La Digos chiede scusa al massone di Castelvetrano, non stava registrando le audizioni/TP24

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 Una vicenda grottesca quella che ha coinvolto il dottor Salvatore Monteleone che, raggiunto telefonicamente da Tp24 ha raccontato dal suo punto di vista  ciò che è accaduto qualche giorno fa a Trapani, durante le audizioni della commissione Antimafia nazionale, presieduta da Nicola Morra.

Ne avevamo scritto qualche giorno fa, riportando il racconto di Morra che aveva sorpreso il massone e medico ad origliare e (forse) registrare dietro la porta dove si stavano tenendo le audizioni degli appartenenti alle logge massoniche del trapanese, sul tema delle connessioni che portano al latitante Matteo Messina Denaro.

Avevamo descritto il medico castelvetranese come un appartenente alla loggia Francisco Ferrer, non autorizzato a stare nella stanza in cui si trovava. In realtà non si tratterebbe di un semplice massone, ma il maestro venerabile della stessa loggia. E le cose, secondo il suo racconto, sarebbero andate in maniera molto diversa. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Dottor Monteleone, può spiegare cosa ci facesse dietro la porta della sala dove si tenevano le audizioni della commissione, per di più col cellulare in mano?

Mi sono allontanato dal gruppo di persone in attesa nella stessa stanza, perché avevo ricevuto una telefonata da un paziente. Non sapevo nemmeno che le audizioni si stessero svolgendo proprio dietro quella porta, che il presidente Morra ha aperto urtandomi. Ho chiesto scusa e si è scusato anche lui. Dopo un po’ sono stato invitato a recarmi presso la sede della Digos, insieme a due ispettori.  

Ma se lei non era tra coloro che dovevano essere auditi, perché si trovava lì?

La lettera di convocazione era indirizzata alla “persona responsabile della loggia Francisco Ferrer”, ma senza nome e cognome. Ed essendone  il maestro venerabile, sarei dovuto andare io.

Ma a prendere quella lettera alla Polizia di Castelvetrano era andato il dottor Quintino Paola. Ed il suo nome è stato comunicato prima alla questura e poi alla prefettura.  A Trapani, quindi, avevano il nome di Quintino Paola, non il mio. Quando ci siamo presentati insieme, ho spiegato il motivo della mia presenza, ma ci hanno detto che sarebbe stato comunque sentito il dottor Paola e che io avrei potuto aspettare in quella stanza. E’ ovvio che il collega mi avrebbe comunque raccontato della sua audizione, come poi in effetti ha fatto. Ecco perché non avrebbe avuto senso per me stare dietro la porta ad origliare o a registrare. È un’ipotesi davvero assurda.

La Digos ha poi controllato il suo cellulare?

Certo. E chiaramente non c’era nessuna registrazione. L’ultimo audio risaliva a fine aprile ed è stato anche ascoltato, si trattava di una barzelletta sulla sanità. Me l’hanno restituito, scusandosi.

Ma il presidente della commissione aveva già fatto la sua comunicazione ai giornalisti.

Voi fate il vostro lavoro, lo capisco, però il fatto che sui giornali si parli di me, con nome e cognome, come se avessi voluto carpire con l’inganno chissà quali dialoghi, mi ha amareggiato molto. Ma anche danneggiato. E non soltanto con i miei pazienti. Sono vicepresidente del Lions e il prossimo anno potrei diventare presidente. Magari questa vicenda assurda, potrebbe dare adito a dubbi e provocare diffidenze.

Certo, qualcuno ha sbagliato. Forse sarebbe stato meglio invitarmi ad aspettare fuori. Invece tutto si è trasformato come se, da non autorizzato, io mi fossi intrufolato con l’inganno. E’ una cosa che non ha senso.

Egidio Morici



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