di Fabrizio Caccia
Parla Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, dopo la Cassazione: «L’esproprio del fascismo fu illegale, ma io non sono l’ufficiale giudiziario perciò nessun avviso di sfratto a La Russa. Ci basta uno spazio per fare il museo».
«Io non sono mica l’ufficiale giudiziario – premette Stefano Bisi, il gran maestro del Grande Oriente d’Italia – Perciò lo dico subito: se dopo la Cassazione, anche il Tar ci darà ragione, non sfratteremo nessuno da Palazzo Giustiniani, tantomeno il presidente del Senato Ignazio La Russa. Anzi, siamo anche pronti a donarlo allo Stato, quel bel palazzo…». Il Grande Oriente d’Italia (Goi) è la più antica e numerosa obbedienza massonica del nostro Paese, con oltre 23 mila iscritti e Bisi in questi giorni è su di giri perchè la Corte di Cassazione, a sezioni civili unite, con ordinanza del 26 gennaio 2024, ha accolto il loro ricorso annullando la sentenza del Consiglio di Stato che affermava la giurisdizione del giudice ordinario sulla delicata questione. Quindi, secondo la Cassazione, ora la palla passerà al Tar che stavolta non si potrà esimere.
La sede scelta da Nathan, che poi divenne sindaco di Roma
Da decenni, va avanti una controversia giudiziaria tra il Goi e il Senato su Palazzo Giustiniani, la storica sede di via della Dogana Vecchia del Grande Oriente d’Italia scelta dal gran maestro Ernesto Nathan (l’ex sindaco di Roma) nel 1901 e acquistata poi nel 1911. Con l’avvento di Mussolini, però, cambiò tutto. A novembre del ‘25, la legge numero 2029 mise al bando la «Libera Muratorìa» e l’anno dopo scattò la confisca, il Demanio lo assegnò al Senato del Regno. Ed è rimasto al Senato anche dopo il fascismo e il Tar e il Consiglio di Stato negli anni hanno respinto tutti i ricorsi del Goi per riavere indietro la sede: «Ma il regime fascista – spiega il gran maestro – non poteva esercitare il diritto di prelazione su Palazzo Giustiniani, perchè non c’è mai stato l’annullamento dell’atto di acquisto da parte nostra. Il Senato può anche tenersi la proprietà dell’immobile, ma è una questione di rispetto».
L’accordo con Spadolini è rimasta lettera morta
Bisi, inoltre, si è sempre appellato a un accordo del 1991 (a Palazzo Madama c’era Giovanni Spadolini) in base al quale veniva concessa al Grande Oriente d’Italia almeno una porzione del palazzo, di almeno 120 metri quadri, dove il gran maestro vorrebbe realizzare in futuro il Museo della Massoneria, con il poncho di Garibaldi e altri preziosi cimeli custoditi oggi a Villa del Vascello: «Lo intitoleremmo al nostro “fratello” Meuccio Ruini — annuncia — colui che presiedette la “Commissione dei 75” incaricata di redigere nel 1946 il testo della Costituzione italiana».
In via della Dogana gli uffici dei senatori
Ma i giudici amministrativi finora avevano sempre stabilito che «appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario la controversia concernente l’asserito inadempimento del Senato», per non aver dato seguito all’accordo del ‘91. «Ora, però, non potranno certo ignorare la Cassazione», chiosa Bisi. A Palazzo Giustiniani, lo ricordiamo, hanno sede oltre all’appartamento di rappresentanza del Presidente del Senato, la sala Zuccari, gli uffici dei senatori a vita, degli ex Presidenti del Senato, nonché alcuni servizi ed uffici. «Basterebbe un gesto di distensione da parte dei senatori – conclude il gran maestro – A La Russa abbiamo anche scritto una lettera, ma non ci ha mai risposto».