Istituzioni, associazioni locali e Massoneria del Grande Oriente d’Italia assieme per celebrare uno dei padri culturali della nostra Italia
In piazza Canonica proprio davanti all’allestimento della “scuola di Pinocchio”, una delle numerose tappe rievocative della favola, approntate lungo l’antico borgo di Colle Alta, si è parlato di Pinocchio, di Carlo Collodi e non solo.
Fabio Cantini, presidente dell’associazione organizzatrice “Arnolfo di Cambio”, ringraziando della numerosa presenza di pubblico, ha brevemente delineato i propositi dell’associazione quali la valorizzazione culturale del territorio e delle ricchezze, a volte sconosciute al grande pubblico: in pochi sanno che Carlo Lorenzini, questo il vero nome di Collodi, ha studiato per alcuni anni a Colle Val d’Elsa, proprio questo è il principale motivo per i due giorni di evento.
Il moderatore, Francesco Borgognoni, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Toscana della Massoneria del Grande Oriente d’Italia, introducendo il convegno ha presentato i numerosi e qualificati relatori: il primo è l’assessore all’Istruzione ed alla Cultura del comune di Colle, Anna Maria Cotoloni, che si dice lieta di essere presente vuoi a rappresentare l’Istituzione comunale ed il sindaco vuoi per l’argomento trattato che le è stato molto caro durante la sua carriera come preside proprio della Scuola Media cittadina “Arnolfo di Cambio”.
Il consigliere dell’Ordine del Grande Oriente d’Italia, Luciano Angeli, ha poi presentato il proprio punto di vista sulla valenza simbolico-iniziatica dell’avventura di Pinocchio, argomento più volte approfondito da molti studiosi nazionali ed internazionali nell’ultimo secolo. L’ex ispettore Miur, Celestino Testa, incentra il suo intervento sull’evolversi del sistema educativo italiano: un tempo l’infanzia era caratterizzata proprio dal lavoro di Collodi, successivamente si passava al libro Cuore, al Manzoni ed infine al capolavoro dantesco, così i giovani venivano preparati pian piano alla vita e fatti maturare secondo un percorso valoriale. E’ così che formavano quel bagaglio culturale, solida base su cui poggiare la propria esistenza. Il presidente della Fondazione nazionale Collodi, Pierferdinando Bernacchi, è l’ultimo a parlare, ricorda quindi la nascita della Fondazione nell’ormai lontano 1956 con lo scopo di accrescere e conservare il patrimonio rappresentato dalla figura di Collodi, il cui capolavoro è stato tra i libri più tradotti di sempre e la cui diffusione è capillare a livello globale.
La serata si è poi conclusa dopo cena con il percorso studiato per illustrare episodi e personaggi della favola, riconducendo adulti e bambini nel sogno del burattino che aspirava a divenire bambino in carne ed ossa e quindi idealmente passare ad una condizione superiore, quella umana… (Gianmichele Galassi)