Dopo le performance su Caravaggio e Michelangelo, Vittorio Sgarbi ha portato in scena, nell’anniversario dei 500 anni dalla morte, Leonardo da Vinci, che è stato in tour in varie città d’Italia, e che il 19 settembre sera ha debuttato nella sede del Grande Oriente in occasione delle celebrazioni del XX Settembre e dell’Equinozio di Autunno. Una insolita performance, attraverso la quale il critico d’arte, accademico, opinionista e politico, che si è detto felice di essere ospite della Massoneria, che ha definito uno spazio di libertà e di idee, ha spiegato, nel suo stile unico e dissacratorio, il senso della ricerca artistica del più celebrato genio di tutti i tempi attraverso i suoi dipinti, esaltandone la straordinaria grandezza ma al tempo stesso anche ironizzando su difetti e debolezze. Raccontare Leonardo non è certo un’impresa facile, perché , ha sottolineato Sgarbi, la sua personalità ha una grandezza diversamente misurabile rispetto a quella di altri pur importanti artisti. Leonardo, ha detto il critico, voleva capire il mondo e penetrare il mistero della realtà, delle cose. E quindi di dialogare con Dio senza necessariamente credere nel dio che sta dentro le regole di una religione.
Leonardo non era né pittore, né scultore, né scienziato…E non ha portato a compimento nulla di quello che aveva iniziato…Era un uomo che si era votato soltanto alla speculazione e al pensiero della realtà e del mondo. Un uomo, che quando dipingeva non dipingeva ciò che vedeva , ma dipingeva il suo pensiero stesso . E che sia riuscito a dimostrare che si può proseguire la creazione divina attraverso l’arte- La prova più grandiosa è la Gioconda, che, ha spiegato Sgarbi, non è il ritratto di una persona. Ma è una persona essa stessa, che scavalca tutti i tempi. La Gioconda vive. Leonardo fa diventare la pittura carne e lo sguardo anima. Nessun altro artista è stato mai capace di questa trasmutazione.