La massoneria celebra Shelley a duecento anni dalla morte. L’evento organizzato dalle logge del Goi/Il Tirreno

di Adolfo Lippi

Viareggio. Per chi fu ed è un mito il poeta inglese Percy Shelley morto duecento anni fa, naufrago, sulla marina tra Pisa e Torre del Lago? Perché di lui si innamorarono Gabriele D’Annunzio e Lorenzo Viani? Questi e altri interrogativi avranno risposta oggi pomeriggio, nel giardino di villa Pao lina, in due interventi “magistrali”, uno della professoressa Anna Bertuccelli Migliorini, l’altro dell’ingegner Antonio Dalle Mura, relatori di un evento commemorativo di Shelley organizzato dalle logge massoniche di Viareggio aderenti al Grande Oriente d’Italia in ricordo di Roberto Mei che fu segretario del Comitato Carnevale e notissimo e autorevole esponente della massoneriaviareggina. Perché la massoneria celebra Shelley è notissimo. Viareggio è l’unica città italiana a possedere un pregevole monumento dedicato al poeta. E Shelley, in vita, era stato notoriamente ateo dichiarato, anticlericale, positivista e audacemente romantico. Poiché il destino lo volle morto nel naufragio del suo piccolo battello e poiché il suo corpo venne recuperato in quel lontano agosto 1822 proprio sulla spiaggia antistante l’attuale piazza Mazzini (o giù di lì), ovviamente di questi eventi, e del rogo epico e letterario che ne seguì sulle dune nel bosco dipini, restò immediata memoria nella fantasia dei colti e dei laici. Cosicché nel 1890 per iniziativa di due giovani intellettuali, Cesare Riccioni e Pericle Pieri, sotto l’egida dell’allora sindaco Giambastiani, sorse l’idea di celebrarlo con onore e dignità. Evidentemente, però, scoppiò un gran putiferio coi cattolici e coi clericali che in Shelleyvedevano un’incarnazione di Satana, il diavolo allora ben rammentato e omaggiato da un celebre inno scritto da Giosuè Carducci. Tutti questi episodi hanno una succosa documentazione. E insigni studiosi, come l’avvocato Franco Pocci, il profe ssor Umberto Serene Manrico Testi, ne hanno dato in questi tempi preziose testimonianze con scritti e interventi. I fatti sono così assai noti: in quel luglio 1822 Shelley si era recato a trovare l’amico Lord Byron, poeta gloriosissimo, a Pisa. Shelley aveva preso precedentemente alloggio nella ligure San Terenzo, accosto alla Toscana, e acquistato un piccolo battello, l’Ariel, assieme ad altri due compagni aveva intrapreso via mare fino a bocca d’Arno. Ma per il ritorno accadde una spaventosa bufera, una bomba d’acqua, e l’Ariel naufragò. Shelley che nemmeno sapeva nuotare, morì annegando. Dopo tanti giorni, in agosto, il suo corpo venne ritrovato e, allestita una pira sulla battigia, venne bruciato. Il suo antico amico Trelawny così descrisse la scena: «Il desolato e immenso scenario che ci circondava si armonizzava così bene con il genio di Shelley che potei immaginare il suo spirito volasse sopra di noi, il mare con le sue bianche isole di Gorgona, Capraia, Elba, era davanti a noi. Vecchie torri di guardia si estendevano lungo la costa con lo sfondo degli Appennini dalle cime di marmo luccicanti al sole… Il lavoro (del rogo) precedette in silenzio sulla profonda ma cedevole rena, nessuna parola fu detta perché gli italiani hanno un tocco di sentimento e il loro sentire si trasforma facilmente in compassione». Lord Byron, accorso da Pisa, con un coltello di ossidiana recise il cuore dell’amico e lo portò a Roma per i funerali al cimitero cattolico sull’Appia antica. Fu una scena estremamente drammatica, tale da colpire pittori e poeti. Shelley era anche un’entusiasta spiritista, sembra che riapparisse a D’Annunzio, che vi scrisse una struggente poesia. Ma ciò che indusse i laici e i massoni viareggini a dedicare rammentazione e spazio a Shelley furono poi, a fine Otto cento, due motivi. Intanto notoriamente l’unità d’Italia era stata fatta in polemica con il Vaticano e il potere temporale dei papi. Il governo che imperava dette allora tanto risalto a monumenti (quello, ad esempio, in Roma per Giordano Bruno) e nomi di strade. AViareggi° le amministrazioni dedicarono strade e piazze a Garibaldi, a Mazzini, a Felice Cavallotti, tutti “eroi” di questa tormentata unità raggiunta dopo tante sofferenze e battaglie. Uno dei motivi per fare il monumento a Shelley fu allora declamare la laicità. E all’iniziativa aderirono Carducci e Puccini, Cavallotti e Bovio, D’Annunzio e Crispi. L’altro motivo fu ingraziarsi gli inglesi che in tanti, da turisti, cominciavano a sciamare p ervacanze in Italia. La presenza inglese a Viareggio fu determinante a far costruire perfino una chiesetta anglicana (oggi rinomata pizzeria). Riccioni, grazie a tanta energia, divenne poi sindaco e sposò Salomea Kruceninsky, la soprano amata anche da Puccini, di cui Riccioni era l’avvocato. Oggi alle 18 (28 agosto), a villa Paolina, grazie alle Logge di Viareggio riunite nell’occasione, tutta questa avvincente storia verrà così ampiamente descritta e consacrata. . I monumento dedicato al poeta inglese Percy Bysshe Shelley nell’omonima piazza di Viareggio, non lontano da dove i suoi resti f rono recuperati l’8 luglio de11822 Percy Bysshe Shelley morì in mare l’8 luglio 1822 mentre cercava di raggiungere in barca San Terenzo da Livorno. In programma gli interventi “magistrali” della professoressa Bertuccelli Migliorini e dell’ingegner Dalle Mura

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