La salute è un aspetto primario della vita e salvaguardarla è peculiarità di una società avanzata. Nella Massoneria del Grande Oriente d’Italia c’è questa attenzione e due suoi esponenti, donando un defibrillatore al Vascello, sede degli uffici nazionali, hanno scelto il Gran Maestro Stefano Bisi come testimonial per la lotta contro la morte per arresto cardiaco improvviso, l’emergenza cardiovascolare più diffusa nei Paesi industrializzati e che è tra le prime due cause di decesso al mondo. Al giorno, in Italia, duecento persone vengono mediamente colpite da arresto cardiaco. A causarlo è la fibrillazione ventricolare, fenomeno che può essere interrotto attraverso uno shock elettrico, una defibrillazione precoce sul torace della persona colpita dal malore. L’efficacia della defibrillazione è strettamente correlata al tempo d’intervento. Secondo gli ultimi studi della comunità scientifica, il tempo massimo non dovrebbe superare i tre minuti dopo un arresto cardiocircolatorio. Il massaggio cardiaco, da solo, non è sufficiente a riportare il cuore alla normalità e per aumentare la speranza di sopravvivenza, è fondamentale intervenire il più velocemente possibile con un defibrillatore. Per ogni minuto che scorre, si abbassa del 10% il tasso di sopravvivenza.
È da queste premesse che nasce la vera e propria esigenza – perché non si tratta più solo di eventualità possibile – di un sistema d’emergenza territoriale diffuso, strutturato secondo il modello di una “catena di sopravvivenza”, in grado di consentire una rianimazione cardiocircolatoria precoce. In quest’ambito, s’inserisce il defibrillatore automatico esterno (DAE), strumento essenziale nella lotta contro la morte da arresto cardiaco improvviso
Il DAE, infatti, è in grado di interpretare il ritmo cardiaco con una sensibilità elevata (che permette una precisione vicina al 100%) e consente una veloce defibrillazione semiautomatica solo in caso di necessità, scongiurando l’avvio di impulsi elettrici se non strettamente necessari. Uno dei punti di forza di questo strumento è la sua facilità d’uso, in grado di renderlo utilizzabile anche da personale non medico. Di fatto, un defibrillatore a portata di mano amplia a dismisura la rete dei possibili soccorritori, in attesa dell’arrivo del personale sanitario professionista. È poi da sottolineare che l’arresto cardiaco, sui luoghi di lavoro, miete 98 volte più vittime degli incendi. A dirlo sono le statistiche ma, come se i numeri non contassero, resta un nodo cruciale da sciogliere: gli estintori sono giustamente presenti nei luoghi di lavoro e nei punti di aggregazione. Al contrario dei defibrillatori. Viene da chiedersi il perché, considerando che “cardio-proteggere” un’area o un evento – attraverso la sistemazione di un defibrillatore in un punto strategico – significa diminuire drasticamente i rischi di morte per arresto cardiaco.
Ecco perché è importante dotare i luoghi pubblici e ad alta concentrazione di questo dispositivo d’emergenza. Il Collegio Circoscrizionale della Lombardia e il Consiglio dei Maestri Venerabili di Milano hanno già provveduto e hanno messo il defibrillatore a disposizione di tutti indicando all’ingresso della casa massonica, con il logo ufficiale del DAE, che nella sede è disponibile lo strumento salva-vita. A Milano, via Pirelli è una area molto frequentata, con tantissimi uffici e la metropolitana a pochi passi di distanza: l’iniziativa è proprio quella ideale. Anche a Casa Nathan, sede delle logge capitoline, si vuole seguire l’esempio e anche altre case massoniche del Grande Oriente d’Italia sono della stessa idea di creare sistemi diffusi di soccorso nelle loro aree.
Ma non solo. Da tempo singole logge massoniche e associazioni ad esse collegate si sono fatte promotrici di questo mezzo di soccorso donando defibrillatori dove fosse necessario, in particolare nelle scuole e negli ambienti sportivi. L’augurio è che la tendenza continui e si espanda a un numero sempre maggiore di persone perché donare un defibrillatore è un atto di grande civiltà: non solo ci può salvare la vita ma ci fa sentire comunità, più vicini e solidali.