Riportiamo un estratto del libro “Palazzo Giustiniani. Un’ingiustizia nel silenzio contro i massoni d’Italia’; in cui l’autore, Stefano Bisi, narra la storia del palazzo oggi sede di rappresentanza del Presidente del Senato. Una storia fatta di ricorsi e carte bollate. Ma anche di segreti e pezzi dimenticati della nostra identità.
di STEFANO BISI
Sono entrato per la prima volta a Palazzo Giustiniani il 29 ottobre del 2014. Eletto da pochi mesi Gran Maestro, ero stato invitata alla presentazione di un libro, ‘Accordi di libertà”, dedicato al Concordato, e nell’occasione avevo chiesto di incontrare un senatore per parlargli del sopruso subito dal Grande Oriente d’Italia, che si è visto scippare per due volte quel palazzo acquistato il 16 febbraio del 1911, requisito dal regime fascista e mai restituito dalla Repubblica sebbene una transazione con il Senato prevedesse l’utilizzo di 140 metri quadrati per allestirvi il museo della massoneria italiana. Mi emoziona varcare quella soglia. Consegno il documento di identità al commesso. Scherza: “Ma lei può entrare, è il proprietario del palazzo”. Si vede che è conosciuta la vicenda di quell’immobile, il cui nome è nella carta di identità del Grande Oriente d’Italia che è, appunto, di Palazzo Giustiniani. Quel nome è impresso nel corpo e nella mente dei liberi muratori perché ottanta anni di storia della massoneria italiana sono passati da lì, da quelle stanze dove erano i templi per le riunioni rituali e dove sono stati iniziati centinaia di profani; è tra quelle mura che venne ucciso il Gran Maestro Aggiunto Achille Ballori. E chi dimentica le cronache degli assalti dei fascisti al palazzo per impossessarsi dei nomi dei fratelli e del collare del Gran Maestro? Mi affascinò la storia di quel palazzo già dalla fine degli anni Settanta, quando cominciai ad approfondire la conoscenza della massoneria. Purtroppo, non ho avuto la possibilità di entrare in quel palazzo quando era la sede del Grande Oriente d’Italia. Sono stato iniziato nell’82, pochi mesi dopo che il copritore esterno, il “custode” Mario Sacconi, aveva girato la chiave del portone per l’ultima volta E proprio il ricordo di quest’uomo minuto, gentile nei modi ma fermo, mi ha spinto e mi spinge a fare ogni sforzo per ritornare in quel palazzo. Il suo intervento telefonico, in occasione della Gran Loggia del 2016, commosse i fratelli. Non ho potuto rispettare la promessa che gli feci in quell’occasione: “Riaprirai quel portone”. Non sono stato di parola, non ci sono riuscito. Mario, il fratello Mario, è passato all’Oriente Eterno il 21 maggio dei 2018. Ma la storia non è finita. Anni e anni di battaglie giudiziarie, di sentenze e ricorsi, di transazioni non rispettate. Dalla fine di luglio del 2020 si riparte con ¦ Stefano Bisi (imagoeconomica) Non è solo una querelle giudiziaria Ma un modo per scoprire alcuni pezzi della nostra identità “Palazzo Giustiniani. Questo nome è impresso nel corpo e nella mente dei liberi muratori del Grande Oriente d’Italia perché ottanta anni di storia della massoneria sono passati da lì, da quelle stanze dove erano i templi per le riunioni rituali e dove sono stati iniziati centinaia di profani; è tra quelle mura che venne ucciso il gran maestro aggiunto Achille Ballori. E chi dimentica le cronache degli assalti dei fascisti al palazzo per impossesIl libro L’edificio fu acquistato dai massoni Che vennero sfrattati dai fascisti L’iter giudiziario è ancora in corso l’iter giudiziario. Grazie al lavoro certosino, fatto negli archivi del Grande Oriente d’Italia da due avvocati, Raffaele D’Ottavio e Fabio Federico, sono stati recuperati altri documenti importanti che vanno ad aggiungersi a quelli già scovati. Sabrina Vaudo sarsi dei nomi dei fratelli e del collare del gran maestro? Quel palazzo ha una storia ricca di fascino’: Si legge questo nella quarta di copertina di un libro appena pubblicato per Edizioni Perugia: “Palazzo Giustiniani. Un’ingiustizia nel silenzio contro i massoni d’Italia A scriverlo non un autore qualunque, ma Stefano Bisi, gran maestro del Goi dal 2014. Un opuscolo in cui ovviamente si ritrova la storia di Palazzo Giustiniani, oggi sede di rappresentanza del presidente del Senato, vissuta con gli occhi della massoneria d’Italia. E dunque con gli occhi di chi avrebbe subito un’ingiustizia (il condizionale è d’obbligo essendo la partita nei tribunali ancora aperta). Ma questo libro regala molto di più che una semplice querelle fatta di ricorsi e carte bollate. All’interno di poco più di SO pagine è condensata parte della storia italiana. Pochi sanno ad esempio che questo palazzo, oggi emblema dell’autorevolezza della seconda carica dello Stato, fu acquistato proprio dai massoni. Fu poi il fascismo a sfrattare la massoneria. Ed è da lì, tra accordi celati e intese mai pienamente raggiunte (storica quella ad esempio con Spadolini), che è nato uno scontro ancora in essere perché è ripreso l’iter giudiziario affinché “giustizia venga fatta e il Goi possa riappropriarsi dell’intero palazzo o, in subordine, di quei 140 metri quadrati” previsti dallo storico “lodo Spadolini”.