In attesa di festeggiare i 150 anni dalla presa di Porta Pia e di riprendere le celebrazioni di un secolo e mezzo di Roma capitale, aperte ufficialmente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 3 febbraio scorso prima di precipitare nell’emergenza Covid 19, può farci compagnia e aiutarci a immergerci nel clima fervido che portò alla nascita della nostra nazione un libro davvero prezioso: “Pensatori e politici del Prerisorgimento e Risorgimento d’Italia”, del fratello e giurista Meuccio Ruini, nato a Reggio nell’Emilia, la città del Tricolore, il 14 dicembre 1877 e spentosi a Roma il 6 marzo 1970, iniziato a Roma nel Grande Oriente nel 1901. Figura straordinaria di intellettuale, Ruini fu testimone diretto di epocali cambiamenti, dalla crisi dello stato liberale ai due conflitti mondiali alla Resistenza e alla nascita dello stato repubblicano, partecipò alla prima Guerra Mondiale, dove si conquistò una medaglia d’argento, e intensa fu la sua attività politica: si oppose all’avanzata del fascismo, partecipò alla lotta clandestina al regime, alla Resistenza, fece parte della Consulta Nazionale, fu presidente del Consiglio di Stato prima e dopo la seconda guerra mondiale, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, senatore e poi senatore a vita. Ma il suo nome è soprattutto legato alla nascita della Repubblica italiana. Ruini fu infatti chiamato a presiedere la Commissione dei 75, istituita in seno all’Assemblea Costituente, il 15 luglio del 1946 con il compito di redigere la nostra Costituzione. Il volume è una raccolta di saggi, scritti tra il 1928 e il 1943, durante quello che Ruini chiamò il suo “esilio in patria”. Il filo comune che lega i protagonisti di questa antologia risorgimentale è quello, come si legge nella prefazione a firma di Rosario Altieri, che compone in un “tessuto storico” il pensiero e l’azione di coloro che dal ‘700 in poi hanno sperato e operato per l’unità d’Italia. E non solo, perché, nelle menti illuminate, anche l’Europa era già presente. Alcuni scritti sono completi, altri paiono incompiuti, “ma ciò nonostante rimangono come segno tangibile di una memoria storica che non può e non deve disperdersi”. L’introduzione è di Marieli Ruini, nipote del grande giurista.