Il libro dei Pensieri di Marco Aurelio, capolavoro dell’Imperatore Filosofo, ultimo epigono del neostoicismo romano, è un bestseller evergreen, che resta sempre saldo nella top ten della classifiche dei libri più venduti in tutto il mondo. Le sue sono riflessioni morali, rivolte a sé stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν), che invitano al raggiungimento dell’equilibrio, alla realizzazione di una sorta di cittadella o tempio interiore, nel quale cercare riparo dagli agenti esterni (gli eventi del fato) e interni (le passioni), che sono sempre causa di sofferenza e turbamento se non vengono controllati e accettati dalla ragione.
Perenne attualità dei contenuti e immediatezza della forma espressiva hanno garantito nei secoli fama costante a questa opera letteraria, che è un vero e proprio capolavoro, che Marco Aurelio (121 d.C 180 d.C) scrisse in greco, e che ripercorrono gli ultimi 12 anni della vita interiore dell’autore, che esamina – in un quadro di riferimento etico e filosofico di impostazione stoico-cinica – il passato, la propria condotta, la corrispondenza delle azioni da lui compiute con i princìpi che le ispiravano. Gli slanci verso l’infinito, le angosce esistenziali, i bisogni metafisici alimentati o incrinati dalle consapevolezze terrene, l’ansia di liberazione spirituale, il desiderio di interiorità come “rifugio” nella temperie della vita sono segni eloquenti di un intimo colloquio dell’anima con se stessa.