BIAGIO VALERIO
Arriva a Nardò la massoneria e lo fa in grande stile: trenta adesioni e un «venerabile» dei quali, per ora, non si conoscono né volti e né nomi. Domani pomeriggio, però, verrà inaugurata la casa massonica della loggia del Grande Oriente d’Italia e l’evento avrà un padrino di eccezione: Francoise Stif ani, partito da Nardò come Francesco ben cinquant’anni fa e diventato, dopo il corso di studi in Scienze politiche, un brillante avvocato, prima a Parigi e poi sulla Costa Azzurra.
Stamattina, a Monopoli, la cerimonia rituale per la presentazione della nuova loggia neritina che si chiama “Eleusi” (nome che deriva dalla città greca dove si celebravano riti religiosi misterici) del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. Al rituale saranno presenti il gran maestro aggiunto Massimo Bianchi, il gran segretario Giuseppe Abramo, il consigliere dell’ordine Carlo Petrone e il presidente del collegio della Puglia, Mauro Leone.
Come detto vi parteciperà anche il gran maestro della gran loggia nazionale di Francia, Francoise Stifani, che è accompagnato da una delegazione di grandi dignitari della massoneria d’oltrealpe. Le celebrazioni proseguiranno nel pomeriggio nella casa massonica di Nardò con l’insediamento dei dignitari della nuova loggia.
E, nel tentativo di capirci qualcosa, abbiamo raggiunto telefonicamente proprio Stifani che è già in Puglia: «Sono fiero che proprio a Nardò nasca la prima loggia italiana a praticare il rito francese», dice l’avvocato in un ottimo italiano, «anche perché reinstalliamo una presenza che a Nardò c’è stata fin dall’Ottocento. Avrò il piacere di consacrarla proprio io con le pratiche francesi».
Stifani andò via da Nardò che aveva nove anni. «Sono ritornato di recente per seppellire mio padre», racconta, «perché questo era il suo desiderio e ho ancora dei parenti in città. Il ritorno della massoneria nella mia Nardò ha molti significati ed anche il luogo prescelto per la casa massonica, che è nel Centro storico, ha un senso profondo. Sono certo che la loggia potrà proporre anche qui i suoi valori profondi e moderni».
(Gazzetta del Mezzogiorno) 23 febbraio 2009