Equinozio di Autunno – XX Settembre 2008
Lessing nei suoi Dialoghi Massonici, con molta chiarezza, sottolinea come i Liberi Muratori non possono deviare in nessun modo dal loro impegno, scadendo in quello che noi chiamiamo profanità. Sarebbero fonte di ridicolo e compassione. Di ridicolo per il loro fallimento e di compassione per non aver saputo lasciare – come diceva il Fratello Baden Powell – “il mondo migliore di come l’avevano trovato”. Lessing aveva ragione allora e ha ragione anche nel presente. La Libera Muratoria, oggi, non può e non deve deviare dal proprio secolare impegno.
Non può, in nessun modo, vivacchiare su di un passato glorioso. Non può limitarsi a vantare la sua storia. Non può solo ostentare quelle conquiste che sono state il suo vanto e che sono diventate patrimonio dell’Umanità. Ma non è sufficiente. Altro richiede il tempo presente. Altro è necessario nel momento in cui – a tutti gli uomini di buona volontà, di retto pensiero e di buoni costumi – si presentano sfide di straordinaria portata. Sono sfide – basta leggere i giornali e seguire i networks per rendersene conto – che riguardano le aspettative, i comportamenti e le speranze di un mondo in radicale trasformazione. È una trasformazione che, spesso, ha i caratteri di una crisi.
È una crisi sociale che riguarda sia l’opulenta realtà occidentale che le povere realtà del Terzo Mondo. È una crisi esistenziale che attanaglia gli uomini che non sanno più chi sono, da dove vengono e dove vanno. E che vorrebbero saperlo. È una crisi ancora – interiore ed esteriore – che non trova adeguata risposta nelle dottrine religiose, filosofiche e politiche. E, non trovando risposta, si trasforma o nel delirio consumista o nell’aggressività verso il più debole. Entrambe sono forme estreme – e tra loro complementari – di disagio e di drammatica impotenza. Questo fa sì che, ovunque, dilaghino conflitti. Che ovunque la violenza assuma i brutali caratteri dell’ovvio.
Che ovunque la tolleranza lasci il posto alla protervia del più forte. Protervia che scorge nell’altro – nel diverso – non il Fratello da comprendere, aiutare e correggere (se necessario), ma il nemico da vincere e distruggere. La stessa scienza – a cui l’uomo aveva affidato il sogno di un processo ugualitario e progressivo – rischia di trasformarsi in un meccanismo fine a stesso. Rischia di diventare un idolo a cui sacrificare per avere in cambio l’illusione di una potenza vana e illusoria: non per l’uomo ma contro l’uomo. Non per essere, ma per avere. A fronte di tutto questo, i Liberi Muratori non possono fare orecchie da mercante.
Non possono nascondersi. Non possono mostrarsi pavidi e inerti se vogliono nuovamente riappropriarsi di un ruolo storico da parecchio tempo presente solo nella memoria. Così come non possono uscire dalle spelonche del segreto – in cui per tanti anni, paurosamente, si sono rintanati – per trincerarsi nella torre d’avorio di una superiorità che non possiedono. E non possono neppure – come troppo spesso accade – considerare l’Istituzione Massonica come un’azienda da conquistare con pacchi di deleghe o un partito politico da scalare con mucchi di tessere: senza esitare a ricorrere al peggior arsenale di un passato che si vuole dimenticare. Per sempre. E sia ben chiaro che questo è un punto di non ritorno.
Dimenticarlo equivarrebbe a tradire il Messaggio liberomuratorio. Questi comportamenti – che spesso si trincerano nel più vile anonimato – non devono trovare cittadinanza all’interno di una Libera Muratoria che ha riconquistato – con estrema fatica – una credibilità sociale e un prestigio culturale.
Essi rappresentano un cancro che – se non viene eliminato con decisione – la divora dall’interno, svuotandola di significato e rendendola come diceva Lessing oggetto di compassione e di ridicolo. Viene da pensare – parafrasando la famosa di D’Azeglio – che “Fatta la Massoneria, bisogna rifare i Massoni”. Significa che bisogna ritrovare – ad ogni costo e a prezzo di ogni sacrificio – una più alta Coscienza Massonica nel concepire la Libera Muratoria come una educazione permanente alla vita spirituale e civile, come uno straordinario laboratorio di idee e come una entusiasta moltiplica di iniziative sociali, culturali e formative.
I Liberi Muratori devono accettare questa sfida. Devono assumersi il compito e la responsabilità della denuncia e, nel contempo, l’impegno della risposta. Devono gridare a tutti – come hanno fatto in passato – la loro fede nella dignità dell’uomo, il loro amore per la libertà, la loro vocazione alla tolleranza, la loro assoluta convinzione nell’ugualitarismo. Praticandoli, s’intende, in prima persona. Cosa questa che non sempre, purtroppo, avviene: con esiti nefasti. Devono impegnarsi, a fondo, per essere l’esempio vivente e operante – all’interno e all’esterno dell’Ordine – di come potrebbe essere il mondo in cui tutti vorrebbero vivere: in pace, in concordia e in onestà.
Devono moltiplicare i loro sforzi per quella solidarietà che non coincide con la pietà, ma con la disponibilità a condividere risorse, intelligenza e felicità. E magari anche un sorriso. Gli strumenti non mancano. Hanno dalla loro l’eredità millenaria della Tradizione Esoterica che – nell’Iniziazione – vede la scelta militante di un uomo che dubita e ricerca: per avvicinarsi alla Verità. Hanno dalla loro quell’acuta sensibilità per tutti coloro che soffrono spiritualmente, moralmente ed economicamente. Una sensibilità che li ha sempre posti a fianco di coloro che erano soli, scherniti e derisi. Una sensibilità che li ha visti lottare per la libertà ovunque venisse conculcata e vilipesa. Hanno dalla loro l’entusiasmo di tutti quegli uomini che credono nella Fratellanza Universale: senza limiti di religione, cultura, appartenenza geografica e condizioni economiche.
Questo deve essere il solenne e rinnovato impegno di tutti i Liberi Muratori nel giorno in cui il Grande Oriente d’Italia celebra i sessant’anni di una Costituzione che ha fatto dell’Italia – anche grazie al contributo della Massoneria – un Paese maturo, libero e democratico. Così, libera, matura e democratica, deve poter diventare l’umanità tutta. Certo, non è facile. Certo, molti sono gli ostacoli.
Ma questi si dissolveranno se manterremo in noi, Liberi Muratori, quella certezza – dirompente ed irresistibile – che Pablo Neruda ha espresso in una indimenticabile frase poetica: “Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”. La nostra primavera, aggiungo con orgoglio.
Roma, Villa ‘Il Vascello’, 20 settembre 2008
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