Le indagini della Procura di Roma sui vertici dello Ior per presunta violazione delle norme anti-riciclaggio finiscono in apertura di prima del Financial Times, l’autorevole quotidiano finanziario della City, mentre l’Herald Tribune dedica alla vicenda la spalla sempre della prima pagina e parla di possibile nuova «tempesta» sul pontificato di Benedetto XVI. Accanto all’articolo firmato dalla corrispondente da Roma Guy Dinmore, il Financial Times pubblica una fotografia del presidente della banca vaticana Ettore Gotti Tedeschi, indagato dai magistrati assieme al direttore generale Paolo Cipriani. Il quotidiano riporta la cronaca della vicenda mentre un articolo in terza pagina dedicato alle reazioni della Santa Sede sottolinea come il Vaticano si sia «prontamente schierato a difesa dei suoi banchieri». «L’Italia sequestra 30 milioni dalla banca del Vaticano» è invece il titolo dell’International Herald Tribune (l’edizione globale del New York Times).
Nell’articolo si sottolinea come quella in corso sia «la prima indagine di rilievo che coinvolga lo Ior dai primi anni ’80»: era quella l’epoca in cui ai vertici dell’Istituto Opere di Religione c’era monsignor Paul Marcinkus, il «banchiere di Dio» travolto dall’inchiesta giudiziaria sul crack del Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi, trovato impiccato nel giugno 1982 sotto il ponte dei Frati neri a Londra. Entrambi i giornali ventilano l’ipotesi che dietro l’inchiesta ci sia molto di più.
La fantapolitica si è messa in moto e in alcuni ambienti è stata tirata in ballo anche la Massoneria. Così ieri è arrivata una precisazione dell’avvocato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. La Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani «è una scuola di pensiero e di vita e non si occupa di alta finanza. Non attentiamo allo Ior o a Ettore Gotti Tedeschi per colpire Ratzinger. Non si gettino ombre sulla nostra Istituzione».
E in risposta a alcune ricostruzioni della stampa che parlavano di strategie sotterranee di matrice massonica volte a colpire il Pontefice, Raffi avverte: «È un gioco della torre che non ci interessa affatto. Non c’è alcun cappuccio o grembiule dietro il Cupolone e le sue finanze. E quel banchiere che la stampa germanica continua a definire mister Arrogance – prosegue Raffi in trasparente riferimento a Alessandro Profumo – non ha alcun rapporto con la nostra istituzione. Se la Chiesa deve scegliere tra Dio e mammona, come dicono i testi evangelici, è un fatto loro. Noi – conclude il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – serviamo un solo padrone: la libertà».
(Il Tempo) 23 SET 10