«La nostra presenza a questo avvenimento rappresenta un riconoscimento dell’indiscussa verità di Roma capitale d’Italia anche come sede del successore di Pietro». Con queste parole il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha segnato la sua presenza alle celebrazioni del 140.esimo anniversario della presa di Porta Pia e la fine del potere temporale della Chiesa. Una partecipazione definita ormai da tutti “storica”, e preparata da tempo d’intesa con le autorità italiane e il Comune di Roma. L’avvenimento rappresenta, ha aggiunto il primo ministro della Santa Sede, «la ritrovata libertà del pastore e della Chiesa universale e anche la ritrovata concordia tra la comunità civile e quella ecclesiale che insieme lavorano per il bene del popolo italiano».
Nel breve intervento pronunciato dal cardinale ha chiesto che i governanti «operino instancabilmente per il bene comune», e dal «sacrificio e dal crogiuolo di tribolazioni, di tensione spirituale e morale» che suscitò l’evento della Breccia di Porta Pia «è sorta però una prospettiva nuova, grazie alla quale ormai da vari decenni Roma è l’indiscussa capitale dello Stato italiano, il cui prestigio e la cui capacità di attrarre sono mirabilmente accresciuti dall’essere altresì il centro al quale guarda tutta la Chiesa cattolica, anzi, tutta la famiglia dei popoli».
A conclusione del suo intervento Bertone ha letto una preghiera preparata per le celebrazioni. Nel testo il segretario di Stato prega affinchè il Papa «possa continuare a svolgere in libertà la sua missione universale». Infine parlando di fronte all’Associazione dei Bersaglieri presente, il cardinale ha ricordato anche l’invocazione con cui papa Pio IX, il Pontefice in carica all’epoca della Breccia, benedì l’Italia.
A Porta Pia ieri era presente anche un gruppo di contestatori radicali guidati dal segretario Mario Staderini, che issava lo striscione con scritto “Vaticano e partitocrazia, serve una nuova Porta Pia”: «Le contestazioni fanno parte della vita», ha detto il porporato. Commento duro del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi: «Sentire la preghiera di Pio IX pronunciata dal cardinale è una cosa che fa davvero breccia nelle coscienze libere che non possono far passare facili revisionismi di circostanza». Il capo della maggiore obbedienza massonica italiana ha aggiunto che dal Vaticano «avremmo tanto voluto sentire, oltre al riferimento a quel papa che si dichiarò prigioniero dello stato italiano, anche una parola per i bersaglieri e gli uomini liberi che entrarono in quelle mura volendo costruire un’Italia unita e diversa».
(Il Sole 24 Ore) 21 SET 10