“Inno alla gioia” é il convegno che si é tenuto venerdí 14 aprile in apertura della Gran Loggia 2023, organizzato dal Servizio Biblioteca al quale sono intervenuti insieme al Gran Maestro Stefano Bisi, il compositore e musicologo Giovanni Bietti e lo psicologo Stefano Bartoli. Un incontro ispirato alla celebre ode, espressione di pace e fratellanza universale, che fu composta dal poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller nell’estate del 1785 e pubblicata l’anno successivo sulla rivista “Thalia”. Ma che é conosciuta in tutto il mondo per essere stata usata da Ludwig van Beethoven come testo della parte corale del quarto e ultimo movimento della sua Nona Sinfonia, selezionando alcuni brani e scrivendo di suo pugno una introduzione.
Un’opera che è per eccellenza, nel genere sinfonico, il supremo omaggio reso dal suo autore alla tradizione massonica, alle grandi idee di fratellanza universale, di concordia fondata sulla Ragione, di empatia sociale, di giustizia fondata sulla libertà di pensiero.
La melodia composta da Beethoven (ma senza le parole di Schiller), come ricordato da Bietti nel suo intervento, è stata adottata come Inno d’Europa dal Consiglio d’Europa nel 1972, e in seguito dell’Unione europea nella versione di Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra del mondo, che per ironia della storia “aderí al Nazismo e mai vi prese ufficialmente le distanza, ideologia di morte antitesi dei valori di umanitá, pace, solidarietá e fratellanza dell’Illuminismo” che il brano di Beethoven voleva celebrare e che sono oggi principi fondanti dell’Unione Europea.
Da un altro punto di vista, quella dell’attualitá del momento difficile che stiamo vivendo, ha affrontato il tema della gioia lo psicologo Bartoli, trainer internazionale del modello strategico, docente nei master di alta formazione clinica e manageriale., nonché braccio destro di Giorgio Nardone e direttore operativo del Centro di Terapia Strategica di Arezzo. “Noi siamo bombardati -ha detto- da stimoli di angoscia ma non dobbiamo commettere l’errore di identificare la gioia ad una emozione perché le emozioni hanno breve durata”. La gioia, piuttosto ha spiegato, deve essere un’attitudine, deve tendere verso una prospettiva di futuro e nutrirsi di speranza.