Si è parlato molto di collaborazione e di inclusione sociale a Pescara in occasione del convegno dal titolo “L’Europa tra integrazione e disintegrazione”, organizzato dalla massoneria abruzzese presso l’Aurum, e che ha visto la partecipazione del Gran Maestro Stefano Bisi. Nell’instabile scenario attuale, in cui la validità degli accordi di Schengen inizia a vacillare, la scelta del logo della manifestazione è significativa: un’Europa segnalata dalle bandiere degli Stati membri, ma senza confini individuabili. “Un progetto di integrazione è lo scopo dell’Unione Europea – ha dichiarato Luciano Artese, presidente del Collegio circoscrizionale MM.VV. dell’Abruzzo-Molise, aprendo i lavori del convegno – ma fin’ora abbiamo costruito poco e male, senza una convergenza verso l’obiettivo comune. Sono riapparsi i fili spinati alle frontiere, mettendo a dura prova il sogno europeo.” Il concetto di identità europea è analizzato dagli interventi susseguitisi nel corso della conferenza, a partire dalle radici elleniche, passando per le identificazioni cristiane fino alla secolarizzazione della società degli spiriti illuministi, ispiratori di quella Repubblica letteraria che è stata l’Europa per secoli. “
Ma l’Europa sognata dal Manifesto di Ventotene, in cui si invoca un potere democratico europeo indifferente alle ideologie, con valori comuni, non è mai nata – è intervenuto Marco Rocchi, docente di Statistica medica dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” – La nostra Europa è nata su basi economiche, le manca il cuore. È lontana dalla gente, senza una Costituzione degna di questo nome. Per parlare di integrazione bisognerebbe ripartire dagli ideali, dai sogni degli intellettuali che l’hanno progettata.” L’Europa si trova dunque in bilico tra ordine e caos. La perdita di coesione tra gli stati sta portando alla disintegrazione dell’Unione, allo smarrimento di un sentimento di vicinanza.
Secondo il professor Mario Fulcheri, docente di Psicologia Clinica presso l’Università “D’Annunzio” di Chieti-Pescara, “l’integrazione è il completamento, l’aggiunta di ciò che è mancante, un’ampliamento delle possibilità attraverso la diversità. La volontà di affermazione deve coniugarsi col bisogno dell’altro perché si avveri una compartecipazione emotiva di stampo europeo.” L’integrazione potrebbe essere dunque la risposta alla desertificazione sociale, politica e culturale attuale; una convivenza funzionale è possibile, per costruire un’Europa più umana ed accogliente, vicina ai nobili ideali che l’hanno ispirata.
L’articolo su Pescara Pescara del 20 gennaio 2016