Duecento Fratelli hanno partecipato all’evento che ha celebrato l’antica Officina toscana. Nelle parole di Barzanti, già sindaco della città e vice presidente del Parlamento Europeo, gli esempi di come alcuni Fratelli dell’Arbia hanno saputo coniugare il credo massonico con l’impegno pubblico. Il Gran Maestro Raffi: “La Massoneria deve tornare a far sentire la sua voce, perché sia l’antidoto per una crisi che può divenire irreversibile”.
Il 13 ottobre, 200 Fratelli si sono ritrovati a Siena, presso un Hotel appositamente allestito, per festeggiare i 150 anni dalla fondazione della Loggia Arbia n°138. La Filatelia massonica del GOI era presente con uno stand e una busta “primo giorno” dedicata all’evento. Sono intervenuti il Gran Maestro, Gustavo Raffi, il Gran Maestro Aggiunto, Massimo Bianchi, i Grandi Ufficiali Mario Torzoni e Renzo Cappellini, il Giudice della Corte Centrale, Mariano Carlini, i Garanti di Amicizia Gianpiero Caglianone, Angiolo Rosadi, Raffaele Stoppini, Enzo Viani e Bruno Frediani, i Consiglieri dell’Ordine Francesco Borgognoni e Fabio Reale, il presidente del Collegio Toscano, Stefano Bisi, con il vice presidente, Moreno Milighetti, e numerosi Maestri Venerabili di Logge toscane e di fuori regione, da Alessandria (Santorre di Santarosa) a Taranto (Prometeo). Dopo l’apertura rituale, i Lavori sono stati sospesi per permettere l’ingresso di numerosi profani.
Si è quindi rievocata la lunga vita della Loggia Arbia, tra le prime in Toscana e tra le poche che hanno mantenuto, pur tra inevitabili traversie, l’originario nome distintivo, sulla cui origine si è discusso se in osservanza ai dettami scozzesistici del tempo (Valle dell’Arbia) o se a richiamare la forte identità comunale (l’Arbia colorata in rosso di dantesca memoria). Ha aperto il piccolo convegno organizzato dai Fratelli dell’Arbia, la professoressa Patrizia Turrini parlando, sulla base di un’attenta disamina dei documenti dell’Archivio di Stato, dell’ambiente massonico e paramassonico senese dalla fine del ‘700 alla metà dell’800, prodromo alla nascita della Loggia. Successivamente un intervento a tre voci ha descritto la storia dell’Arbia dal 6 maggio 1862 ai giorni nostri: la sua storia (II Sorv. Francesco Ventani), i documenti (Oratore Andrea Brogi) ed alcuni dei suoi affiliati più illustri (I Sorv. Alessandro Passaponti). Il professor Roberto Barzanti, già sindaco della città e vice presidente del Parlamento Europeo, ha colto infine degli illuminanti esempi di come alcuni Fratelli dell’Arbia, in situazioni storiche diverse, hanno saputo coniugare il credo massonico con il loro impegno pubblico.
Sulla stessa linea l’intervento del Gran Maestro, che ha sottolineato come ripercorrere la storia delle Logge permette di “non inventarsi la Massoneria, per riallacciare i fili della storia e trarne spunto per tornare ad esserne protagonisti. Si deve quindi ripartire dal cittadino, dalle passioni civili e repubblicane, dalla scuola, da tutto ciò che può far sì che il Paese rinasca. La Massoneria – ha rimarcato Raffi – deve tornare a far sentire la sua voce, perché sia l’antidoto per una crisi che può divenire irreversibile ed avere derive antidemocratiche”. Il Maestro Venerabile Ugo de Carolis ha poi voluto onorare, a nome di tutta l’Officina, gli ex Venerabili della Loggia, ricordandone soprattutto uno, Paolo Petri, il quale, proprio la mattina della manifestazione, è stato colpito da una improvvisa e gravissima malattia. L’ex Gran Maestro Aggiunto ed ex Venerabile dell’Arbia, Mario Rigato, nel ricevere per lui il dono dei fratelli dell’Arbia, ne ha ricordata affettuosamente la figura.
Ripresi i lavori rituali, il Gran Maestro ha conferito a due Fratelli di Loggia, Achille Fusi e Giorgio Menicori – 64 anni di appartenenza alla Istituzione – la onorificenza Giordano Bruno. Il presidente del Collegio Toscano Bisi ha ricordato i suoi contatti con vari Fratelli dell’Arbia (il giornalista Paolo Cesarini, il sindaco Canzio Vannini) ed ha sottolineato che “dobbiamo dare una continuità alla tradizione degli uomini che hanno testimoniato con la loro opera quotidiana che non esiste differenza tra il tempio interiore e quello esteriore”. Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi ha ricordato quanto sia cambiato negli ultimi anni l’atteggiamento del mondo profano nei confronti della Massoneria ed ha auspicato che tra 50 anni ci sarà chi ricorderà con affetto, stima ed ammirazione l’opera dei Fratelli di oggi.
Il Gran Maestro ha infine chiuso i lavori affermando che la Massoneria deve volare alto, ben al di sopra delle piccole beghe di bottega, delle calunnie anonime e del livore di piccoli personaggi. Deve essere Massoneria vivente, continuo laboratorio di idee, rivolta all’Europa, dove il ruolo del Grande Oriente viene sempre più riconosciuto ed apprezzato.