Massoni-Senato prove di intesa/Il Tempo

Dopo il ricorso per sfrattare il Senato dallo storico edificio il Gran Maestro propone di aprire una trattativa E rilancia un’idea di Spadolini: «Facciamoci un museo»

di ALDO TORCHIARO …

Palazzo Giustiniani, sede del Senato, potrebbe tornare in possesso di chi lo aveva acquistato, con legittimo atto notarile, nel 1901. L’associazione dei «liberi muratori» del Grande Oriente d’Italia, che vi aveva stabilito il proprio tempio massonico ad inizio del secolo scorso, fa valere le sue carte e chiede di rientrare nel pieno possesso dell’edificio dal quale vennero fatti sgomberare dal fascismo nel 1926. Il procedimento giudiziario è andato avanti in questi ultimi tre anni ma nessuno se ne era accorto. Adesso è arrivato un pronunciamento della Cassazione che attribuisce la decisione al Tar del Lazio: il giudice competente dovrà pronunciarsi ad ottobre, dopo la pausa estiva. I legali della massoneria sono ottimisti: «Il provvedimento della Cassazione che riconosce il giudice ordinario fornisce diversi argomenti favorevoli», dicono i legali dei ricorrenti.

Speranza condivisa dal nuovo Gran Maestro dell’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, l’imprenditore Antonio Seminario, eletto a capo delle logge lo scorso 6 aprile. «Sono fiducioso. Lo Stato non può non prendere atto dei documenti che ci riconoscono la proprietà di questo edificio. Perdurare nell’occupazione, che viene definita in punta di diritto abusiva, sarebbe protrarre una situazione palesemente illegittima», dichiara. Qualcuno negli anni, tra i presidenti del Senato, era stato informato della questione. Giovanni Spadolini aveva ricevuto le carte sulla compravendita e aveva provato a mettersi d’accordo con il Goi: «Ci avrebbe voluto dare 140 metri quadri da destinare a museo storico della massoneria, che è intrecciata con la storia d’Italia, dal Risorgimento in poi», prosegue Seminario. E anche con la stessa Costituzione italiana che proprio a Palazzo Giustiniani è stata firmata al termine dei lavori dell’Assemblea costituente. «Potremmo dedicare quello spazio museale alla memoria di Meuccio Ruini, massone e membro della Costituente. Vogliamo dialogare con le istituzioni. Ci auguriamo che il presidente La Russa, alla luce degli sviluppi di questi giorni, sia disponibile a incontrarci». Gli uffici della seconda carica dello Stato, da noi contattati, prendono tempo: «Non si tratta di una vicenda che investe il Presidente del Senato, ma di un procedimento giudiziario pendente e che vede coinvolti la massoneria, la magistratura e il Senato». Il Presidente Ignazio La Russa per ora non parla. «La nostra richiesta di incontro è volta a dare la massima disponibilità alle istituzioni, di cui siamo rispettosi», gli fa sapere il Gran Maestro del Goi. I 23.000 iscritti alla «libera muratoria» premono per avere giustizia. In quel Palazzo si consumò, ci viene detto, anche un omicidio rimasto impunito: nel 1917, nove anni prima che il fascismo spodestasse i massoni, un ignoto avventore armato di pistola si introdusse e uccise il medico Achille Ballori, alto grado dell’obbedienza massonica (e Assessore alla sanità nella giunta comunale romana guidata da Ernesto Nathan). Aggressioni e violenze moltiplicatesi negli anni successivi alla marcia su Roma e terminate solo con l’esproprio a opera di Mussolini di quella prestigiosa sede. Il giudizio si avvicina e i tre avvocati, Angelo Piazza, Raffaele D’Ottavio e Fabio Federico si tengono pronti. «Le controparti possono e devono provare a comporre la controversia», ci dicono. @RIPRODUZIONE RISERVATA



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