L’ “Utopia” di Tommaso Moro (1478- 1535), pubblicata nel 1516 in latino con il titolo De optimo rei publicae statu deque nova insula Utopia, resta tra i grandi e intramontabili classici del pensiero. Vi è elaborato il progetto di una società perfetta e uniforme, fondata su principi di esasperato egualitarismo, una società in cui non esiste la proprietà privata e in cui tutti vestono in modo identico, vivono in case uguali e non praticano svaghi che non siano “utili o educativi”. Un modello di organizzazione umana, che dopo essere stato idealizzato, alla luce del disastroso esito dei totalitarismi europei è stato messo in discussione. La versione integrale a cura e con la traduzione di Franco Cuomo è proposta anche in formato kindle dalla eNewton Compton.
Tommaso Moro, italianizzazione di Thomas More, nacque a Londra nel 1478. Dedicò la sua vita alla politica e all’attività di umanista, animato da interessi filosofici e letterari, religiosi, giuridici, sociali. Il suo nome, nonostante la varietà e il pregio dell’opera complessiva, rimane legato alla grande illusione di Utopia. Fu decapitato nel 1535 per ordine di Enrico VIII, essendo rimasto fedele alla tradizione cattolica, in contrasto con le nuove direttive religiose del sovrano. Per questo fu canonizzato, come martire cattolico d’Inghilterra, nel 1935.
Ci sarebbe da commentare a lungo non solo il capolavoro di Thomas More ma anche il reale totalitarismo che è esistito per davvero, giusto per fare le analogie e le dissimili, e che io ho vissuto per quasi 22 anni in Romania. Ovviamente l'”Utopia” va interpretata in modo provocatorio ma anche con un occhio di riguarda alla scena politico sociale del dopo guerra in Europa. Che Utopia sia una enfatizzazione nel desiderio di cambiamento lo si può capire ma si può raccontare anche la reale società che c’era intorno a me durante l’infanzia e adolescenza o/e il tentativo di superare l’ideologia propagandata e passare alla completa realizzazione del comunismo. Ricordo numerosi discorsi del Presidente della Republica Socialista Romania nonché Segretario Generale del PCR e via elencando TUTTE le cariche principali occupate di Ceausescu riguardanti il futuro luminoso che ci attendeva sotto comunismo. Ricordo anche l’elevata qualità dell’istruzione ed educazione morale e civica, il valore dell’attività fisica in tutte le sue forme, ricordo l’obbligo dell’uniforme scolastica che ci rendeva tutti uguali fino a un certo punto però perché l’impegno personale era incoraggiato e anche molto premiato…ma purtroppo l’animo profondo dell’essere umano è corruttibile, e la corruzione ha distrutto ogni possibile sogno di una società, se non totalmente livellata, quanto meno più equilibrata, più giusta e che possa dare a tutti il giusto in base alle necessità e impegno personale. A distanza di anni dico meno male che l’impalcatura di quello che doveva essere la speranza di tutti sia crollato lasciando pero spazio indiscriminato a cosa? a un liberismo sfrenato dove la corruzione è ancora più devastante (vedi le relazioni “amorose” stato-mafia, vedi la pedofilia dilagante nella chiesa, ecc) che spinge la fuga di braccia forti e cervelli dal terzo mondo nel secondo mondo, dal secondo mondo nel primo mondo e dall’Italia verso “paradisi” dove ancora la vita ha un valore sia da punto di vista economico che socio-politico. L’Utopia di Thomas Mann rimane un capolavoro che incita al pensiero libero incoraggia a prendere in considerazione alternative con le loro pregi e difetti. Buona lettura a tutti.
I Totalitarismi Europei garantivano a tutti un minimo di dignità e giustizia sociale, certamente, senza l’esercizio della Libertà, tutto ciò rimaneva poca cosa, le aberrazioni dello Stalinismo sull’interpretazione del socialismo Marxiano ne fu la tragica conseguenza.
Ma chi è senza peccato, scagli la prima pietra, non è che il così detto ” mondo libero” non abbia avuto colpe minori, quando oggi, nel così detto “mondo libero” ci sono alcuni che detengono il potere economico di diversi paesi messi assieme e le ingiustizie sociali si declinano da chi ha tutto chi non ha nulla, forse l’idea di Thomas More non era così peregrina. Egli cercava, ove ancora non esisteva, di assicurare il necessario prima ancora che il superfluo, per tutti. Una visione “castigata” ma mossa da nobili intenti.
Un grande personaggio che pagò con la vita la sua coerenza. Quanto alla sua opera famosa, accanto ad aspetti per noi preziosi, come l’antidogmatismo, ne contiene altri che sarei restio a celebrare. Nella repubblica di Utopia non ci sono “né taverne, né bordelli, né nascondigli, né incontri segreti”. Praticamente tutto si svolge sotto gli occhi di tutti. E’ possibile realizzare una simile società senza un apparato repressivo? Il suicidio è raccomandato a chi è diventato un peso per sé stesso e per gli altri. La fornicazione fuori del matrimonio è punita severamente. Per l’adulterio si arriva ai lavori forzati. Stravagante, dal nostro punto di vista, anche la teorizzazione della guerra condotta con l’uso di mercenari stranieri (meglio muoiano quelli, una feccia di uomini cattivi, piuttosto che i buoni Utopiani. Non per niente alcuni studiosi si sono chiesti se i vari utopisti del secondo millennio – da Campanella a Bacone ai minori – credessero alla loro utopia o se invece la intendessero come un esercizio letterario o un “ludibrium”. Firse, tra tutte quelle utopie la più massonica resta l’Abbazia di Thelème propostaci dal genio di Rabelais, quella che sulla porta ha l’iscrizione (trad. di Mario Bonfantini): “Qui non entrate, ipocriti bigotti / ginocchia fruste, sepolcri imbiancati / barbari e bruti, peggio che Ostrogoti / capaci di giocar di bussolotti / con l’anime, cialtroni scoglionati! / Colli torti, sarete qui scornati. / Cenere e fumo andate altrove a vendere, / qui non avete nulla da pretendere”.