Figlia di Teone Alessandrino, il commentatore delle matematiche, Ipazia nacque ad Alessandria d’Egitto quindici secoli fa. Scrisse di filosofia neoplatonica, di matematica e di astronomia: in particolare commentò Apollonio, Tolomeo e Diofanto. Ebbe corrispondenza con Sinesio. Delle sue opere nulla è arrivato a noi e la sua fama è per lo più dovuta alla tragica fine a cui andò incontro, forse su mandato del vescovo Cirillo, patriarca di Alessandria. In un giorno di marzo del 415, Ipazia fu assalita per la strada da una folla di fanatici religiosi cristiani, trascinata in una chiesa e massacrata: i resti del suo cadavere, fatto a pezzi, furono arsi.
La morte di Ipazia, nei secoli, è diventata simbolo di libertà, e ancora oggi la sua figura di donna e libera pensatrice è quanto mai attuale, davanti ai pregiudizi e alle disparità di genere sempre vivi tra noi. Se ne parlerà a Taranto il 22 aprile in un convegno pubblico dell’Ordine paramassonico internazionale della Stella d’Oriente in programma dalle ore 17 nel Salone di Rappresentanza della Provincia.
“Ipazia, martire della libertà di pensiero” è il titolo dell’incontro che si svolge a cura del Capitolo Adriatico (11) di Taranto con il patrocinio del Collegio Circoscrizionale della Puglia del Grande Oriente d’Italia. Porteranno contributi Maria Koutra, filosofa dell’Università di Atene, e Moreno Neri, saggista, traduttore ed esegeta. Le loro relazioni saranno precedute da una introduzione della Worthy Matron del Capitolo Adriatico, Patrizia Nobili, e da un intervento del presidente circoscrizionale della Puglia, Luigi Fantini. Coordina Michele Ladiana, associate patron dell’Adriatico. Le conclusioni del convegno saranno di Rosy Guastafierro, Worthy Grand Matron del Gran Capitolo d’Italia dell’Ordine della Stella d’Oriente. Un video sulla storia di Ipazia aprirà i lavori.
Ingresso libero
Lo avessi saputo in tempo forse sarei riuscito ad esserci. Per me, fin dalla mia infanzia, Ipazia è stato un mito perché mia nonna, pittrice, fece un dipinto sul martirio di Ipazia con l’infame Cirillo in primo piano. E’ un quadro abbastanza simbolico perché Cirillo è vestito con i paramenti attuali di vescovo e c’è anche in primo piano un frate francescano (chiaramente fuori tempo) che tende a frenare la barbara lapidazione. Cioè mia nonna tese a mettere in risalto l’attualità della persecuzione contro i liberi pensatori. Mia nonna lo dipinse, credo negli anni 20/30 del secolo scorso. Il quadro è ora mio ed è posto nel mio studio di avvocato avanti la mia scrivania. E’ presente quotidianamente la figura di Ipazia. Ovviamente ho visto il recente film spagnolo che peraltro è stato fatto bene.