L’Assemblea regionale siciliana ha approvato una legge che prevede l’obbligo dei deputati di dichiarare l’eventuale appartenenza alla Massoneria; ma è rimasta lettera morta
di Rocco Todero
L’Assemblea della Regione siciliana a Palazzo dei Normanni, Palermo, durante una conferenza stampa del governatore Rosario Crocetta (foto LaPresse)
Nel mese d’ottobre dell’anno scorso l’Assemblea regionale siciliana non ha trovato di meglio da fare che approvare una legge che impone l’obbligo per deputati, componenti della Giunta regionale, sindaci, assessori e consiglieri comunali, di depositare una dichiarazione, anche negativa, sull’eventuale appartenenza a qualunque titolo ad associazioni massoniche o similari che creino vincoli gerarchici, solidaristici e d’obbedienza.
La legge è stata sponsorizzata in modo particolare dall’on.le Claudio Fava ed ha trovato il favore dell’intera assemblea regionale, eccezion fatta per i deputati Antonio Catalfamo (Fratelli d’Italia) ed Eleonora Lo Curto (UDC).
La maggior parte dei deputati siciliani, invece, durante l’iter d’approvazione del provvedimento si è barcamenata, con particolare gusto per il gesto surreale, con l’ipocrita contraddizione di dichiarare di non volere discriminare la Massoneria e di affermare, allo stesso tempo, l’opportunità dell’entrata in vigore dell’obbligo dichiarativo.
I due deputati “non allineati”, dal canto loro, hanno ritenuto necessario contrastare una campagna di ostentato pregiudizio verso le associazioni massoniche, condotta in spregio alle libertà di manifestazione del pensiero e d’associazione, entrambe tutelate dalla Costituzione repubblicana e da una pluralità di Carte internazionali.
Gli onorevoli Catalfamo e Lo Curto, non solo hanno votato contro l’approvazione della legge, ma hanno deliberatamente scelto, altresì, di non fare alcuna dichiarazione e di subire la sanzione della pubblicazione dei loro nomi nel sito web dell’Assemblea Regionale siciliana ed in quello della Regione stessa.
L’obiettivo finale dei deputati che hanno omesso d’adempiere alla legge è quello di potere impugnare la sanzione davanti all’autorità giurisdizionale per tentare d’investire la Corte costituzionale della legittimità dell’obbligo di dichiarare l’appartenenza o la non adesione alla Massoneria.
L’onorevole Gianfranco Micciché, però, nella sua veste di Presidente, non ha ancora comunicato all’Assemblea il rifiuto dei deputati Catalfamo e Lo Curto di volere presentare la dichiarazione prevista dalla normativa regionale, cosicché non è stata ancora comminata la sanzione della pubblicazione dei nominativi dei due “ribelli” e, conseguentemente, non è stato possibile investire della legittimità della legge “ad massoneriam” alcun Tribunale della Repubblica.
Il Presidente dell’Assemblea è tenuto per legge ad effettuare la comunicazione di non presentazione della dichiarazione da parte dei due deputati, il termine di 45 giorni dall’approvazione della legge, entro il quale gli onorevoli siciliani avrebbero dovuto presentare la dichiarazione, è abbondantemente trascorso e Gianfranco Micciché è stato più volte sollecitato, dagli stessi Catalfamo e Lo Curto, ad esercitare i poteri sanzionatori.
Ad oggi, tuttavia, non è stata comminata alcuna sanzione, né si registrano sollecitazioni dei deputati siciliani a far rispettare una legge che loro stessi hanno ritenuto d’approvare pressoché all’unanimità.
La Massoneria, pertanto, è ancora additata ad associazione della cui onorabilità è previsto per legge di dubitare, la politica ha avuto modo di dare in pasto alla platea populista i fumi della lotta alle associazioni ritenute, senza alcuna ragione, “malfidate”, la legge è valida ed efficace ma non risulta applicata.
Nel frattempo, in mancanza della sanzione, come detto, non è stato ancora possibile ricorrere al Tribunale per verificare la legittimità d’una previsione che appare gravemente lesiva dei diritti fondamentali dell’individuo e della Massoneria stessa.
Legge, discriminazione e ipocrisia.
Così sia.
A quando il divieto per i Massoni di essere iscritti in albi professionali?