“Libertà antica e moderna a confronto” (Londra, 1734) di John Hervey a cura di Roberto Bordoli (Mimesis 2020) è il manifesto della nuova libertà etico-politica che si afferma dopo la rivoluzione inglese del 1688, tra i “Due trattati sul governo” di Locke (1690) e “Lo spirito delle leggi” di Montesquieu (1748). Con il nuovo ordine politico fissato nei princìpi del governo rappresentativo sorgono i tratti fondamentali della società moderna qui descritti: un’opinione pubblica frutto della libertà di stampa, i partiti politici con le strategie di produzione del consenso, la manipolazione della comunicazione attraverso la retorica scritta e parlata, l’uso della storia in funzione degli interessi del presente, la formazione di un establishment.
L’autore Lord Hervey – vicino alla corte e fidato comunicatore del primo ministro inglese Robert Walpole – celebra i vantaggi della nuova società, capace di accrescere denaro e libertà e di contenere i due opposti pericoli del dispotismo e del disordine. Nella diatriba sulla superiorità tra antichi e moderni, egli propende decisamente per i moderni, sottolineando i benefici delle nuove istituzioni, non senza rilevarne le importanti benché talora ambigue ricadute antropologiche.