesso divino maestro Gesù, possa aver scritto un vangelo o che fin dall’antichità gliene sia stato ascritto uno? Per assurdo che possa sembrare, è effettivamente così e recentemente è stato ritrovato in Egitto un papiro che riporta in lingua copta – forse traduzione di un originale greco della metà del II sec. D. C. – un vangelo così intitolato. Restituito nella quasi integrità da una équipe finanziata dal National Geographic, dopo una serie di vicende che l’hanno letteralmente devastato, viene ora presentato in lingua italiana con nuova ricostruzione, traduzione, interpretazione e commento da Domenico Devoti per i tipi di Carocci editore. E si può ben dire che è un vangelo, o meglio, un dialogo tra Gesù e Giuda, il discepolo a lui più vicino, nel senso che l’annuncio di fondo si presenta come una sovversione ed una critica radicale dell’istituzione ecclesiastica quale si era venuta consolidando all’interno della Grande Chiesa nei decenni precedenti. E’ una critica che viene da quel variegato ambito religioso alternativo che è denominato “gnosticismo” ma che, veicolo di una religiosità forse meno formale ed istituzionalizzata e più autenticamente vissuta perché permeata del più vitale sincretismo esoterico e filosofico del tempo, finisce per toccare nodi nevralgici, già allora particolarmente dolenti, del cristianesimo ufficiale, e proporre concezioni del mondo, di Dio e delle pratiche di pietà decisamente nuove.
Domenico Devoti è stato a lungo docente di Letteratura cristiana antica e di Psicologia della religione all’Università di Torino. Su tematiche storico-religiose relative al mondo cristiano tardoantico e su argomenti di psicoanalisi della religione ha pubblicato I primi cristiani (Torino 1973, con G. Filoramo) e numerosi articoli e contributi in riviste specialistiche e volumi miscellanei.