Nella Casa Massonica di Cosenza presentato il libro del Gran Maestro su Palazzo Giustiniani

Tanto pubblico sabato 17 giugno nella Casa Massonica di Cosenza  (in via Trento 1) per la presentazione del libro del Gran Maestro Stefano Bisi “Palazzo Giustiniani. Un’ingiustizia nel silenzio contro i massoni italiani”. Ha presentato  e moderato l’incontro la giornalista Francesca Fanuele, caporedattore del servizio Economico- Esteri del Tg La7, che è stata anche ospite in un dibattito organizzato durante la Gran Loggia che si è tenuta lo scorso aprile a Rimini. Ha portato all’incontro i saluti della Massoneria del territorio Maurizio Maisano, presidente del Collegio della Calabria, mentre hanno conversato con Bisi Pietro Comito, direttore de LaCTv e Claudio Cordova, direttore del Dispaccio. Molteplici le domande poste al Gran Maestro sugli obiettivi della Libera Muratoria, sui pregiudizi e i luoghi comuni con i quali continua a dover fare i conti e sullo storico contenzioso, oggetto del saggio del Gran Maestro,  in corso tra il Goi e lo Stato italiano che non ha mai restituito alla Comunione la sua storica sede confiscata nel 1925 dal fascismo, dopo gli assalti, le devastazioni, i sequestri di carte, documenti, libri, elenchi di fratelli da perseguitare. Una ferita ancora aperta nel cuore di tutti i liberi muratori del Grande Oriente, come ha sottolineato il Gran Maestro. “Una ferita che quando il caso si chiuderá – ha aggiunto Bisi- ,e si chiuderá positivamente,  lascerá il posto all’amarezza per aver dovuto combattere per cosí tanti anni per ció che era nostro”.

L’iter giudiziario, che sembrava essersi fermato, è stato fatto ripartire per volontá dell’attuale giunta dalla fine di luglio 2020. E ora si è arrivati in Cassazione con la presentazione agli Ermellini da parte dei  legali del Grande Oriente del ricorso contro la sentenza dello scorso ottobre emessa  dal Consiglio di Stato in cui si affermava  l’incompetenza del giudice amministrativo a pronunciarsi sulla materia rinviando la questione alla giustizia ordinaria. Intanto il Gran Maestro, che ha ricostruito tutte le fasi della controversia nel suo libro, non ha perso le speranze che si possa arrivare a una soluzione onorevole, dando attuazione alla transazione siglata 35 anni fa.

“Era il 1988 – ha riferito- quando l’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini  annunciò con enfasi, nel corso di una conferenza stampa, l’acquisizione di Palazzo Giustiniani, requisito al Grande Oriente d’Italia dal fascismo e trasformato dalla Repubblica in uffici del Senato, e la realizzazione all’interno delle mura dell’ex sede del Goi di un museo per omaggiare l’importante ruolo che l’istituzione massonica ebbe durante il Risorgimento.  E’ passato tanto tempo ma la controparte non ha mai mess in atto l’impegno preso…”. “Durante il fascismo – ha tenuto a ricordare Bisi- i nostri fratelli non si piegarono al regime fascista e alle sue dimostrazioni di ostilitá nei confronti dei massoni, agli appelli a fucilarli in massa come traditori della patria e fummo tra i primi a pagare. L’allora Gran Maestro Domizio Torrigiani fu costretto al confino e morí cieco per la malattia che aveva contratto a causa degli stenti vissuti in quel periodo e insieme a lui, tanti altri, come ad esempio Giulio Bacchetti, che era il direttore amministrativo del Grande Oriente, anche lui perseguitato dal regime e che è stato l’uomo che ha messo in salvo il collare che indosso e che è un alto simbolo della nostra istituzione, nascondendolo durante uno degli assalti delle camicie nere a Palazzo Giustiniani, nelle fasce del suo nipotino…che lo riconsegnó al Goi dopo la Liberazione…”

Ma cosa c’è dietro questa ingiustizia perpetrata nei confronti del Grande Oriente d’Italia ?, ha chiesto poi al Gran Maestro la moderatrice Fanuele e il discorso si è spostato sulla P2 e sul suo retaggio . “E’ un vulnus che ci portiamo dietro -ha spiegato il Gran Maestro- La P2 é stata una pagina nera nella storia del Goi. Quella loggia, nata nell’Ottocento, negli anni Settanta del Novecento è diventata un’altra cosa, anche per omesso controllo dei vertici dell’epoca…Oggi siamo piú accorti e valutiamo i bussante, ossia coloro che vogliono entrare nella nostra Comunione, non solo sotto il profilo giudiziario, ma anche in relazione a quelle che sono i loro interessi e le loro aspirazioni…abbiamo un’organizzazione territoriale attenta, ma certo non possiamo delegare queste funzioni a entitá esterne, come pretenderebbero alcuni…Siamo un’associazione, come tante altre, con gli stessi diritti delle altre, diritti sanciti dalla Costituzione italiana. Ecco perché mi rifiuto di pensare che per essere ammessi al Grande Oriente d’Italia bisogna chiedere il permesso a qualche Procuratore di turno”.  

Ma la Massoneria è qualcos’altro, ha una sua peculiaritá, gli ha obiettato Cordova, sostenendo che l’impressione è che spesso molti aspirino a entrarci e ci entrino non perché affascinati dalla sua storia, simbologia, finalitá dichiarate, ma perché la considerano un luogo di potere, da usare per ottenere vantaggi per la carriera. “Un equivoco – ha risposto Bisi- che si risolve da sé. Chi si iscrive perché pensa di trovare da noi un trampolino di lancio ne uscirá  presto -ha detto – perché saranno piú gli ostacoli che troverà quando si saprà che è un libero muratore…che i privilegi di cui godrá”.  E al giornalista, che ha insistito sostenendo che magari allora all’interno del Grande Oriente ci sarebbe bisogno di una maggiore trasparenza, il Gran Maestro ha replicato che non è questo il punto. “Io -ha detto- non ho mai nascosto la mia appartenenza alla Massoneriaperché sono fatto così, ma capisco coloro che non lo vogliono dire, non vedo perché dobbiamo andare in giro con la fascia gialla, verde, o rossa al braccio. E se tanti bussano alle porte dei nostri templi  è perché sono mossi da sete di conoscenza, o da solitudine o da bisogno di appartenenza e di partecipazione a qualcosa di bello.  Noi siamo una risposta possibile a quest. Quando entrai io nel Goi, durante la cerimonia d’iniziazione veniva chiesto ‘che cosa sai della Massoneria?’, la risposta a quel tempo era ‘nulla’. Nel corso degli anni questo è cambiato, e oggi la risposta è ‘conosco la sua storia e le sue finalità’”.

“Piacevolmente impressionato” dalla visita alla Casa Massonica di Cosenza, si è detto invcece Comito, il direttore di LaCtv, che ha riconosciuto che qualcosa sta cambiando nel modo di comunicare del Grande Oriente e che questo, insieme ad alcune persone dell’Istituzione che ha conosciuto,, ha forse contribuito nel tempo a liberarlo dei pregiudizi che aveva e ad aprirgli l’orizzonte. “Se Pietro ha aperto il suo orizzonete – è intervenuto il Gran Maestro- il merito è solo suo, perché ha la sensibilitá e la curiositá di voler capire…Dal proprio canto il Goi da sempre si racconta e interloquisce con le istituzioni…lo ha fatto nell’ Ottocento, nel secolo scorso, con la pausa del fascismo, lo fa oggi…Pubblichiamo libri, saggi, organizziamo convegni, conferenze, eventi pubblici, abbiamo un sito on line che spiega tutto…”. Ma è certo piú facile andare dietro a chi sostiene che 21 logge su 23 in Calabria sono infiltrate dalla ‘ndrangheta, senza precisare di quali logge si tratti. Il problema é spesso anche di linguaggio, ha detto il Gran Maestro, riferendo di aver chiesto, con esito negativo, all’Ordine dei giornalisti di tenere un corso sulla Libera Muratoria affinché i giornalisti che se ne occupano ne parlino usando almeno termini corretti, che non si prestino a equivoco, e giuste denominazioni. Ma la risposta è stata che la Massoneria è un argomento di nicchia.

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