Chiesa e Massoneria. Acli e Goi a Gubbio. Il Gm: “Un incontro importante, una piccola breccia che si spera domani possa ampliarsi”

“Chiesa e Massoneria: un dialogo possibile?” .  E’ stata “sì” la risposta che a questo interrogativo è arrivata dal convegno che si è tenuto il 19 ottobre nel Castello di Baccaresca a Gubbio organizzato dal Grande Oriente d’Italia, a cura del Collegio Circoscrizionale dell’Umbria, in collaborazione con il Circolo Acli “Ora et Labora” di Fossato di Vico, nel perugino. Un momento che è stato di altissimo confronto, a dispetto delle polemiche che lo hanno preceduto. Una piccola breccia nel muro della storica inconciliabilità tra le due istituzioni, che  si spera possa domani  ulteriormente ampliarsi, come ha auspicato il Gran Maestro Stefano Bisi, che è intervento al dibattito  aperto dal presidente del Collegio Luca Castiglione, al quale hanno preso parte il presidente di “Ora et Labora” Sante Pirrami, il pastore della Chiesa Valdese Pawel Andrzej Gajewski,  Don Gianni Giacomelli, priore del Monastero di Fonte Avellana e l’avvocato del Foro del capoluogo umbro Fabio Amici, che ha tracciato una interessantissima disamina degli aspetti giuridici e filosofici che hanno caratterizzato e tuttora caratterizzano i rapporti tra Chiesa cattolica e Libera Muratoria.

Non è un caso che l’iniziativa “sia stata promossa da un circolo Acli”, un  movimento cattolico “che è stato sempre all’avanguardia pagando anche per questo”, ha sottolineato il Gran Maestro nel suo intervento, ricordando come nella Chiesa ci siano comunque sempre state correnti illuminate e tolleranti nei confronti della Libera Muratoria. Bisi ha citato ad esempio il cardinale Gianfranco Ravasi, che un in articolo pubblicato dal Sole 24 ore il 14 febbraio 2016 – “Cari fratelli massoni” così veniva titolato dal giornale – rimarcava, al di là della diversa identità,  l’esistenza di valori comuni e di un dialogo da portare avanti, nonostante le varie dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze. “Quel varco – ha detto Bisi – oggi è diventato una porticina, perché si trasformi in un portone bisognerà aspettare, ma io sono fiducioso”. Il Gran Maestro ha poi fatto riferimento anche a Paolo VI, papa diventato proprio in questi giorni santo, un “papa – ha osservato – anche un po’ dimenticato, un papa che era un prete che amava il dialogo tra i  lontani”. “Un papa  che del XX Settembre, che pesa ancor oggi sui rapporti tra Chiesa e Massoneria, ebbe a dire che quella dara era una  data voluta dalla provvidenza, perché lasciava alla Chiesa il potere spirituale e affidava  il potere temporale a chi lo doveva esercitare. Un’affermazione importante”, ha aggiunto il Gran Maestro, rammentando che durante il suo pontificato ci furono anche molti contatti tra i vertici del Grande Oriente e le gerarchie della Chiesa . “Oggi invece – ha detto – in tutti i settori della società  è diventato difficile dialogare. Il grande problema del nostro tempo è la mancanza di capacità di ascolto. E’ questo che crea i muri e impedisce la comprensione reciproca”.

Sulla stessa linea d’onda  don Gianni.  “A me  interessa che possiamo dire le cose, anche se sono inconciliabili. Ogni struttura di pensiero che vuole ritenere il dialogo un’opzione, è una struttura di pensiero non fondata. Uno dei problemi che affligge non solo la Chiesa cattolica è di ritenere che la diversità, poiché è tale, sia sbagliata”. Purtroppo, secondo il religioso, nel  Cristianesimo sin dal IV secolo si sarebbe prodotta una  sorta di dicotomia, dalla quale non si è ancora usciti. Dal 305 al 380, ha ricordato, i cristiani , in 75 anni, si trasformarono da perseguitati sotto Diocleziano, a tollerati sotto Costantino,  a potenziali  e poi di fatto  persecutori , così lontani da quell’uomo che era il Cristo di Nazareth, sotto Teodosio.  Ciò determinò una biforcazione interpretativa ed ermeneutica del messaggio evangelico. Biforcazione, tra un Cristianesimo che non era Cristianità, cioè tra un modo di pensare, agire, credere che non si faceva sistema cogente,  e un Cristianesimo che voleva diventare Cristianità, cioè sistema cogente. Da qui il percorso che porterà la Chiesa, ha osservato,  a considerarsi “societas perfecta”, che in quanto tale non ammette entità diverse da essa.  La condanna della Massoneria? Rientra in questa visione ed è pertanto di natura politica. La Chiesa, ha ricordato il sacerdote, accusa soprattutto di relativismo la Libera Muratoria, “un’accusa tra le più sconcertanti “, ha precisato  Don Gianni poiché il contrario di relativismo è l’ assolutismo. “E se io devo scegliere – ha rimarcato – scelgo il primo, perché apre al dubbio, al dialogo, alla fragilità delle nostre posizioni singolari, al mistero. Che ne so della vita dell’altro se non lo conosco fino in  fondo. Ma per quanto riguarda questo punto il problema è se abbiamo la capacità di dialogo, parola strausata ma sconosciuta nella sua pratica. Il dialogo si fa tra due interlocutori e due inter-ascoltatori che devono essere le stesse persone. Non è una sottigliezza perché immaginare che il dialogo sia fatto solo di parole e non di ascolto  lo spezza  a metà”. E allora cosa facciamo? Costruiamo muri. “Perché le parole dell’altro sono talmente inascoltabili che ci fanno paura: ed è così che facciamo vergognosamente girare una nave per giorni nel Mediterraneo, perché gli altri ci fanno paura. Bisogna smetterla di avere paura. L’altro nella sua diversità ti dice qualcosa di te”, ha concluso aggiungendo di tenere a ricordare a tutti che Giuseppe “era un carpentiere”.

E’ partito poi da un testo, familiare ai massoni, il rappresentante valdese Gajewski: le Costituzioni di James Anderson, pubblicate nel 1723 che fissavano  i doveri dei Liberi Muratori, sottolineando  come fossero tenuti a obbedire alla legge morale e spiegando che un massone se intendeva “ rettamente l’arte” non sarebbe potuto essere “ né un ateo stupido né un libertino irreligioso”. Anderson, ha ricordato il pastore, “fa un discorso articolato che è una fotografia della sua epoca, che entrava nell’illuminismo, un’epoca  in cui la libertà religiosa era già garantita”, ma si rivolge “a  quella parte del mondo professare fedi diverse non era garantito”. “La Libera Muratoria –ha spiegato-  diviene il centro di unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia tra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti. In un certo momento, il protestantesimo europeo l’ha percepita  come il più grande progetto di riforma non tanto religioso quanto sociale, un mezzo privilegiato per raggiungere pace e amicizie, in contesti in cui i conflitti e le guerre senza questa organizzazione, potevano anche continuare”. La Massoneria è questo, non è una religione e oggi, secondo Gajewski ,  può svolgere ancora un ruolo importante in una società come quella contemporanea, caratterizzata da un forte sgretolamento e percorsa da fondamentalismi di ogni matrice, perché è portatrice di valori positivi che confidano sulla capacità dell’uomo di autodeterminarsi, che si basano sulla tolleranza e sulla fratellanza e che sono presupposto per la pacifica convivenza di tutte le fedi, di tutte le spiritualità, gli orientamenti filosofici.

Il tema più squisitamente giuridico della  inconciliabilità tra Chiesa e Massoneria nel codice di diritto canonico è stato al centro  invece della interessantissima relazione dell’avvocato Amici, che ha ricostruito la storia dei provvedimenti  assunti nel corso della storia da Vaticano nei confronti dei liberi muratori. Ha ricordato il giurista che alla sua nascita la Massoneria moderna si connotò subito come un’associazione portatrice di un forte messaggio rivoluzionario e che per questo fu condannata dalle principali monarchie dell’epoca,  tra cui anche la Chiesa. La  bolla In eminenti apostolatus specula in cui nel 1738 Clemente XII comminava la scomunica a tutti coloro che vi aderivano  non fu il primo provvedimento di condanna. E comunque gli argomenti erano di natura politica. Per i principi che affermava la Massoneria metteva a rischio la sicurezza degli stati assoluti . Nel 1751 Benedetto XIV tornò sull’argomento con la  Providas romanorum , dalla quale emergeva ancora una volta che la condanna “ si fondava non su argomenti teologici ma sulla  tolleranza religiosa”. Seguirono poi 7 papi, che emisero 12 documenti, ma tra il 1846 e il 1903 i provvedimenti antimassonici della Chiesa furono ben 342, elaborati da due papi Pio IX e Leone XIII. Eravamo in pieno Risorgimento e anche allora le e motivazioni furono : sovversione, ordine sociale e religioso, obbedienza al magistero della ragione. Nel 1917 la condanna venne ribadita. Poi l’interesse scemò. E la questione tornò di attualità dopo la Seconda Guerra Mondiale e il Concilio Vaticano II. Furono organizzate, conferenze, incontri ad altissimo livello e partì una serie di interventi esperti, alcuni dei quali auspicavano una ridimensionamento del  canone 2335 del  vecchio codice di diritto canonico del 1917, anche in considerazione del ruolo e del peso che la Massoneria aveva assunto in alcune grandi aree del mondo, nel Nord e Sud America e non solo. La svolta ci fu nel luglio del 1974 quando il cardinale Franjio Seper , allora prefetto della Congregazione della Fede,  inviò una lettera agli episcopati, in cui escludevano  dalla scomunica le organizzazioni massoniche, invitandoli a verificare  i casi sospetti di cospirazione nei confronti della Chiesa. Veniva abbattuto il principio di inconciliabilità assoluta. Molti avversavano questo nuovo corso,  tra questi la conferenza episcopale tedesca.  Ma non ebbero la meglio. Nel  nuovo codice del gennaio 1983 scomparve anche la parola Massoneria. E si legge: chi si iscrive ad associazioni che complottano contro la chiesa sia punito con la giusta pena. Sembrò una svolta. Nel novembre dello stesso anno una dichiarazione del nuovo prefetto della Congregazione della dottrina della fede, il Cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, disse che quello era un mero criterio intepretazionale e che rimaneva immutato il giudizio della Chiesa nei confronti della Massoneria. Nel 2015 la Congregazione ha pubblicato un libretto per spiegare ancora una volta l’inconciliabilità, fondata sul materialismo, sul relativismo e la presenta segretezza.  Pochi mesi dopo, invece l’invito l’invito al dialogo del cardinale Ravasi. E poi le parole di Papa Francesco  che ha detto che “porsi continue domande non è in contrasto con la fede religiosa” e che “quando qualcuno ha risposte per tutte le domande dimostra di trovarsi  su una strada non buona ed è possibile che sia un falso profeta”.

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