“Ripartiamo dal cittadino. E’ questa la strada per uscire dalla crisi, ritrovando il senso di un destino comune. Nel nostro Paese all’incanto, cioè all’asta, l’indifferenza è durata troppo a lungo: c’è bisogno di pensare e costruire il proprio tempo. Partecipazione significa reale capacità di scelta, valori e diritti civili, vuol dire rimettere la persona al centro dei processi decisionali, libertà di scegliere come vivere e morire. C’è bisogno di cittadini e non di sudditi. Di idee forti e motivi di impegno, contro la ripetizione del peggio che abbiamo già vissuto e stiamo vivendo”. Lo ha detto il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, concludendo a Villa ‘Il Vascello’, a Roma, le celebrazioni dell’Equinozio d’autunno e del XX settembre.
“Il primato del cittadino – ha proseguito Raffi – è la strada necessaria per evitare il suicidio della democrazia. Ci sono nuove lotte da vivere: rischiamo che si riaffaccino gli spettri degli egoismi nazionali e dei localismi unilaterali, della chiusura culturale invece che dell’apertura al confronto, alla capacità di andare oltre la frammentazione e trovare le ragioni che uniscono piuttosto che quelle che dividono. Finché continueremo a delegare, a dire che sono ‘fatti degli altri’, il male della ferita non si attenuerà. E’ il cittadino – ha sottolineato il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – che è l’essenza della democrazia. Deve tornare ad essere protagonista di scelte, fondamento di valore della nostra esistenza associata, formula di nuove costruzioni. Dobbiamo lottare e fare fronte comune contro l’erosione di senso e di speranza”.
“Il cittadino – ha proseguito – deve gettare le maschere e riprendere in mano il proprio destino. Il risveglio non verrà dalle banche né da una politica miope: verrà dall’iniziativa popolare, dal tornare a sentirsi parte dei processi decisionali e delle scelte di lungo respiro. Non si è cittadini per contratto o convenzione, ma per scelta – ha fatto notare Raffi – e questa scelta è scoperta continua di democrazia e libertà, presa di coscienza allargata, popolare e sentita. Cittadinanza è radice di futuro. Il nuovo umanesimo non potrà che essere concreto, rifondando l’Italia sui pilastri di cultura e scuola pubblica, giovani e ricerca. All’Italia non servono dogmi ma dubbi. Occorre uno scatto di reni e nuovo coraggio civico per cercare sentieri di giustizia. Finché siamo in tempo – ha concluso il Gran Maestro – ricordiamoci che non è la libertà che manca, ma gli uomini liberi. Alziamo la testa e torniamo a essere protagonisti che hanno la capacità di proporre e il potere di licenziare i mercanti che hanno occupato le stanze dei bottoni. La democrazia esiste se ha un’anima, quando la massa diventa popolo. E il popolo sa scegliere ed esige risposte, senza mendicare per ottenere ciò che gli è dovuto, esprimendo dei veri governanti come fu agli albori della Repubblica”.
Roma, Villa il Vascello 22 settembre 2012