Non solo il logo della Gran Loggia, che raffigura il suo celebre cannocchiale, il Grande Oriente a Galileo Galilei ha dedicato anche una mostra, che è stata allestita al Palacongressi. Sono stati esposti al pubblico oggetti antichi e rari, strumenti realizzati o inventati dal grande scienziato pisano, provenienti dalla collezione privata del professore Fausto Casi di Arezzo. Tra cui un compasso geometrico del 1697, al quale Galileo dedicò anche un libro, che fece stampare nel 1606 in 60 copie ; un cannocchiale in ottone e pelle incisa in oro del XVII secolo; un giovilabo in ottone inciso a cera persa del XX secolo; un meccanismo sincronico, realizzato in ferro nel secolo scorso. Un esemplare delle opere del grande scienziato pisano in quattro volumi datato 1744. Un suo ritratto a olio su tela (copia da Susterman) eseguito tra il XVII e il XVIII secolo.
Galileo aveva sete di conoscenza e cercò di guardare oltre, lontano, di stelle e il cielo infinito, aprendo nuovi orizzonti di conoscenza, contribuendo al progresso scientifico, ma anche al trionfo del libero pensiero sul pensiero unico. Lo scienziato pisano lavorò a perfezionare il cannocchiale, che lo aiutò nell’osservazione dell’universo e nelle sue scoperte sul movimento della Terra intorno al Sole, che lo indussero ad appoggiare le teorie copernicane.
Una posizione che lo pose in rotta di collisione con la Chiesa esponendolo alla grave accusa di eresia. Chiamato a presentarsi a Roma dinanzi al tribunale dell’Inquisizione, venne processato, minacciato di tortura e costretto a rinnegare le proprie idee, per evitare la condanna a morte. Era il 22 giugno del 1633. Da quel momento Galilei fu posto agli arresti domiciliari nella sua casa di Firenze. Solo nel 1983 la Chiesa cattolica, che oggi riconosce la validità della sue scoperte, lo ha riabilitato, ammettendo che la condanna fu ingiusta.
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