“Un coraggioso passo in avanti che connota addirittura una presa di coscienza da parte dell’autorità ecclesiale nella latitanza dell’autorità civile”. Con queste parole il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi commenta all’ADNKRONOS la proposta lanciata del mensile ’30Giorni’, diretto da Giulio Andreotti, e rilanciata dall’Avvenire, il quotidiano che ha raccolto autorevoli pareri favoreli a riguardo, di fare dell’anniversario della breccia di Porta Pia nel 1870 la giornata dell’Unità d’Italia.
“Ritengo che riconoscere che il Risorgimento costruisce un valore fondante nazionale – osserva – sia un grande passo in avanti e sia un riallacciare i fili su quella linea moderna che nella Chiesa di Roma fu interpretata da Paolo VI”.
“E’ molto interessante – prosegue Raffi – direi che segna una svolta di un determinato mondo. Sotto certi versi costituisce anche una riabilitazione di tutti quei sacerdoti o comunque religiosi che scelsero di combattere per la causa nazionale, sapendo distinguere tra i valori spirituali che incarnavano e l’appartenenza a un’organizzazione ecclesiale che aveva impostato sul potere temporale le ragioni della sua presenza nel nostro paese”.
“Paolo VI per noi ha rappresentato un uomo tormentato – spiega il Gran Maestro – vicino ai grandi dell’umanità, e sotto questo profilo è più vicino alla visione dell’uomo che noi abbiamo. D’altra parte ritengo che la distinzione tra laici e credenti sia errata, in quanto la distinzione va operata secondo altri canoni: tra laici credenti e non e tra fondamentalisti credenti e non. Quando sento parlare di atei faccio fatica ad accettare la distinzione di basso profilo tra laici e chierici: è una visione da fondamentale”.
(Adn kronos) 30 NOV 2007