Tra le figure di massoni illustri della storia italiana è senz’altro da ricordare e riscoprire quella di Arturo Reghini, studioso di esoterismo, matematico (si laureò a Pisa) e antifascista.
Reghini nacque a Firenze il 12 novembre del 1878, e morì il primo luglio del 1946 a Budrio (Bologna), dove aveva vissuto in isolamento, dopo aver manifestato il proprio dissenso al regime fascista in seguito all’omicidio di Giacomo Matteotti.
Arturo Reghini indagò appassionatamente i segreti della natura decodificandoli attraverso il prezioso strumento dei numeri pitagorici, e rintracciando il nesso tra essi e la materia al punto da arrivare a postulare l’esistenza di un elemento naturale, che solo successivamente è stato scoperto.
Una ricerca la sua, che gli procurò riconoscimenti pubblici dall’Accademia dei Lincei e dall’Accademia d’Italia, e di cui resta traccia nella sua ultima opera, dal titolo “I numeri sacri nella tradizione pitagorica massonica”. Il volume, completato prima della morte, venne pubblicato nel gennaio del 1947, a cura dell’amico e discepolo Giulio Parise, dalla casa editrice Ignis, ed è stato riproposto recentemente.
In questo testo Reghini cerca di sviscerare i rapporti tra la numerologia fondata sopra le intuizioni pitagoriche, lo sviluppo delle tradizioni ermetiche e la Massoneria.
Proprio oggi pomeriggio, in occasione del secondo incontro del seminario telematico “Mussolini e il Fascismo magico”,organizzato dall’ISPIG, Istituto Storico Politico Internazionale diretto da Giorgio Galli, è stata ricordata la figura di Arturo Reghini come intrepido sostenitore della buona causa libero muratoria negli anni bui che precedettero e seguirono il Fascismo. In uno dei prossimi incontri verrà affrontata ed approfondita la sua opera di ricerca esoterica e pitagorica.