“Sorprendente e bellissimo” come gli italiani hanno sentito e partecipato alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Lo dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta intervenuto alla presentazione di ‘Alfabeto Italiano’, libro curato da Giuliano Amato e Paolo Peluffo che racconta, prendendo spunto dalle lettere dell’alfabeto, le storie delle persone che hanno fatto il Risorgimento.
“Anche la storia di queste celebrazioni è una storia fatta di persone”, sottolinea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ricorda l’impegno di tutti e si sofferma a lungo nel ruolo avuto dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. “E’ il primo che dobbiamo ringraziare”. Letta ricorda che Ciampi cominciò a pensare alle celebrazioni per i 150 anni già dai suoi primi giorni di impegno al Quirinale. Il primo atto, nota, fu la reintroduzione della parata militare del 2 giugno, “sembrò un gesto temerario- sottolinea- fu sconsigliato da tutti, persino dai militari, invece fu un miracolo e finalmente fu archiviata per sempre la retorica di una certa politica”.
Poi l’impegno di Ciampi per la riapertura del Vittoriano (“c’è chi avrebbe voluto abbatterlo, oggi è tornato nel cuore degli italiani”) “con discrezione ma sempre con convinzione e fermezza ha fatto crescere questo sentimento nel cuore degli italiani”. Ciampi ha impostato le celebrazioni, dice Letta, che ringrazia però anche Rutelli, allora vicepresidente del consiglio, “che organizzò il quadro delle celebrazioni”. Con il cambio del governo e l’arrivo della crisi quel programma, ricorda, è stato modificato, riconvertito su un piano di celebrazioni culturali “che sembrava fosse riduttivo ma cosi’ non è stato”. Dopo Ciampi e Rutelli Letta cita l’impegno della squadra della presidenza del Consiglio, il ruolo di Giuliano Amato, che ha raccolto il testimone di Ciampi “con lo stesso spirito”, quello di Paolo Peluffo, ‘apostolo dei 150 anni’.
“C’è stato un periodo in cui in Italia di patria non si poteva parlare – sottolinea Letta- oggi non è più così , i giovani vedono il risorgimento come una cosa viva, io spero che questo sentimento possa costituire una garanzia per il futuro dell’Italia”.
(ANSA) 14 GIU 2011