Nel cuore della Scarzuola, località dell’Umbria, che si trova nel comune di Montegabbione, in provincia di Terni, c’è un luogo molto speciale, un luogo magico, ermetico, dove convivono passato, presente e futuro, un luogo ricco di straordinarie vibrazioni, che si e’ confermato anche in questo anno segnato dal Covid 19 tra le mete piu’ amate degli appassionati di simboli e di esoterismo.
E’ una sorta di città-ideale in divenire, costruita alla fine degli anni Cinquanta del Novecento dall’architetto Tommaso Buzzi, un complesso, posto sotto il vincolo delle belle Arti, ereditato dal nipote Marco Solari, che ci vive dagli anni Ottanta, e che aperto ai visitatori dietro prenotazione.
La località è citata dalle cronache medievali. E’ qui che nel 1218, San Francesco avrebbe costruito una capanna, fatta di Scarza (che dà il nome alla zona), che è una pianta palustre, nel punto esatto in cui aveva piantato una rosa e un alloro e vicino al quale era sgorgata miracolosamente una sorgente. Successivamente, per ricordare l’evento, i conti di Marsciano vi fecero costruire una chiesa e poi convento, affidati ai francescani, che vi rimasero fino alla fine del Settecento, quando del luogo presero possesso i marchesi Misciatelli di Orvieto. Nel dicembre del 1957 Buzzi acquisì la proprietà, scavando nel tufo una incredibile scenografia teatrale che raffigurava una città le cui forme avrebbero dovuto essere in continuo mutamento e sintetizzando linguaggi architettonici antichi e moderni, una sorta di antologia di pietra che doveva raccontare e testimoniare le bellezze del passato attraverso la selezione di alcuni elementi di celebri complessi come Villa Adriana, Villa d’Este, ma anche il Partenone, il Colosseo, il Pantheon, le Piramidi, la Torre dei Venti, il Tempio di Vesta, la torre dell’orologio di Mantova, bomarzo, immerse tra false rovine, in un gioco che richiama certi modelli rinascimentali e si arricchisce di passaggi attorcigliati, grovigli di scale escheriane, anfiteatr incastonati l’uno sull’altro, particolari metafisici che rievocano De Chirico.“Costruire e distruggere, Solve et coagula”, era questo che faceva l’architetto della Scarzuola. Questo luogo era la rappresentazione di ciò che era dentro di lui, di ciò che amava e conosceva e di cui capiva il senso.
Il suo personale teatro della memoria, la sua simbologia. Colpiscono le tre porte che costituiscono l’accesso ideale alla città: Gloria Dei, Gloria Mundi, Mater Amoris, che e’ la terza ed e’ quella che apre al cammino iniziatico. Il richiamo è all’Hypnerotomachia Poliphili, pubblicato a Venezia da Aldo Manuzio nel 1499 il più misteroso libro del Rinascimento, un racconto allegorico, di cui e’ protagonista Polifilio, corredato da xilografie forse di Andrea Mantegna, ispirate al giardino rinascimentale, in cui si descrive un combattimento in sogno, che è di fatto un viaggio iniziatico, la storia di una trasformazione interiore, di un cambiamento.
Bello da visitare,l’unica critica è sul nipote dell’architetto Buzzi il quale accompagna i visitatori in modo sguaiato e villano.
Meriterebbe una gita con tempo a disposizione e un cicerone che lo descriva nella giusta maniera e senza superficialità né fretta.