“E’ il senso di umanità che deve ispirare l’agire dell’uomo, accompagnarlo nel suo cammino, soprattutto guidarlo quando applica le leggi e giudica coloro che le trasgrediscono”. Lo ha detto il Gran Maestro Stefano Bisi, che è tornato nella Locride dove, esattamente un anno fa a Gerace aveva partecipato alla commemorazione dei 170 anni dalla fucilazione di cinque giovani intellettuali condannati a morte per essersi ribellati al governo Borbonico e per aver chiesto la Costituzione.
Questa volta ha fatto tappa a Siderno per parlare di “Etica e legalità”, che sono valori fondamentali cui la Massoneria ispira ogni sua azione. Ad organizzare il convegno la loggia Michele Bello n. 278, un’officina che vanta una tradizione storica che affonda le sue radici ai primi del Novecento, e che ha voluto in questo modo celebrare un doppio anniversario, quello dell’innalzamento delle colonne avvenuto nel 1917 e quello della rinascita che poi ci fu nel 1968. L’incontro si è tenuto presso il Grand Hotel President, e vi hanno preso parte esperti che hanno passato sotto la lente i vari aspetti di due valori, fortemente connessi, oggi in crisi e che l’individuo e le comunità, in un sistema civile e democratico, non possono più sottovalutare.
Al Gran Maestro sono state affidate le conclusioni dei lavori, cui hanno dato il via il maestro venerabile dell’officina ospite Giuseppe Afflitto, il presidente del Collegio della Calabria Giuseppe Messina e il presidente del Comitato dei Sindaci della Locride Rosario Rocca. Sono intervenuti anche Armando Veneto, politico e avvocato, già sindaco di Palmi, dal 2016 presidente del Consiglio delle Camere Penali Italiane; Vincenzo Ferrari, Ordinario di Diritto Privato all’Università della Calabria; Carlo Colloca, sociologo dell’Università di Catania. Ha moderato l’avvocato Nicola Crimeni. Don Piero Romeo, Vicario episcopale della Diocesi di Locri-Gerace, la cui presenza era annunciata nel programma invito, non ha potuto partecipare.” Peccato. Le occasioni di dialogo – ha detto il Gran Maestro- vanno sempre sfruttate. Come ci insegna, e come insegna soprattutto a loro, Papa Francesco, dobbiamo costruire ponti, non muri, perché se ci confiniamo in un recinto e non ci parliamo il mondo non cresce e l’umanità non migliora”.
Poi il Gran Maestro ha fatto riferimento all’attualità politica. “Mi sono venuti i brividi – ha detto – guardando a quello che sta succedendo in queste ore. E vi sorprenderà, non mi colpisce che in questo ipotetico tra le due forze chiamate a guidare la nazione ci sia scritto che non possono essere ministri massoni, mafiosi e corrotti. Non è questo che mi preoccupa. Voglio vedere il contratto definitivo. Ma in questa bozza mi fa paura un altro passaggio più di tutti. Non mi addentro in questioni economiche e finanziarie… ma quando leggo, e forse questo è stato un punto di incontro, che agli asili nido non sarà consentito di entrare ai figli di non italiani, questo mi fa paura”. “Io voglio sperare che sia un errore o che ci sia un ripensamento – ha aggiunto – ripeto questo è pericoloso e va anche contro la storia della Massoneria italiana che è stata promotrice della scuola pubblica, scuola pubblica vuol dire aperta a tutti senza distinzioni”.
Poi il Gran Maestro ha fatto riferimento al grande filosofo Norberto Bobbio. “Bobbio – ha spiegato – parlava di valori freddi e di valori caldi. I valori freddi erano le leggi della Repubblica, la Costituzione e diceva che l’osservanza di quei valori freddi consentiva l’esercizio dei valori caldi, che sono, l’amore, la cultura, l’appartenenza filosofica. Io credo che tutti dobbiamo osservare i valori freddi, che sono le leggi, perché osservando i valori freddi si possono esercitare poi le passione calde”. “ Oggi – ha aggiunto – si è parlato di giudici magistrati, ecco, mi sento di fare è un invito, l’invito a un senso di umanità, quel senso di umanità che dovrebbe essere sempre seguito quando si applicano le leggi, e quando si giudicano coloro che le leggi le trasgrediscono. E mi viene in mente un episodio, un episodio accaduto agli inizi del Novecento, a Pescina, in Abruzzo, capitato ad Ignazio Silone e da lui stesso raccontato. Era bambino e mentre camminava per strada insieme al padre, vide un uomo zoppicante che camminava sorretto da due carabinieri. Si mise a ridere. Il padre, un contadino, tornati a casa, lo prese per un orecchio e gli disse che di un carcerato non si deve mai ridere: uno perché non può difendersi; due perché potrebbe essere innocente; tre perché sicuramente soffre. Questo senso di umanità deve accompagnare il cammino di ogni uomo. E’ questo senso di umanità che noi iberi muratori dobbiamo avere sempre nella vita“.