La confisca della storica sede del Grande Oriente d’Italia da parte del Fascismo ha causato un contenzioso giuridico tuttora in atto fra il Senato della Repubblica e la più antica obbedienza della Massoneria italiana che ne reclama la proprietà. Questa vicenda è stata ricostruita dal Gran Maestro Stefano Bisi nel libro “Palazzo Giustiniani: storia di un’ingiustizia contro i massoni italiani”. Sul numero di febbraio di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli, sarà pubblicata un’intervista a Bisi nella quale il Gran Maestro racconta i contenuti del libro, lo storico contenzioso e alcune curiosità relative alla storia del Grande Oriente d’Italia.
Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, ha scritto il libro “Palazzo Giustiniani: storia di un’ingiustizia contro i massoni italiani”, in cui si racconta una vicenda particolare che va dalla confisca della storica sede del Grande Oriente d’Italia da parte del Fascismo al contenzioso giuridico in atto fra il Senato della Repubblica e la più antica obbedienza della Massoneria italiana che ne reclama la proprietà. Abbiamo chiesto a Bisi, giornalista e scrittore senese, alla guida dal 2014 del Grande Oriente d’Italia, di illustrarci i contenuti del suo saggio.
Gran Maestro Bisi, come nasce questo libro da un titolo così eloquente?
“C’è sicuramente un pezzo di storia del nostro Paese in questa vicenda che il libro racconta e che tale fu definita con una sintesi efficace dal presidente del Senato Giovanni Spadolini nel 1988 quando annunciò in una conferenza stampa che il Senato si riappropriava di tutto Palazzo Giustiniani per la prima volta, stabile che fino ad allora era stata la sede del Grande Oriente d’Italia in in modo totale e poi una parte con un accordo raggiunto con il Grande Oriente d’Italia al quale veniva concesso uno spazio di 140 metri quadratiper fare il museo della Massoneria italiana. E Spadolini dice proprio questo nel testo di questa dichiarazione che oggi è custodita dalla fondazione Nuova Antologia a Firenze in via Giullari diretta ora dal principale collaboratore di Giovanni Spadolini che è stato il professore Cosimo Ceccuti. Questo atto della concessione dello spazio per il museo voleva significare il contributo che il Grande Oriente d’Italia ha reso alla storia tormentata d’Italia dal Risorgimento in poi ed è così che il Senato patrocinerà idealmente la costituzione di un museo che possa rendere pubbliche quelle testimonianze intrecciate alla nostra vicenda nazionale. Queste furono le parole di Spadolini, successivamente venne firmata una transazione che però non è mai stata eseguita. Quei centoquaranta metri quadrati non sono mai andati al Grande Oriente d’Italia”.
Cosa vi aspettate? Pensate veramente che a distanza di tanto tempo gli esiti possano essere favorevoli all’Ordine?
“Noi ci siano affidati ad un pool di avvocati esperti proprio perché crediamo fermamente che possa essere sanata questa autentica ingiustizia perpetrata contro il Grande Oriente. Noi chiedevamo e chiediamo ancora l’attuazione della concessione firmata da Spadolini. Parallelamente saremmo felici se l’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, riuscisse a trovare il tempo per esaminare il dossier Palazzo Giustiniani e trovare la soluzione per rimediare al danno e all’ingiustizia subita dal Goi adempiendo a quanto sottoscritto a suo tempo dal suo illustre predecessore. In Germania nel dopoguerra le logge massoniche tornarono in possesso degli immobili confiscati dal nazismo dietro il pagamento simbolico di un Marco. Qui, nella culla della democrazia e del diritto finora è andata diversamente ma noi siamo fiduciosi di avere ragione e ci batteremo sino in fondo”.
Palazzo Giustiniani è per Voi un punto cruciale della vostra storia che ha visto ricoprire il ruolo di Gran maestro a personaggi importanti come Ernesto Nathan e Ettore Ferrari. In quel palazzo fu ucciso anche il Gran Maestro Ballori…
“Si fu proprio Ernesto Nathan, ancora oggi considerato il miglior sindaco che Roma abbia mai avuto, ad inaugurare la sede nel 1901, mentre il palazzo (sette piani e 405 vani) fu acquistato dal Gm Ettore Ferrari per intero nel 1911 per 1 milione e 55 mila lire. La comunione vi organizzo’ la propria sede nazionale con gli uffici del Gran Maestro, dei dignitari dell’Ordine e dei Riti, scegliendo come Tempio maggiore la sala magnificamente affrescata da Federico Zuccari. Quella sala in cui io stesso entrai, prima volta assoluta per un Gran Maestro dopo il passaggio al Senato, nel 2014 in occasione di un convegno, indossando lo storico collare da Gran Maestro realizzato dal lucchese Niccola Farnesi“.
Anche questo collare fa parte della storia del Grande Oriente ed a esso è legata una vicenda particolare. Vuole raccontarcela?
“La collana in oro massiccio (del peso di 155 grammi), cesellata e gemmata, venne consegnata al Gran Maestro Adriano Lemmi, a Palazzo Borghese (allora sede del GOI) il 20 settembre del 1895, per celebrare il 25° anniversario della fine del potere temporale dei papi e l’acquisizione di Roma a capitale d’Italia. Questo collare è un simbolo importante del nostro lavoro e dell’autorità del Gran Maestro e per questo gli squadristi fascisti che presero d’assalto la nostra sede, lo cercarono per appropriarsene. L’allora amministratore del Goi riuscì a nasconderlo nelle fasce del nipotino appena nato. Poi lo murò all’interno di un appartamento, dove rimase nascosto fino al dopoguerra quando venne riconsegnato all’allora Gran Maestro Guido Laj”.