Eventi 2022. Il 17 dicembre il Gran Maestro lancia la “Carta di Matera” dal convegno “Per un’ecologia della Pace.  Dialogo tra Massoneria e Religioni per la tutela della Casa Comune”.

Dalla cittá dei Sassi l’appello del Gran Maestro Stefano Bisi a un confronto senza pregiudizi

tra i rappresentanti di tutte le fedi per trovare soluzioni al difficile

momento che stiamo  vivendo segnato da una crisi profonda,

una guerra ed emergenze energetiche

e ambientali

L’uomo deve ritrovare la sua luce, la perduta sintonia con il Cosmo, con il ritmo pulsante del Creato. E lo puó fare imparando a immergersi dentro se stesso e istaurando un rapporto nuovo con la Natura, con la sua bellezza, con il Pianeta nel quale vive, con le sue risorse che non sono inesauribili e che necessitano rispetto e cura affinché l’esistenza dell’umanità non venga messa a rischio dagli effetti delle alterazioni climatiche e dai conflitti in atto sulla terra, che sono il prodotto di una logica di abusi e di sfruttamento e,lconomico,  di sfide egemoniche che minano libertà, democrazia, rapporti tra i popoli. E’ stato questo il tema al centro del convegno “Per una ecologia della Pace. Dialogo tra Massoneria e Religioni per la tutela della Casa Comune” organizzato dalla Fondazione Grande Oriente d’Italia, in collaborazione con l’Associazione  Quinto Orazio Flacco di Matera sabato 17 dicembre alle ore 10 nella sede prestigiosa di Alvino 1884 in via San Vito a Matera. Un convegno che ha coinvolto alcuni esponenti delle maggiori confessioni religiose monoteiste presenti nel nostro paese e al quale sono giunti i saluti del  sindaco di Bari e presidente nazionale Anci, Antonio Decaro, del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, e attraverso Domenico Guzzonato della Comunitá ebraica di Napoli.

La Carta di Matera

Hanno preso parte al dibattito, moderato dal giornalista Franco Martina e  introdotto da Roberto Biancorosso storico della Massoneria,  il teologo don Paul Renner, rappresentante della Chiesa Cattolica,  Izzedin Elzir Imam di Firenze, Il teologo e pastore della Chiesa Evangelica Valdese Pavel Gajewski, l’ecumenico ortodosso Mircea Gheordunescu Ministro Plenipotenziario della Repubblica di Romania, già Console Generale per l’Italia del Nord. A spiegare il senso dell’incontro, che ha richiamato molto pubblico, il Gran Maestro Stefano Bisi,  che ha lanciato l’idea di una “Carta di Matera”, sottolineando come, in un momento come quello che stiamo attraversando segnato “da una grande crisi, dalla guerra, dall’emergenza energetica e climatica, sia “importante piú che mai parlarsi”, “confrontarsi senza pregiudizi”, perché è solo cosí che si puó sperare di individuare quello che unisce e ció su cui lavorare per superare i conflitti e le  divisioni, che stanno infiammando il pianeta. “E’ un metodo questo che usiamo nelle nostre logge,  incentrato su buona volontà, voglia di ascoltarsi e mettere in campo buone pratiche. Un metodo che potrebbe essere esportato -ha detto il Bisi-  e che va nella direzione del confronto. Nelle nostre officine ogni giorno si incontrano sotto lo stesso tetto persone di diverse idee ispirazioni e provenienza. Proprio come stiamo facendo qui oggi”. Una base di partenza per organizzare un tavolo piú ampio intorno al quale possano trovare spazio tutti coloro che sono interessati a difendere la Casa Comune in cui viviamo esposta al rischio dei conflitti che agitano il mondo, delle tensioni, della brama di potere di chi ambisce a ridisegnare gli equilibri politici ed economici del pianeta.

Massoneria luogo di pace

Ed è proprio questa la “mission” della Massoneria fin dalle sue origini: essere un “luogo di pace” e di confronto, ha detto lo storico Biancorosso, che ha tenuto a ricordare che prossimo anno si celebrerá il terzo centenario delle Costituzioni dei Liberi Muratori di James Anderson. Un testo di grandissima attualitá, che ha come background  culturale, ha spiegato, “il dibattito filosofico, politico e sociale che ebbe luogo in Inghilterra a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, generato dalla celebre Lettera sulla Tolleranza di Locke, dalla promulgazione del Toleration Act da parte del parlamento inglese nel 1689, in un clima di aspre contese. La Massoneria allora si offri  come spazio di dialogo e lo fece riconoscendo nel proprio statuto – ed era la prima volta nella storia che accadeva una cosa del genere-  “con il  diritto di professare la religione secondo le proprie personali persuasioni e il dovere di rispettare  posizioni diverse dalle nostre o da quelle della maggioranza, la dignità della diversità di opinione, e la sua intrinseca ricchezza”. “Non credo -ha aggiunto Biancorosso- che la Massoneria possa trarre un qualche vantaggio ad arrogarsi meriti che non ha, ma sarebbe un’ingiustizia non riconoscerle quelli che ha. Sono infatti convinto, da storico, che quel principio, sancito fin dalla nascita della Massoneria moderna, abbia contribuito – e non in trascurabile misura – a formare le coscienze dei cittadini degli stati occidentali, concorrendo pertanto, sia pur indirettamente, a plasmare la visione stessa della democrazia, come luogo ove il diritto alla parola si sposa al dovere dell’ascolto e diviene indissolubile da esso. Quello che la Massoneria scrive oggi, ho ragione di ritenere, non è che l’ultimo capitolo del grande libro del dialogo e del confronto che essa ha iniziato a scrivere trecento anni fa, e tutto lascia presagire che continuerà anche in futuro, finché una ritrovata maturità dell’umana famiglia renderà queste battaglie superflue”.  

Ambiente e Chiesa

Ha preso poi la parola padre Renner, che è stato anche in altre occasioni ospite di meeting ed eventi del Grande Oriente. Il teologo ha sottolineato come quella dell’ambiente in realtá sia stata una “riscoperta recente” da parte del magistero della Chiesa. Riscoperta, perché nella sua attivitá di predicatore, ha raccontato, spesso rinviava i suoi discepoli e le folle alle meraviglie del creato. Un messaggio fatto proprio da san Paolo, “ma purtroppo non osservato in maniera fedele dalla teologia successiva, che ha optato per considerare la Terra piuttosto come un deposito di materiali da rapinare, che non come un essere vivente da tutelare”. Con un’eccezione nel Medioevo: “Francesco d’Assisi, che nel suo Cantico delle Creature torna a manifestare stupore per l’opera divina ed indica la via di una fratellanza universale con ogni elemento del nostro universo”. Una visione, ha spiegato, “che non ebbe però molto seguito, come testimonia la storia della spogliazione dell’America del Nord e del Sud e dell’Africa, perpetrata da conquistadores che si sentivano cristiani, ovvero inviati a dominare e soggiogare”

Da Leone XIII a Francesco I

Se Leone XIII nella sua Rerum Novarum (1891) si interessó per la prima volta delle ‘realtà terrene’, dopo le devastazioni e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, tra i teologi si cominció a far strada la consapevolezza di quanto sia fragile il sistema Terra”.  Ma una vera e forte presa di posizione ufficiale in merito, ha ricordato Renner , “la dobbiamo al grande papa Paolo VI, che per primo tematizza il rapporto vitale tra l’uomo e l’ambiente”, criticando nella sua enciclica Populorum progressio (1967)  “le forme inique in cui si stava evolvendo la società industriale ed una ingiusta distribuzione delle ricchezze”. Fu comunque Karol Wojtyla, nella Redemptor hominis (1979), ha sottolineato “ad affermare che la soluzione dei problemi ambientali era da ritenersi una missione primaria per la Chiesa” .  Anche  Joseph Ratzinger, ha aggiunto il teologo, dedicò un intero capitolo della sua enciclica Caritas in Veritate (2009) alla questione ecologica, un anno dopo che era scoppiata una profonda crisi a livello mondiale. E l’ambiente è ovviamente un tema particolarmente caro anche all’attuale papa Francesco, che nella Evangelii Gaudium del 2013  denunció con forza “l’economia” che “uccide”, ossia “l’economia del consumismo, dello sfruttamento, della cultura dello scarto” per poi approfondire l’argomento due due anni dopo nella “Laudato si’”  del 2015, con un messaggio che  si rivolgeva non solo ai credenti ma a tutti coloro che hanno a cuore “la casa comune”, ovvero il nostro stupendo pianeta azzurro.  Il Papa, ha detto Renner,  parla di una ecologia integrale che tenga conto che tutto è  interconnesso, per cui un cambiamento avvenuto a livello locale provoca effetti anche altrove e il suo desiderio piú grande è che si lavori insieme alla promozione di “uno sviluppo sostenibile e globale” , non improntato allo sfruttamento ed alla distruzione, ma all’ascolto del “grido dei poveri come quello della terra”. Il Papa parla, ha riferito il teologo,  

Citando Dan Brown

“Per conto della nostra Diocesi di Bolzano-Bressanone- ha riferito infine  Renner-  abbiamo elaborato un Manuale per l’ambiente bilingue, giunto già alla sua terza edizione e diffuso in parrocchie, associazioni ed altre realtà sensibili alla sostenibilità.  Convinzione comune è che nel nostro Antropocene debba aver luogo una rapida e radicale inversione di rotta, affinché non si giunga al Technium, l’era in cui la tecnica arriverà a controllare l’uomo, come descrive Dan Brown nel suo penultimo romanzo ‘Origin’.  Proprio con una preghiera –  non liturgica e non approvata dal Magistero della Chiesa – tratta da tale romanzo di successo vorrei concludere questo mio contributo: “Che le nostre filosofie riescano a stare al passo con le nostre tecnologie. Che la nostra umanità riesca a stare al passo con i nostri poteri. E che l’amore, non la paura, possa essere il motore del cambiamento.”

La diversitá è ricchezza  

Sulla stessa linea d’onda l’Imam di Firenze Izzedin Elzir, che ha citato il poeta palestinese Mahmoud Darwish, che diceva che  “la paura non impedisce la morte ma la vita”. Non dobbiamo quindi, ha sottolineato, “avere paura di essere visibili. Anche se purtroppo, ha aggiunto,  siamo costretti a occupare spazi non visibili. La nostra bella costituzione, ha sottolineato, nonostante l’etá matura non è ancora del tutto attuata negli articoli 18 e 19. Manca una legge sulla libertá religiosa e di culto”. Cosi accade che se sei visibile, ha detto Izzedin, crei problemi per l’altro. “Questo non perché il nostro paesie sia razzista, ma perché  non ci conosciamo. La non conoscenza genera paura. Ecco perché dobbiamo andare oltre le nostre paure. Ed ecco perché ció che fa la Massoneria è importante. La diversitá è una ricchezza, una risorsa. Ma questo non lo possiamo scoprire se non ci mettiamo a confronto, se non dialoghiamo, come stiamo facendo qui oggi”.

Molti nomi dell’Uno

Il microfono é passato poi al valdese Gajewski, che in primo luogo ha voluto rendere omaggio al filosofo e teologo britannico  John Harwood Hick 1922 –2012) autore di libri importanti  dedicate alle  tematiche affrontate nel corso del convegno. Grandi classici come “Faith and Knowledge”,  “Evil and the God of Love”, “Death and the Eternal Life”, “An Interpretation of Religion: human responses to the transcendent”” The Metaphor of God Incarnate”, “ The Fifth Dimension”, “The New Frontier of Religion and Science: Religious Experience, Neuroscience and the Transcendent (2006), che affrontano i temi del dibattito.  Significativo il titolo  della sua relazione “Molti nomi dell’uno”,  che è stata una lectio sulle differenti visioni di Dio e del cosmo, contenente anche un appassionato invito a contribuire ciascuno alla difesa della Casa comune. La pace, ha detto il teologo valdese, non é solo assenza di guerra ma armonia di vivere del creato. Non possiamo limitarci, ha sottolineato, a indicare i colpevoli di questo o di quel conflitto. Dobbiamo portare tutti a un tavolo. E poi, ha aggiunto, vorrei che fosse chiaro che oltre alla dimensione materiale dell’ ecologia della pace, fatta di interventi rapidi e concreti, c’è una dimensione immateriale, che investe la nostra consapevolezza di far parte di una realtá piú grande che deve indurci a collaborare per il bene comune. Perché l’umanitá è una sola famiglia, siamo fratelli e sorelle e tutti siamo uno.

Il modello rumeno

A farsi portavoce degli ortodossi, in particolare degli ortodossi rumeni,  è stato il professor Gheordunescu, che ha fatto luce su una nazione e un popolo di cui poco si conosce. Ma che ha una grande storia, lunga quasi duemila anni, fatta di multiculturalitá e di pacifica convivenza tra le diverse fedi ed etnie. La zona di Banat a Timisoara, dove risiedono magiari, tedeschi di Suabia, tedeschi di Sassonia, serbi, croati, cechi, slovachi, roma, ebrei, russi di vecchio rito, bulgari e ultimamente tantissimi italiani sopratutto del Nord, ne è un esempio. E forse anche per questo Timisoara, ha detto il professore, è stata eletta Capitale Europea della Cultura del 2023, titolo ricoperto con successo anche da Matera. Nella città di Cluj, la capitale storica, economica, colturale della Transilvania, nel raggio di 500 metri, hanno sede, ha aggiunto, cinque arcivescovadi: ortodosso, cattolico, greco cattolico, riformato ed unitariano, un vero unicum nel mondo, a conferma che la pace, l’ecumenismo sono possibili quando coesistono volontà, rispetto, armonia, umanitarismo e soprattutto amore.

Ricordando Angrisani

Nel corso dell’evento  c’è stato anche un momento, sottolineato da applausi, per fare gli auguri a Papa Francesco nel giorno del suo 86 ° compleanno e per ricordare il ”maestro” Pietro Angrisani, archivio della cultura umanistica e musicale del territorio, scomparso lo scorso anno, che si prodigò per la nascita della loggia Quinto Orazio Flacco di Matera.



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