“Cattiva maestra la scienza?”. Su questo tema e in particolare sul modo in cui il progresso tecnologico possa migliorare la vita dell’umanità, si sono confrontati nel corso della tavola rotonda che ha chiuso i lavori della Gran Loggia 2022 Edoardo Camurri, giornalista, conduttore su Rai 3 del programma #maestri realizzato da Rai Cultura in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, nonchè allievo del filosofo Gianni Vattimo; Maurizio Ferraris, accademico e professore di Filosofia Teoretica all’università di Torino, autore di numerosi saggi, tra gli ultimi “Documanità. Filosofia del mondo nuovo”, in cui smonta molti dei luoghi comuni sul rapporto fra esseri umani e tecnologia; Stefano Moriggi, anche lui filosofo della Scienza specializzato in teoria e modelli della razionalità e in fondamenti della probabilità, docente presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3.
Ad aprire il dibattito è stato Camurri che ha scelto di soffermarsi sull’idea comune e diffusa di scienza come “attività intelligente”, partendo dalla definizione di intelligenza che a suo avviso è l’ ancella della stupidità, quel meccanismo che scatta in soccorso dell’uomo per difenderlo dalle azioni stupide che mette in atto a causa delle pulsioni che agiscono dentro di lui. Di qui ne è disceo che la scienza, come attività eminentemente intelligente, può essere pericolosa perché dietro di essa agisce lo spettro della stupidità.
Moriggi ha poi cercato di dimostrare come in prevalenza la scienza venga percepita alla stregua di come si percepisce alle elementari la figura della maestra o del maestro, ossia come un referente che trasmette e condivide nozioni, che riteniamo attendibili in virtù del riconoscimento della sua autorevolezza. Ma c’è un’ipotesi alternativa, ha sottolineato, a questo modello basato su un patto di fiducia. Ossia il modello di scienza basata sul dubbio. Ma dubitare, ha avvertito, non è da tutti. Richiede allenamento e impone di fare i conti con il nostro bisogno di conferme e di convinzioni anche dinanzi alle anomalie. Saremmo noi invece cattivi scolari piuttosto che essere cattiva la scienza, secondo Ferraris, che ha spostato l’attenzione sulle tecnologie, domandandosi fino a che punto siano a servizio dell’uomo.