Gentili signore, gentili signori, carissimi fratelli del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani,
Siamo qui felici ed orgogliosi di poter condividere stasera con i nostri numerosi e graditi ospiti questa Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani che apre le porte del Tempio massonico al mondo, a tutti coloro che hanno interesse al dialogo, alla tolleranza, alla ricchezza di più visioni, ad ascoltare dal vivo il nostro messaggio, i nostri valori e le nostre finalità.
Siamo qui perchè siamo coraggiosi, siamo qui perchè siamo più forti della paura, siamo qui per sconfiggere la sfiducia, che non si batte per decreto. Siamo qui perchè il nostro cuore vuole battere insieme a quello degli altri. Molti di voi vengono da lontano, da molto lontano, hanno affrontato lunghi viaggi. Grazie, grazie e ancora grazie per essere qui. Tutti assieme affrontiamo un mare tempestoso. Lo facciamo con audacia e con senso del dovere e della responsabilità. Tutti insieme perchè da soli si può avere una bella idea ma la sua costruzione avviene se c’è un impegno collettivo. Le cose da fare ci sembrano difficili ma dobbiamo osare se vogliamo realizzare qualcosa di bello e duraturo nel cantiere infinito e laborioso dove si lavora sen<a sosta alla Grande Opera
Viviamo in un periodo particolare per la Pandemia. Ma ci siamo, siamo qui, qui per sognare, qui per lavorare, l’uno insieme all’altro, qui per guardare il futuro, qui per stringerci in catena di unione, qui per rafforzarla. Siamo qui perchè abbiamo la fierezza di essere fratelli del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
Assistiamo ogni giorno a scenari in cui prevalgono le divisioni, le rivalità, gli egoismi. Non si costruisce più per unire i mattoni fila su fila, seguendo il disegno tracciato dagli antichi maestri costruttori, ma si costruisce piu’ per i propri bisogni e interessi. Noi che siamo stati, e siamo ancora, veri costruttori di una magnifica opera, quella invulnerabile che è dentro di noi, noi che possediamo e custodiamo gelosamente i segreti dell’Arte, sappiamo che ogni edificio va innalzato pietra su pietra, con pazienza e saggezza e soprattutto con la imperforabile e indistruttibile malta della Tolleranza e dell’Amore fraterno. Solo unendo le forze e rispettando il prossimo, cercando più punti di reciproca convergenza e di necessaria solidarietà, si può edificare qualcosa di bello e di utile per far rifiorire una nazione e le altre .
Il nostro invito, il nostro messaggio che si leva forte da Rimini, fra chi parla di un nuovo Umanesimo e di un nuovo Rinascimento, è quello di un nuovo Risorgimentom. A questo Paese serve più che mai un nuovo Risorgimento ma un Risorgimento Culturale e delle coscienze, che passi dal ritrovare e tornare a diffondere nel mondo quel meraviglioso genio italiano che da Dante Alighieri a Leonardo da Vinci, fino ai giorni nostri, tanti illustri letterati, filosofi, poeti, scienziati, sportivi hanno fatto rifulgere meravigliosamente. E tra gli atleti che hanno infiammato questa estate i cuori dell’Italia sportiva voglio ricordare non solo e non tanto i campioni d’Italia di Mancini . Voglio ricordare Bebe Vio, soprattutto voglio ricordare a me, prima di tutti, e a voi il pensiero che ha espresso dopo la vittoria della medaglia d’oro a Tokyo: “Se sembra impossibile allora si può fare”.
Pochi mesi prima aveva rischiato di morire, ha pianto, ha sofferto, è tornata in pedana, si è preparata, ha vinto. Come Ambra Sabatini. Due anni fa ha perso una gamba. anche lei non ha perso il coraggio, non si è rassegnata, è tornata in pista. Ha vinto. E ha vinto Carlotta Gigli, piemontese, è diminuita la luce dei suoi occhi, ma non la luce del suo coraggio. Sono esempi per tutti noi. Sono testimonianze di vita, donne combattive. Sono eccellenze e da Rimini va il nostro grande applauso a queste tre donne.
La nostra è una terra di eccellenze. Ho citato per primo Dante, visto che in questo 2021 vengono celebrati i 700 anni dalla morte dell’autore di quel sublime viaggio dell’Uomo descritto nella Divina Commedia.
Ebbene, quello del “Divin Tosco”, è un sublime capolavoro universale nel quale è descritto un viaggio per chi sa guardare Oltre i veli dell’ordinario visibile.
“O Voi che avete
li ‘ntelletti sani
mirate la dottrina che s’asconde
sotto il velame delli versi strani”.
Ecco cosa scrive Dante nel IX Canto dell’Inferno codificando un messaggio ben preciso e diretto a coloro che sapranno con il “sano intelletto” decriptare quello che i suoi versi sapienziali custodiscono nel quarto livello di lettura.
Ci troviamo dinanzi ad un vero e proprio viaggio di senso iniziatico, perché Dante è stato di sicuro un iniziato, il cui genio illumina e stupisce ancor oggi chi legge le terzine della sua magistrale Commedia.
Anche noi massoni da iniziati e con umiltà abbiamo spesso seguito e parlato del Sommo Poeta nelle tornate di lavoro delle nostre 870 logge sparse in tutta la penisola, presenti in tutte le province. La Divina Commedia è un libro che parla a chi sa ascoltare e vedere, è come una grande cattedrale gotica al cui interno fra volte, rosoni e colonne di straordinaria bellezza è velata l’Arte con i suoi simboli. E, allora, per qualche minuto, compiamo insieme a Dante il Viaggio e sogniamo.
C’è una cosa che subito accomuna Dante e il bussante, il futuro apprendista libero muratore che decide di cambiare vita e iniziare il percorso spirituale di elevazione ed ascesa. È descritto nel primo verso della prima terzina del canto I dell’Inferno e che recita così: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita».
È la stessa condizione dell’Uomo, sempre, e oggi soprattutto, che attraversa il mare burrascoso della Pandemia. È l’uomo che arrivato ad un certo punto della sua vita si pone delle domande esistenziali, capisce di essere precipitato in “una selva oscura” e di dover iniziare a tutti i costi un nuovo percorso per ritrovare la giusta via. Ecco che, abbandonati i metalli – come diciamo noi massoni -, bisogna scendere nella propria interiorità ed iniziare dal basso la lunga e difficile risalita verso la vetta della montagna rappresentata dal Paradiso e dalla luce Divina del Grande Architetto dell’Universo.
Quello dell’inferno, la discesa nelle viscere più oscure e selvagge dell’istinto umano, è il percorso più difficile ed è pieno di trappole e di vizi. Noi massoni che lavoriamo sempre e senza sosta ben sappiamo quanto “irta e dura” è la strada da compiere quotidianamente per “levigare la nostra pietra” sino a renderla cubica, sgrossandola da ogni egoismo, vizio, malvagità, opportunismo, da quei cattivi compagni che noi chiamiamo ignoranza, fanatismo e ambizione smisurata.
Ogni passo, di Dante nella Commedia, così come quelli di tutti noi nel Tempio e nella vita profana è quindi pieno di insidie, di cadute e di rialzate, non bisogna aver paura ma essere sospinti da una passione, un coraggio che non ammettono titubanze e deviazioni se si vuole percorrere la Via iniziatica fino a “riveder le stelle” uscendo innanzitutto dal nostro inferno interiore.
Sappiamo che la vita è un intervallo di fallimenti con qualche successo e le partite più difficili sono quelle che si giocano dopo una vittoria. Confermarsi è impresa ardua. Così come è difficile sapere rialzarsi dopo una sconfitta. Questo bisogna imparare. Questo maledetto virus ha fatto male al nostro spirito, ha intaccato il morale di molti. Ha aumentato le solitudini. Ha fatto perdere anche la speranza a molti.
A noi no, a noi no! Siamo alfieri della fiducia. Non ci siamo persi di vista nei momenti più difficili. Siamo un esempio per questo paese. Ora più che mai c’è bisogno di noi, è necessario un contagio di fiducia, basta con l’avvilimento dei cuori, ci vuole un’insurrezione dei fiduciosi, dei costruttori pazienti, perchè il viaggio deve continuare. Dobbiamo osare. “Non è perchè le cose sono difficili che non osiamo farle, è perchè non osiamo farle che diventano difficili”, lo insegnava Socrate.
Il viaggio di Dante e il viaggio del libero muratore continuano nel Purgatorio. In quello che per la Massoneria è il secondo grado, quello di Compagno d’Arte, dove bisogna sviluppare l’intuizione, liberarsi delle concezioni del piano orizzontale e conquistare la Libertà in tutte le sue forme. Ecco cosa scrive Dante nel Primo canto del Purgatorio:
“Per correr migliori acque alza le vele ormai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sè mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al cielo diventa degno”.
Il Grande compito attraverso una lunga fase di passaggi cruciali è quello di dominare gli aspetti materiali inferiori per essere pronto al manifestarsi di quelli superiori e quindi di ascendere verso il Paradiso. E, noi dovremo usare la forza della ragione, del coraggio e della responsabilità per raggiungere questo obiettivo. Per tornare al paradiso della normalità, degli abbracci e del contatto con gli altri. La vita è fatta di questo.
Torniamo a Dante. Superato un cammino pieno di simboli, varcata la settima cornice con la prova del cerchio di fuoco, l’iniziato Dante è purificato , è pronto ad andare avanti lasciando il Purgatorio. La sua guida Virgilio lo saluta con queste parole: “Non aspettar mio dir più nè mio cenno: libero, dritto e sano è il tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch’io te sovra te corono e mitrio”.
Il Sommo ha finalmente congiunto il potere temporale e quello spirituale, ha ottenuto la piena consapevolezza delle sue qualità interiori, ed è in grado con saggezza e grazie alla Luce divina già raggiunta di ascoltare, capire e non essere più condizionato da qualsiasi vizio legato alla materialità.
Carissimi fratelli e carissimi ospiti che ben conoscete Viaggio, siamo giunti all’ultimo stadio del cammino dantesco. A partire dall’ottavo cielo delle stelle fisse, Dante, ormai uomo nuovo e trasformato, sempre più arricchito dalla Luce, arriva al raggiungimento nella Maestria di sè, di quella visione Divina alla quale ha anelato sin dall’inizio.
In questo modo l’uomo Dante entra a far parte del moto circolare divino e chiude la cantica con la stessa parola che chiude anche l’Inferno e il Purgatorio: stelle.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” scrive nell’Inferno; “Puro e disposto a salire alle stelle” aggiunge nel Purgatorio; E chiude il viaggio con “L’Amor che move il sole e l’altre stelle” nel Paradiso.
Nei momenti più bui di questa calamità che è la Pandemia non abbiamo perso l’ottimismo della volontà che ci ha portato anche nel 2021 qui, qui a Rimini, qui alla Gran Loggia, qui per questa prova di coraggio, di lealtà, di responsabilità e di libertà. E senza responsabilità non c’è libertà. Senza doveri non ci sono diritti. L’unione di responsabilità e libertà, di doveri e diritti fa nascere la fratellanza civica, quella espressione concreta che distingue una comunità di destino. E il nostro senso di responsabilità verso gli altri e verso noi stessi ci fa dire una parola che si deve alzare forte anche qui da Rimini. Vaccinatevi.
E se con il cielo stellato di Dante finisce il cammino alla Ricerca della Luce nella Divina Commedia non termina sicuramente quello di noi liberi muratori del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani che da sempre lavoriamo senza sosta per migliorare noi stessi ed affermare i valori di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza e per essere alfieri di generosità..
La Massoneria non è una moda, non è esibizione di uno status, ma è un modo di Essere. Siamo uomini che sanno sfidare, che non hanno paura di osare anche di fronte a sfide difficili. Come questa Gran loggia, come quella dello scorso anno. Siamo riusciti a farle, siamo riusciti ad attraversare la Pandemia perchè il Grande Oriente d’Italia ha un’anima, non è una moda ma un sapore, è un odore senza tempo, quello che sentiamo nei nostri templi e fuori perchè ce lo portiamo con noi, è il profumo della calce che tiene uniti i mattoni, è il profumo della responsabilità, è il profumo di chi sa che vengono i doveri prima dei diritti, è il profumo della libertà.
Viva il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani!
Viva l’Italia!