È bene che si torni a parlare dell’alessandrina Ipazia, la prima donna filosofa e matematica di cui abbiamo documentazione, scomparsa l’8 marzo 415 e divenuta simbolo della libertà di pensiero e di altri numerosi valori, come è ufficio del simbolo. Protagonista del film Agora (2009) di Alejandro Amenábar e oggetto di un libro del 2010 della bizantinista Silvia Ronchey, inaspettato best seller, la sua vicenda è qui riletta a partire dalla sua riscoperta da parte del proto-Massone John Toland (1669-1722). Testimone e vittima, erede e messaggera della tradizione pitagorico-platonica (il modo in cui in Occidente si è manifestata la Tradizione unica) questa linea limpida e robusta, libera e responsabile, si è presto incardinata nella Libera Muratoria attraverso l’opera dei massoni Voltaire e Gibbon.
Fatta a pezzi da fanatici cristiani, il suo sacrificio usque ad sanguinem è ancora una macchia indelebile e un tema per molti aspetti troppo conturbante. Rivolta all’armonia cosmica, la vita e la morte di Ipazia rappresentano una differente visione sacrale dell’universo e della vita, incluso il genio femminile, che ancora oggi si vuole sopprimere con mezzi più subdoli e sottili.
Moreno Neri, nato sotto il segno dell’Ariete nel 1954, è discepolo della Tradizione unica e universale, specialmente di quella occidentale, classica e umanistica che dall’antichità giunge fino al Rinascimento. Vive a Rimini, dove negli spensierati anni ’80 e ’90 è stato un noto imprenditore di eventi culturali e luoghi del loisir. Dal 2000 si è dedicato alla scrittura, curando, commentando e traducendo (dall’inglese, dal francese e dal greco antico) per un quinquennio opere su Pletone, sul Tempio Malatestiano e su Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei patroni della rinascenza neoplatonica. In questo mannello di traduzioni, curatele e collaborazioni si trovano, tra gli altri, Charles Yriarte, E.M. Forster, Aldous Huxley, Ezra Pound, Adrian Stokes, Henry de Montherlant, Charles Mitchell, Maria Grazia Pernis, Laurie Schneider Adams, Giuseppe Scaraffia e Silvia Ronchey. Ma nella sua città ha incontrato perlopiù persone con una lunga esperienza nei roghi e nel saccheggio. Nel 2006 è stato scoperto da Giovanni Reale che gli ha affidato il compito dell’edizione completa delle opere del bizantino Pletone, “principe dei filosofi del suo tempo”. Per le collane filosofiche dirette da Reale ha pubblicato Macrobio / Commento al sogno di Scipione (2007), Giorgio Gemisto Pletone / Trattato delle virtù (2010) e Gotthold Ephraim Lessing – Johann Gottfried Herder / Dialoghi per Massoni (2014).
È caporedattore de L’Acacia Rivista di studi esoterici e membro del Comitato Scientifico di nuovo Hiram Rivista del Grande Oriente d’Italia. Molti suoi inediti su carta sono online su internet, indizio sicuro del fatto che scrive più di quanto pubblichi. La sua prossima pubblicazione è la traduzione e commento del “codice” 247 “A Platone in difesa della retorica” di Elio Aristide in Fozio / Bibliotheca; a cura di Luciano Canfora. Sta ultimando la raccolta degli scritti politici di Pletone sotto il titolo Siamo Elleni, cui seguirà l’edizione dei suoi due trattati antiaristotelici.