Presentazione del convegno. Nei suoi discorsi ad Asclepio, suo discepolo, Ermete parla di Dio come inconoscibile, invisibile, incorporeo; tuttavia “egli può, in verità, concedere a qualche eletto la facoltà di innalzarsi al di sopra delle cose naturali, così da percepire un barlume della sua somma perfezione”. Ermete dunque dichiara che la percezione spirituale è la base di ogni conoscenza esoterica. Il mondo antico affidava questa esperienza al rito iniziatico, cui erano ammessi gli adepti che se ne mostravano degni: essi dovevano sottoporsi a prove che ne sondavano le attitudini fisiche, morali ed intellettuali. L’iniziazione coinvolgeva l’individuo in tutta la sua interezza, risvegliava le sensibilità sopite dell’anima inducendo l’adepto a mettersi in contatto cosciente con le forze arcane dell’universo, ri-conoscendo la propria vera natura attraverso la percezione spirituale diretta. Ermete era appunto la figura guida in questo percorso iniziatico: ne troviamo testimonianza diretta nella Visione di Ermete, scritto attribuito ad Ermete Trimegisto e giunto fino a noi col titolo Il Pimandro, ossia l’intelligenza suprema che si rivela e parla. Nel testo si narra di come un giorno, mentre era in meditazione, a Ermete comparve un essere immenso che si presentò a lui dicendo: “Io sono Pimandro, l’Intelligenza suprema”. Subito Ermete ebbe una visione prodigiosa del Tutto. Poi Pimandro proseguì: “Ascolta: quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l’intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separati poichè l’unione è la loro vita.” E ancora: “Comprendi dunque la luce e conoscila”. “A queste parole – prosegue Ermete – egli mi fissò a lungo ed io tremai nel guardarlo. E a un cenno di lui vidi nel mio pensiero la luce e le sue potenze innumerevoli, il mondo infinito prodursi e il fuoco, mantenuto da una forza immensa, arrivare al suo equilibrio. Ecco quel che compresi guardando attraverso la parola di Pimandro”. Questa esperienza fu all’origine della conoscenza di Ermete, che egli testimoniò, sicchè di lui fu detto: “Ermete vide la totalità delle cose e, vistala, comprese; e con la comprensione acquisì la forza di testimoniare e rivelare. Mise per iscritto il suo pensiero e occultò gran parte dei suoi scritti, a volte saggiamente tacendo, a volte parlando, così che in avvenire il mondo continuasse a cercare queste cose. E, comandato agli dei suoi fratelli di fargli da corteo, ascese alle stelle”. A Ermete Trismegisto è attribuita anche la redazione della più nota Tabula Smaragdina o Tavola di Smeraldo, testo sapienziale che secondo la leggenda sarebbe stato ritrovato in Egitto, prima dell’era cristiana. È così chiamato perché si vuole fosse stato inciso da Ermete stesso sopra un prezioso smeraldo. Nel Rinascimento la tavola fu oggetto di studio e traduzione da parte del filosofo umanista Marsilio Ficino.
Convegno davvero interessante.