Corto Maltese, il celebre personaggio nato dalla fantasia di Hugo Pratt, compirà editorialmente parlando 55 anni il prossimo luglio. E al Palazzo Ducale di Genova è in corso fino al 20 marzo la splendida mostra Hugo Pratt. Da Genova ai Mari del Sud.
Corto Maltese, il marinaio giramondo che ha solcato i sette mari a vele spiegate alla perenne ricerca di avventure e tesori scomparsi. Corto Maltese e gli amori impossibili, i baci mancati, gli addii tormentati. Corto Maltese e la storia, dalle trincee lungo le rive della Somme alla lotta per l’indipendenza dell’Irlanda, dalla colonizzazione del Corno d’Africa agli scontri tra signori della guerra e guardie rosse in Siberia. Corto Maltese tra sogno e magia, tra esoterismo e massoneria, tra realtà e fantasia. Corto Maltese, figlio di una bellissima gitana andalusa e di un marinaio della Cornovaglia; una cartomante lo mette in guardia, la sua mano è priva della linea della fortuna. Lui non si perde d’animo, prende un rasoio d’argento e si incide il palmo sinistro. Corto Maltese, il celebre personaggio nato dalla fantasia di Hugo Pratt, compirà editorialmente parlando 55 anni il prossimo luglio. L’esordio del marinaio risale infatti all’estate 1967, quando compaiono sul primo numero della rivista Sgt. Kirk le nove tavole di apertura de Una ballata del mare salato.
E al Palazzo Ducale di Genova, città che tenne a battesimo la nascita di Corto, è in corso fino al 20 marzo la splendida mostra Hugo Pratt. Da Genova ai Mari del Sud, che ripercorre la storia del gentiluomo di fortuna e delle altre creature del disegnatore. Un momento: Pratt era veneziano, seppur nato anagraficamente a Rimini, perché Genova? Quali sono i rapporti tra «la Superba» e il «fumettaro» (così amava definirsi) di Malamocco? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo. Florenzo Ivaldi è un costruttore genovese che sfrutta con successo il boom edilizio degli anni Sessanta.
L’Italia sta vivendo il miracolo economico, il mattone tira, Ivaldi accumula una piccola fortuna. A differenza di altri imprenditori, però, non la dilapida sul tavolo da gioco tra splendide donne e inebriante champagne: si trasforma nel mecenate dell’autore che cambierà la storia del fumetto italiano e, sia detto con un pizzico d’orgoglio, mondiale. Ivaldi aveva scoperto il segno di Hugo Pratt sulla rivista Asso di Picche, innamorandosi delle storie all’insegna dell’avventura e dell’esotismo create dal fumettista. Grazie all’intervento del disegnatore Stelio Fenzo, vicino di casa di Pratt e amico di entrambi, nel 1967 il ristorante Da Ciccio in via Morosini al Lido di Venezia ospita lo storico incontro, che verrà rievocato proprio da Fenzo in un breve fumetto per il blog Comics Babylonia nel 2011. La chiamata dal telefono a gettoni del ristorante, l’attesa carica di tensione, l’arrivo di Prati e l’imbarazzo di Ivaldi che, davanti al suo mito, comincia a balbettare. Ivaldi vorrebbe buttarsi nell’editoria, realizzando una rivista a fumetti con all’interno le storie di Pratt.
Quest’ultimo ne è allettato, ma vuole essere sicuro delle intenzioni del commensale. A un certo punto domanda a bruciapelo quanti soldi l’imprenditore potrebbe investire nel progetto editoriale: cinque, dieci milioni? Venti, addirittura? «Si potrebbe vedere», risponde Ivaldi. Si pongono così le basi di Sgt. Kirk, rivista mensile che ospiterà molte delle storie del periodo argentino di Pratt, quando il suo pennino dava vita a Ernie Pike, Ticonderoga, il Sergente Kirk. Tutti personaggi inventati dallo sceneggiatore Héctor O esterheld, uno dei grandi autori della Nona Arte finito tra i desaparecidos (assieme alle quattro figlie, due delle quali incinte) durante gli anni bui della dittatura. Ma soprattutto il mensile genovese è ricordato per il fumetto che vede esordire Corto Maltese, Una ballata del mare salato, dove peraltro il marinaio non è nemmeno il protagonista principale, trattandosi di una vicenda corale. Pratt si rivela un capace autore completo, dalle doti narrative (oltre che grafiche) non comuni. Ha anche molto acume nel capire che il personaggio può avere delle grandi potenzialità. Viene contattato dal francese George Rieu caporedattore del settimanale Pif Gadget e, complice la chiusura della rivista di Ivaldi nel 1969, comincia l’anno seguente a pubblicare in Francia alcune storie brevi di Corto Maltese, create per l’occasione.
Corto fa subito breccia nel cuore dei lettori transalpini, e il successo commerciale e di critica assicurano all’autore una fama imperitura. Genova rende quindi omaggio al genio di Pratt, che in quei due anni di collaborazione con Ivaldi si era trasferito sotto la Lanterna in un appartamento messogli a disposizione dall’imprenditore in Salita Salvatore Viale, vicino al Ponte Monumentale e a Via XX Settembre. Altro aneddoto legato a quel periodo, la data di nascita di Corto Maltese viene fissata da Pratt il 10 luglio (del 1887) per omaggiare Ivaldi il cui figlio compiva gli anni proprio in quel giorno. Sono ben duecento gli originali tra copertine, tavole, acquerelli, schizzi: una vera immersione nel fantastico mondo di Hugo Pratt, che affonda le radici nelle migliaia di pagine di libri letti, nei continui viaggi alla scoperta di luoghi esotici e culture lontane, nelle avventure vissute fin da giovanissimo e negli incontri con personaggi incredibili e donne bellissime. A impreziosire l’esposizione alcune chicche, come rari pezzi del soggiorno argentino (nel catalogo è inoltre pubblicata una storia del Sergente Kirk risalente al 1955 e rimasta fino a oggi inedita in Europa) e l’installazione di una performance di Pratt nello studio della fotografa Elisabetta Catalano. Non solo: lo scrittore Marco Steiner, a lungo collaboratore di Pratt e suo sodale nei lunghi viaggi di documentazione ai quattro angoli del globo, ha curato la narrazione dell’audioguida e ha prestato la propria voce, rendendo il percorso espositivo qualcosa di unico. Il passare del tempo non ha scalfito il fascino di Corto Maltese, personaggio capace di sopravvivere al proprio autore per la gioia dei lettori. Pratt, ancora in vita, aveva auspicato che la sua creatura continuasse a solcare i mari anche dopo la scomparsa del creatore, e così è stato. Il disegnatore Rubén Pellejero e lo sceneggiatore Juan Díaz Canales si sono messi al servizio dell’eroe realizzando, in maniera molto rispettosa, gli albi Sotto il sole di mezzanotte (2015), Equatoria (2017) e Il giorno di Tarowean (2019). Avventure di stampo classico, capaci di ricreare graficamente le atmosfere prattiane pur se prive della profondità dell’originale. D’altronde, la vasta cultura e la profonda conoscenza del mondo di Hugo erano doti apprezzate dagli intellettuali: «Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese», ebbe a scrivere Umberto Eco. Un approccio autoriale a Corto Maltese si è invece avuto recentemente con Oceano nero, rivisitazione del personaggio da parte di Bastien Vivès su sceneggiatura di Martin Quenehen.
Dovrebbe trattarsi del primo di una serie di volumi dove alcuni importanti fumettisti si cimenteranno in una personale interpretazione del personaggio di Hugo Pratt. Le prime tavole pubblicate in anteprima lo scorso agosto avevano seminato lo scompiglio tra gli appassionati. D’altronde, se Vivès si è ritagliato un posto di tutto rispetto nel mercato francese è proprio grazie a uno stile peculiare e moderno, capace di recepire anche l’influsso del manga giapponese. A dispetto dei più conservatori, questa nuova incarnazione dell’eroe che vede un Corto giovane agire alla vigilia dell’I l settembre 2001, con tanto di cellulare e senza l’inconfondibile divisa da marinaio, è stata una scommessa vinta. In Francia e in Italia le prime tirature sono andate subito esaurite, e gli autori di Oceano nero sono stati calorosamente accolti dai fan durante il tour promozionale italiano in autunno. Prima tappa la storica galleria milanese Nuages di Cristina Taverna, amica ed editrice di Pratt, fino al culmine del bagno di folla durante Lucca Comics, segno che la magia di Corto Maltese è ancora intatta, e che lo sguardo del marinaio riesce ancora ad ammaliare i lettori. (di Andrea Brusoni)