Biram Dah Abeid, il Mandela mauritano, attivista mauritano per l’abolizione della schiavitù, Premio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, invitato al Vascello in occasione delle celebrazioni del XX Settembre per raccontare del suo impegno pacifista a sostegno della libertà, ma arrestato lo scorso 7 agosto, nonostante gli sia stato impedito di fare campagna elettorale e tuttora si trovi dietro le sbarre, a quanto si apprende dalla stampa araba, si è conquistato un seggio al Parlamento al primo turno elettorale per il rinnovo dell’assemblea legislativa che si è tenuto il primo settembre. Biram è in corsa anche per le presidenziali del prossimo anno. Non è la prima volta che l’attivista finisce dietro le sbarre. L’ultima è rimasto in carcere per quasi due anni: da novembre 2014 a maggio 2016, in condizioni di salute gravi nella prigione di Aleg, per aver organizzato una manifestazione definita non autorizzata dal governo: la carovana contro la schiavitù in Mauritania. Una volta libero, Dah Abeid ha girato l’Europa per raccontare la storia della schiavitù nel suo Paese e proprio recentemente, durante una sua visita a Roma, aveva denunciato il fenomeno degli schiavi domestici nel suo paese, sottolineando come essi rappresenterebbero il 20 per cento circa della popolazione, ovvero qualcosa come 500mila persone su un totale stimato intorno ai 4 milioni e 300mila. Un numero elevato se si considera che la schiavitù, per legge, è stata vietata nel paese una prima volta nel 1981. La sua missione è rendere questi individui consapevoli della possibilità di una vita libera dalla servitù.