Il bene in generale, il bene per l’uomo, la felicità, la libertà, l’amicizia , la virtù la legge morale, il dovere, il fine ultimo. Sono i temi fondamentali oggetto di riflessione di una delle opere chiave del pensiero occidentale: l’ “Etica nicomachea” di Aristotele (385 a. C. – 323 a. C. ) che raccoglie le lezioni tenute dal grande filosofo greco durante la sua vita, appunti, scritti nel corso di un arco di tempo di dieci anni dal 335 al 322 che vennero pubblicati dopo la morte dell’autore probabilmente dal figlio Nicomaco, cui sono dedicati, e che ruotano intorno ad alcuni interrogativi chiave. Aristotele si domanda in primo luogo quali sono i mezzi mediante i quali ottenere la felicità dell’uomo, cioè il bene, come si arriva ad esso, individuando la risposta nella pratica delle virtù, di cui distingue due tipi: le virtù etiche, ossia relative all’azione, e le virtù dianoetiche, ossia relative all’intelletto.
Etica Nicomachea, suddivisa in 10 libri, è sostanzialmente una indagine su quale sia il fine della vita umana e come conseguirlo. La risposta di Aristotele è una: il Bene e la scienza che consente di raggiungerlo è la politica. I beni sono però molteplici e caratterizzano diversi generi di vita. Per questo, secondo il filosofo, è necessario trovare un equilibrio tra fini particolari e il Bene. Anche per stabilire come sia possibile conseguire la felicità. Quest’ultima consiste nell’azione conforme a virtù. Le virtù a loro volta si distinguono in etiche (pratiche) – che devono essere apprese, seguendo i saggi e sono regolate dalla medietà, il giusto mezzo, tra eccesso e difetto – e dianoetiche (relative all’intelletto, in cui l’uomo si realizza pienamente).
Per Aristotele la virtù etica più importante è la giustizia: distributiva se si esercita tenendo conto dei meriti e delle differenze e correttiva a cui si ricorre se si presentano squilibri nei rapporti e nelle relazioni tra uomini. L’equità, invece, è la virtù etica che corregge la legge universale una volta che viene applicata ai casi particolari. Le virtù dianoetiche sono invece insegnabili. L’anima razionale è, a seconda dell’oggetto di cui si interessa, scientifica (rivolta all’eterno e all’immutabile) o opinativa (il contingente). La virtù razionale più importante – perché consente di raggiungere la felicità – è la sapienza («scienza con fondamento delle realtà più sublimi»). Aristotele si sofferma anche sull’amicizia, che definisce “una virtù o s’accompagna alla virtù”, “necessarissima per la vita”. Per il filosofo amicizia è anche amore di sé caratteristica dell’uomo virtuoso. Ma anche “comunanza”: con gli amici virtuosi, sostiene, ci si completa.