E’ un 25 aprile speciale quello che abbiamo festeggiato quest’anno. Un 25 aprile celebrato nel pieno dell’emergenza Covid 19. “Un’emergenza che ci deve far sentire tutti più uniti”, è stato l’invito lanciato dal Gran Maestro Stefano Bisi. Più uniti nel segno di quei valori sui quali è nato e si fonda il nostro Stato libero e democratico, orgogliosi di essere cittadini di una unica comunità nazionale, basata su una medesima appartenenza storica, geografica e culturale, rispettosi della nostra amata Costituzione, alla stesura della quale collaborarono, ha ricordato, anche autorevoli fratelli, tra cui Meuccio Ruini, che presiedette la Commissione di 75, incaricata dall’Assemblea Costituente di stenderne la bozza.
“Ma in questa giornata, che celebra la Liberazione, 75 anni fa, dal fascismo e dal nazismo, il nostro pensiero – ha detto il Gran Maestro- deve andare soprattutto a quanti sacrificarono le loro vite per abbattere la dittatura e ricostruire una nazione nuova e migliore. Lunga è la lista dei liberi muratori che furono perseguitati e che pagarono un prezzo altissimo in nome dei loro alti principi: ricordiamo, in particolare, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Domizio Torrigiani, e i fratelli che furono barbaramente trucidati dai fascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944, uomini che con estremo coraggio sacrificarono le loro vite per difendere la libertà dalla tirannia, consapevoli del suo inestimabile valore.
La loro eredità morale, la speranza che li animò di realizzare una società più giusta e solidale, va coltivata perché è un bene prezioso da trasmettere alle future generazioni insieme ai simboli della nostra Italia, il tricolore, che racconta una storia e nobile e importante, il Canto degli italiani, divenuto il nostro inno nazionale, scritto dal giovane eroe risorgimentale Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847, e la nostra Carta fondamentale, che, come ebbe a dire uno dei padri della Repubblica e nostro fratello Piero Calamandrei in un discorso pronunciato nel 1955 a Milano davanti agli studenti, “è un testamento, un testamento di centomila morti”, scritto “nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove vennero impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità”.
W il 25 Aprile
Carissimi fratelli tutti ,
credo doveroso ricordare anche il fratello massone Paolo Paschetto ideatoredel Logo dell’Emblema della Repubblica Italiana dove il ramo , di ULIVO = La PACE / della QUERCIA= La Forza e Dignità / la RUOTA DENTATA acciaio = Il Lavoro / la STELLA = Simbolo della Patrio Italiano da sempre
TFA