Gran Loggia 2014
A Vele Spiegate Verso il Futuro
Una Certa Idea Per Costruire il Domani
Allocuzione del Ven.mo Gran Maestro, Fr. Gustavo Raffi
Autorità presenti,
Signore e Signori,
Fratelli Carissimi,
Certamente questa, tra le mie allocuzioni, è la più difficile. Si tratta, infatti, dell’ultima occasione che posso condividere con tutti voi da Gran Maestro e vorrei, quindi, che il mio discorso potesse diffondere tutta quella carica di ottimismo, di positività, di dinamismo, di apertura e di trasparenza che spero di aver contribuito a consolidare all’interno della nostra Istituzione durante gli anni di mia Gran Maestranza.
Vorrei, perciò, che questa mia ultima riflessione abbracciasse tutto ciò che di buono è stato fatto, e lo riproponesse, almeno in sintesi. Ma un solo discorso non riesce a contenere tutto e le sole parole non possono trasmettere tutto ciò che vorrei. Per quello che sfugge alle parole, spero parli la memoria dei fatti.
Non possiamo rassegnarci a vivere passivamente in una realtà storica che richiede con forza il nostro apporto e il contributo che noi, e forse solo noi, possiamo dare a questa Italia. Non possiamo condannarci a essere complici di una logica di metallica superficialità, né essere attori inconsapevoli gettati in un contesto in cui l’unico valore condiviso sembra essere quello relativo allo spread fra btp e Bund, mentre crescono a dismisura altre forme di spread, purtroppo ben più problematiche: differenziali di cultura, di benessere, di accesso alla conoscenza.
Non possiamo condividere, con la nostra inerzia, una visione che escluda completamente dall’orizzonte umano la dimensione che sfugge ai sensi, quella che attiene alle nostre ricerche esoteriche; non possiamo condividere un mondo che non sia concepito da un Grande Architetto secondo un ordine prospettico e teleologico, un fine, un progetto di libertà e di felicità da costruire.
I valori profondi che portiamo nel cuore, così come la concezione dell’essere umano, kantianamente inteso come fine della storia e non suo mero strumento, valori che ci ostiniamo a conservare nella mente, non ci consentono di restare a guardare senza fare nulla. Ce lo chiedono la nostra storia e il nostro passato. Il contributo che la Libera Muratoria è stata capace di portare alla società italiana è, infatti, talmente radicato nella storia migliore del nostro Paese che oggi è proprio quella nostra stessa identità a imporci di non rimanere inerti.
I nostri valori devono essere chiari; la nostra testimonianza deve apparire sempre altrettanto trasparente. Non è di nessuna utilità per il consesso umano, e lo sarebbe ben poco persino per ciascuno di noi, se concepissimo la vita massonica come racchiusa in circuiti autoreferenziali, che parlano solo a se stessi.
Il mondo sta cambiando ad una velocità pochi anni or sono del tutto inimmaginabile. Questo mondo “liquido”, per usare il termine coniato da Zigmunt Baumann, sta trasformando radicalmente tutte le strutture “rigide” che il mare del passato ha depositato sui lidi del presente. Basterà volgere lo sguardo dentro quelle mura che separano l’Italia dal Vaticano per capire che qualcosa sta cambiando. Osserviamo con attenzione e rispetto come questo Papa stia accelerando i tempi di cambiamento epocale entro l’orizzonte di strutture tradizionalmente restie ad accogliere i fermenti di innovazione. E di riflesso il suo influsso si riverbera ben oltre i confini delle sagrestie.
Ma tocca anche a noi! Tocca a noi fare la traversata di questa realtà liquida. Tocca anche a noi fare i conti con la mutevole contemporaneità. Con la pretesa, mai tradita, di essere sempre contemporanei della posterità. Saremo in grado di traghettare attraverso questa era liquida il lavoro delle nostre officine? Un’arte, ma anche una visione del mondo che la Libera Muratoria ha affidato a ciascuno di noi.
C’è da essere ottimisti. Molto ottimisti! Ottimisti perché il futuro dell’uomo è prima di tutto costruito dalle mani dell’uomo. L’edificio del nostro futuro sarà quello che noi, Muratori, avremo costruito nella nostra libertà, pietra su pietra. E possiamo forse mancare di fiducia in noi stessi? Possiamo forse non concederci la speranza?
L’unico tempo che davvero ci appartiene è, infatti, il futuro: lo scriveva Giordano Bruno e quella verità non è stata fermata dalle carceri di Castel Sant’Angelo. Perché il pensiero è un’aquila nel vento.
Quindi, possiamo fare una cosa, e una soltanto. Smettere di lamentarci delle difficoltà, smettere di guardare con rabbia agli ostacoli che ci sono davanti, smettere di dubitare di noi stessi. Ciò che ci chiama a fare la nostra identità di italiani e di Liberi Muratori è spiegare le vele e navigare con fiducia verso il futuro, qualunque cosa esso ci riservi.
Quindici anni sono passati; quindici anni di difficoltà, nelle quali abbiamo cercato di scardinare un modo di concepire la Libera Muratoria vecchio, non perché antico e tradizionale, ma perché completamente sfuggito alla resa dei conti della storia. Una Massoneria incapace di essere Agenzia etica, inadatta a cogliere i fermenti provenienti dalla società civile, inadeguata e priva di mezzi concettuali per misurarsi con i giovani e le loro istanze, appariva come una superfetazione destinata ad una decadenza inarrestabile. Quasi si trattasse di una bella mummia egizia, probabilmente molto esotica e forse anche esoterica, ma sostanzialmente incapace di aprirsi al futuro.
La storia della Massoneria, invece, si fonda sulla capacità di promuovere ricerca, innanzitutto ricerca interiore, spirituale, sapienziale, di misurarsi con le temperie più dure alla luce di una riflessione continua sui contenuti. Poi, non sta a noi dare risposte univoche o surrogare il compito dei partiti o dell’associazionismo politico o delle chiese; noi abbiamo un compito altro, del tutto differente e particolare, quello di promuovere il dialogo e lo spirito critico, di difendere e diffondere un modello di società libera ed aperta, capace di passare oltre il velo di Maya, all’insegna del rifiuto del conformismo, anche e soprattutto quello mentale. Dire che sono stati anni di riscoperto orgoglio massonico parrà forse eccessivo, ma certamente noi abbiamo voluto dare a migliaia di nostri fratelli il senso pieno di un’appartenenza della quale si può pubblicamente andare fieri, rigettando in tutti i modi l’immagine meschina di una confraternita dedita a maneggiar metalli, fatta di piccoli uomini, indaffarati in piccoli affari, scarto di altre formazioni sociali. La Libera Muratoria, invero, non è una camera di compensazione e una consorteria, ma un Tempio reale e ideale dove Uomini liberi, attraverso il dialogo vanno alla ricerca di verità condivise.
La strada è stata certamente lunga e costellata di difficoltà, di resistenze e di errori. Ma chi non fa, non falla! Se non avessimo cercato di aprire finestre e porte, tenute chiuse da anni, di togliere ragnatele e aprire catene e catenacci, oggi non solo saremmo quattro gatti spelacchiati, ma avremmo conservato o peggio attratto solo una retroguardia civile e morale del nostro Paese, mentre al contrario nuove leve di giovani o addirittura di giovanissimi, cercano nei Templi massonici una palestra di libero confronto, di libera analisi e discussione. Cercano e -si spera trovino- un contesto più stimolante e ricco di quel che il Paese normalmente propone.
E’ stata la primavera della Massoneria? Saranno gli storici a tirare le somme del nostro presente e del nostro passato recente. Sicuramente noi non siamo stati con le mani in mano, non abbiamo ripetuto moduli antichi, non ci siamo accontentati. Un’istituzione prima considerata come indegna di cittadinanza, della quale si diffidava e dalla quale ci si teneva a debita distanza, è, senza tema di smentite, entrata tra le realtà più vive, trasparenti, attive della nostra Italia. La storia del pensiero e delle istituzioni libero muratorie è così divenuta nuovamente argomento serio di dibattito accademico; nelle università si organizzano seminari e convegni su temi massonici e i libri su questi argomenti costellano i cataloghi di editori oltremodo prestigiosi, ed il pensiero massonico non pascola più solo tra i bollettini di parrocchiette esoteriche o nei tipi di varia pubblicistica di livello scadente.
Le più importanti Autorità delle istituzioni nazionali, i rappresentanti stessi dello Stato Italiano, le più alte cariche del Parlamento e della Comunità Europea ci hanno onorato della loro considerazione, invitandoci a partecipare a meeting di rilevanza internazionale. Se è pur vero che per alcuni di noi, sempre meno per fortuna, una medaglia o un paludamento valgono di più di ciò, noi abbiamo voltato pagina e abbiamo rimesso l’accento su altri contenuti e quindi su ben altre priorità, aprendo la via ad ulteriori, nuovi e insperati, interlocutori.
Il cammino è stato lungo e certamente resta l’amaro per le tante cose che si sarebbero dovute e potute realizzare, ma ci consola il fatto che il nuovo assetto dato alla vita della Libera Muratoria italiana consolida un’immagine rinnovata, una realtà trasparente e capace di essere protagonista della vita civile, come circuito che non teme il dialogo e il confronto, come strumento di civiltà e di difesa dei valori più importanti presenti nella nostra Carta Costituzionale e nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Questo passaggio, per nulla scontato, ha aperto delle prospettive di enorme responsabilità. Essere un’Agenzia etica, un luogo di riferimento morale, carica il Grande Oriente d’Italia di responsabilità alle quali era stato abituato solo nei periodi eroici della formazione del nostro Stato nazionale. Siamo ritornati così a tempi gloriosi e, paradossalmente, per innovare, abbiamo dovuto riprendere in mano le abitudini della tradizione, quella più sana e prestigiosa.
Vedete: tradizione e innovazione sono sovente solo parole; a volte, per innovare si mantiene quel che già c’era, come insegna la filosofia gattopardesca; al contrario, noi abbiamo inteso riferirci al passato migliore, a fasti reali, e ci siamo lanciati nel vortice della modernità. In futuro si trarranno le dovute conclusioni, ma certamente chi arriva -e rivolgo il mio affettuoso pensiero al Gran Maestro che mi succede, il caro Fr. Stefano Bisi- oggi trova un contesto sano e un corpo sociale ampio e variegato, senza dubbio più capace, almeno in un suo nucleo portante, di affrontare le sfide che abbiamo intrapreso ed alle quali non ci si potrà più sottrarre. Sfide -lo ribadiamo- tutte radicate nella dimensione etica, dell’impegno e della testimonianza civile. Abbiamo saputo aprire le porte del Tempio alla ricchezza dei contenuti e della responsabilità etica, e ci siamo ritrovati non più soli, anche se il nostro lavoro è solo all’inizio e ben altri scalini dovremo salire per consolidare quanto ottenuto. Ma la direzione è ben chiara: laicità, trasparenza, solidarietà, spiritualità, libertà di pensiero e di ricerca.
Mi si permetta di ritornare ancora una volta su di un tema che è stato tanto agitato da chi vi parla, a più riprese ed in più occasioni; se noi ci preoccupiamo tanto della scuola e della ricerca, del patrimonio culturale, dei beni culturali insomma, quelli materiali ma anche quelli immateriali, dei quali si parla purtroppo molto poco, è perché noi vogliamo vedere una Italia lanciata in una prospettiva di crescita duratura, in cui lo sviluppo economico non coincida con la ricchezza ineguale, quella di pochi sui molti, con un addormentamento collettivo, fatto di mortificazione spirituale, anticamera di una fabbrica di sudditi rassegnati al declino, non in grado di esercitare una capacità critica e autocritica. Una sana prospettiva si fonda, invece, su una sapiente costruzione valoriale, che faccia riscoprire il cittadino che è in ognuno di noi e al contempo faccia maturare la Nazione e con essa l’identità europea.
Sebbene la Libera Muratoria del Grande Oriente d’Italia sia un’istituzione maschile, non possiamo non prendere atto dello sconcertante fenomeno che vede ogni giorno aumentare a dismisura la violenza sulle donne ed al contempo abbiamo il dovere, proprio perché uomini, di sottolineare come l’azione di prevenzione, di educazione, di maturazione debba essere fatta soprattutto sui maschi, in particolare quelli educati in un gallismo latino occidentale, che si ritiene autorizzato ad esercitare i suoi diritti di supremazia, talora sino alla morte: fenomeno ancora più inquietante che ha radici profonde, più estese e cruente nel fondamentalismo terzomondista. La nostra idea di Massoneria è anche questa; una comunità educante, che guarda ai problemi reali e che considera una marca di esoterismo ripensare in modo formativo al ruolo e alla centralità del femminile, al fine di salvaguardare dignità e legalità di fronte al crescere di fenomeni barbarici ai quali noi ci opponiamo.
Come vedete, radicati in moduli apparentemente antichi, ancorati ad una tradizione che ormai avanza verso i tre secoli di esistenza, i Liberi Muratori hanno ancora la loro da dire, perché hanno riscoperto il senso di un antico che sa divenire di volta in volta un nuovo colore del futuro.
L’albero della nostra tradizione ha di certo radici molto solide, piantate nella terra di un passato che spero di aver contribuito a rendere conosciuto ai più durante questi anni di mia Gran Maestranza. Il tronco della nostra avventura massonica si irradia nel presente, qui, vivo anche ora in tutti noi che siamo uniti da un vincolo ideale di fratellanza.
In un certo senso se io ora lascio il tronco, lo faccio per tornare alle radici. Ma starà a voi, anzi, a tutti noi insieme, far sì che questo albero si sappia proiettare con le sue più giovani fronde nel cielo del futuro, e sappia anche lì fare spazio a nuova luce e portare copiosi frutti ad una società che ha ansia di verità e di prospettive più serene.