Massoni e profani stregati dal ‘monocordo cosmico’ suonato dal maestro Giuseppe Severini. Nella città etnea il Gran Maestro Raffi: “A questo Paese manca l’armonia. In una stagione nella quale domina l’invettiva e si corre dietro al Masaniello di turno, occorre trovare un linguaggio comune e costruire alternative”. La Biblioteca del Collegio dei Maestri Venerabili intitolata al giurista Michele Raffi.
Un’unica corda. Rappresenta l’anima del mondo, perché tiene insieme l’armonia dell’universo. E’ il Monocordo Cosmico (il nome fu dato dal medico e alchimista inglese Robert Fludd, nel 1617) lo strumento che riassume, nelle note come nella bellezza ricercata dell’oggetto, il senso del Seminario letterario-esoterico ‘La Musica, armonia dell’Universo’, che si è tenuto sabato 29 giugno a Catania, organizzato dal Grande Oriente d’Italia. Per l’evento, presentato dal Consiglio dei Maestri Venerabili di Catania, con il supporto del Collegio dei Maestri Venerabili della Sicilia, nella splendida cornice di Palazzo Biscari, è arrivato nella città enea il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, e i vertici della Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani. A introdurre i lavori, alla presenza del presidente del Collegio Circoscrizionale della Sicilia, Giuseppe Trumbatore e del presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Catania, Giuseppe Ettore, è stato il Grande Esperto del Grande Oriente d’Italia, Salvo Pulvirenti, mentre il dibattito è stato coordinato dallo psicoterapeuta Ferdinando Testa. Il programma dell’incontro, che ha visto gli interventi dei Maestri Venerabili delle Logge di Catania, ha visto gli interventi del maestro Giuseppe Severini e della musicologa Sabrina Floccari, che ha sottolineato la visione massonica dell’universo attraverso il Flauto magico di Mozart. A catturare il pubblico di massoni e profani che ha assiepato la sala di Palazzo Biscari, passata alla storia per il ballo del ‘Gattopardo’, è stato proprio il Monocordo Cosmico, illustrato da Severini nella sua dotta relazione ‘Il mito della musica delle sfere’. Un’esposoizione nella quale il maestro dell’Associazione culturale ‘Secoli bui’, di Randazzo, ha tracciato il viaggio della musica che dagli albori della civiltà ha accompagnato l’uomo alla scoperta di mondi nuovi e di un sentire che lo ponesse in armonia con la natura. Accompagnando l’esposizione con l’esecuzione di musiche da strumenti antichi, la magia di Severini ha proposto una lettura del Monocordo attraverso i quattro elementi primordiali: terra, acqua, aria e fuoco. Salendo nella note e nella ricerca, sullo strumento fedelmente ricostruito con passione dall’artista, si incontra il mondo della luna, con Mercurio e Venere e il Sole al centro. Poi Marte, Giove e infine il cielo di Saturno, l’ultimo prima del firmamento, ma anche l’ultimo suono del mondo visibile. La seconda ottava è perciò in parte nel mondo visibile e in parte in quello invisibile. “E’ al confine – ha sottolineato il maestro – e poi, salendo ancora, suoni sempre più acuti. Alla fine si vede una mano sporgere dalle nuvole: è quella dell’Architetto dell’Universo, che accorda tutto. Se qualcosa dovesse mutare in questa armonia, il mondo tornerebbe al caos”. Il mito affonda le sue radici nel passato, prima delle culture scritte, musica che racconta il mondo dei suoni e le sfere che indicano la geometria. Un itinerario di sapienza abitato dal numero e dai suoi segreti. Tra la musica e la geometria c’è un rapporto forte che nasce prima di Pitagora. Severini ha poi fatto vibrare le corde del cuore suonando una conchiglia, cifra dell’ordine naturale degli armonici. Contiene la musica con una geometria perfetta, una spirale con una sezione aurea. E’ il modello che ci rivela la sequenza degli armonici. Ma non solo. Attraverso il flauto di Pan, il ricercatore dell’essenza musicale ha mostrato come da canne tagliate progressivamente, emerga una dimensione nuova: “La chiave dello strumento è il rapporto tra la prima e l’ultima canna. L’uomo preistorico ha scoperto che tagliando una canna alla metà della lunghezza dell’altra, si otteneva un primo armonico”. Gira la ruota del tempo, e si fa ancora musica. Si arriva così a Pitagora e la cetra. Fatta con sette corde, come i pianeti allora conosciuti. E con sette note. Una corda divisa geometricamente dà le stesse consonanze fondamentali. “Ma queste consonanze sono dentro di noi – ha scandito Severini – raccontano l’intellegibilità dell’universo. E mentre il suono rende percepibili le grandezze numeriche, la matematica si esprime attraverso la musica”. Il termine Logos, oltre che come ‘parola’ veniva anticamente tradotto come ‘suono’. Un’esibizione magistrale, quella di Severini, suonando strumenti entrati nel mito, perché “la musica per gli antichi aveva un linguaggio sacrale, e anche la mistica dei numeri nasce dalla musica”. Prosegue il sentiero delle note e a parlare stavolta sono le magie di Platone, la sua ricerca di numeri e parole, ripercorsa dal maestro attraverso una lettura originale del Timeo di Platone e del demiurgo che ordina la materia in base ai rapporti armonici e crea il cosmo ordinato su una scala diatonica, che parte dalla terra e arriva fino all’Iperuranio, il mondo delle idee. E ancora il mondo delle sfere con Aristotele e la sapienza di Severino Boezio per il quale “la musica dell’universo risulta dalla varietà delle stagioni”. Severini ha infine suonato un liuto, nella sua versione persiana. La cassa rotonda ricorda la volta stellata: è lo strumento del medico, perché dà armonia anche al corpo, cercando l’accordo dell’anima. Quello che resta.
Nell’introduzione al convegno-concerto, era stato Salvo Pulvirenti a prepaare l’uditorio al grande momento di confronto: “Non è il momento di parlare ma di sentire – ha spiegato il Grande Esperto del Grande Oriente – perché la parola conduce alla mente, il sentire al cuore e alle emozioni della nostra catena di Unione. Il bene è l’armonia di essere con noi stessi e di impegnarci nella storia. Per continuare a sognare e costruire un mondo di amore fraterno e di apertura al mondo”. “La Massoneria siciliana – ha sottolineato nel suo saluto Giuseppe Trumbatore- ha bisogno di essere parte attiva nella cultura della terra siciliana, in particolar modo in questa fase storica in cui l’Italia, l’Europa e il mondo vedono i valori di libertà e di uguaglianza messi in discussione per gli interessi di pochi. Per noi – ha rimarcato – ricercare armonia significa anche contribuire a realizzare armonia sociale”.
Apprezzato anche l’intervento dello psicoterapeuta Ferdinando Testa. “Nella Cabala – ha ricordato – si dice che nel cielo c’è una stanza da cui parte il canto e la melodia che si dirige su tutto il mondo. E’ la melodia che ci riallaccia al divino. La musica è lo spazio che colma l’assenza e la nostalgia di un Dio che in un modo o nell’altro ci cammina sempre accanto. La tensione verso l’Indicibile è spinta verso l’ignoto. Il Libero Muratore – ha proseguito Testa – cammina con il dubbio nel cuore, cerando anche con la musica la molteplicità di senso e di significato. Parlare dell’anima è il tema del Maestro, la musica apre al tema della malinconia e della ricerca, rimette in connessione con il mondo dell’infinito sempre da trovare”. Musica e Massoneria sono un binomio necessario: “Non si può stare nella fratellanza se non si ‘sente’. Il sentimento – ha proseguito lo studioso – affonda le radici nella sensazione. Ognuno deve portare a compimento le sue note. La Massoneria fa della solitudine dell’uomo il tema dell’orchestra collettiva. La musica per il massone è strumento di dialogo, perché il sapere non è erudizione ma fonte di saggezza. Quella saggezza del cuore e della mente. Le stelle rappresentano il desiderio di cercare la parola perduta, ma stando nella storia”.
A tracciare le conclusioni, il Gran Maestro, Gustavo Raffi. “La Massoneria – ha sottolineato – ha un’anima sociale fortissima, la sua ricerca culturale non è fine a se stessa. A questo Paese manca l’armonia, la capacità di costruire un destino. La classe politica – ha ammonito il Gran Maestro – è scollata dalla realtà, incapace di dialogare. In una stagione nella quale domina l’invettiva e si corre dietro al Masaniello di turno, occorre trovare un linguaggio comune e costruire alternative”. “Il problema non è fare manutenzione, ma ricostruire”, ha sottolineato ancora il numero uno della Massoneria italiana. Per questo, “occorre ripartire dalla centralità del cittadino e dalla cultura, che è un bene primario”. E se era attraverso la musica che Anfione muovere le pietre per costruire le mura di Tebe, “la musica della Libera Muratoria è accordo di differenze, ricerca dell’armonia tra gli uomini oltre ogni storia e fede. Accompagna la parola che deve costruire. A Mozart – ha quindi ricordato il Gran Maestro – un giorno chiesero come mai riusciva a trovare l’armonia con le note. Il genio replicò: “E’ la cosa più semplice del mondo. Basta mettere vicino le note che si amano”. La musica del resto, abita da sempre tra le Colonne dei Liberi Muratori. E’ stato lo stesso Raffi a ricordare come il 18 febbraio 1725 fu fondata a Londra la ‘Philomusicae et architecturae societas apollinis’. A promuovere l’iniziativa era stata la Loggia Queen’s Head, con sede in Hollis Street (Oxford Square). L’unione di musica ed architettura, sotto il segno protettivo di Apollo, era fra quelle che la Massoneria, nata dai costruttori di cattedrali, indicava come le più consone alla propria ideologia. La Società si proponeva la diffusione della musica da camera in contrapposizione alla musica religiosa ed a quella operistica, ed offriva i suoi concerti in abbonamento. Direttore artistico di tale Società fu nominato Francesco Saverio Geminiani, grande violinista, allievo di Corelli, da anni residente a Londra. Fu il primo italiano iniziato alla Massoneria, il 1° febbraio 1725, presso la Loggia Queen’s Head. Musica e pensiero, dunque. Non è un caso che il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani abbia concluso il suo intervento citando il Fratello Mozart: “Viviamo in questo mondo per imparare, e per illuminarci l’un l’altro”.
La giornata di lavori è stata dedicata alla memoria di Michele Raffi, giurista e studioso dei Templari, scomparso il 28 maggio scorso. Avvocato civilista e giurista, Michele Raffi è stato professore a contratto di Diritto industriale all’Università di Urbino e autore del libro ‘Apologia dei Cavalieri Templari’. Figlio del Gran Maestro, Gustavo Raffi, lo studioso di storia medioevale avrebbe compiuto 45 anni ad agosto. A Michele Raffi, sabato mattina, è stata intitolata la Biblioteca del Collegio dei Maestri Venerabili di Catania. Per l’impegno profuso nella promozione della cultura e del dialogo, il Gran Maestro Raffi ha invece conferito l’alta onorificenza ‘Galileo Galilei’ all’Oriente di Catania. Il seminario e tutti gli eventi ad esso legati, hanno mostrato il volto della Massoneria come collante di costruzione sociale, laboratorio di cultura e di umanità, solidarietà e luogo di formazione del cittadino. Lasciando Palazzo Biscari con le prime luci della sera, il triplice bacio dei massoni ripeteva con un’unica espressione, del Gran Maestro Raffi, lo sforzo messo in campo e coronato dal successo: “Tutta l’orchestra ha suonato bene”. A Catania gli uomini del dubbio continueranno a costruire confronti.