Ottant’anni al Massimo (Bianchi)«Politica e massoneria la mia vita»/Il Tirreno

Il colloquio Ottant’anni al Massimo (Bianchi) «Politica e massoneria la mia vita» Nato il giorno dopo la Liberazione della città è stato tre volte vicesindaco «Serve una Livornina per le imprese, dare accoglienza per una rinascita» I di Franco Marlanelli Oriente d’Italia, basterebbero cinque minuti. Se però sei in compagnia di Massimo Bianchi, anticipato all’appuntamento dall’aroma del suo caratteristico sigaro, ci vorrà una mezz’oretta per giungere in sede visto come ogni tre metri vi sia un livornese che lo ferma per salutarlo o semplicemente per far con lui una battuta sul tema del giorno. «Unavolta calcolai di conoscere personalmente almeno un ventesimo della popolazione della città. Di sicuro conoscevo perfettamente i nomi di tutti i 1. 500 iscritti al Psi livornese e gli altri della provincia. Uno schedario vivente». L’occasione del colloquio sono gli 80 anni dello storico vice sindaco socialista della città nonché Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia. Praticamente un’intervista alla “storia” degli ultimi sessant’anni di vita cittadina visto come Bianchi, nomi illustri a parte come Modigliani, Mascagni, Ciampi e pochi altri, nell’immaginario cittadino sia una laica icona cittadina. Bianchi lei non è nato in un giorno a caso…«Esattamente un giorno dopo la Lib erazione di Livorno ovvero il 20 luglio 1944. Chissà se sono stato gli astri a far sì che gli ideali della mia vita (socialismo e massoneria) siano da sempre legati alla lotta contro ogni tipo di totalitarismo». Livornese sì ma l’anagrafe dice “nato a Montecatini Terme”. «Ma solo – è la pronta risposta – perché la mia famiglia era là sfollata».

La famiglia appunto, una famiglia antifascista a 24 carati «nella quale durante il fascismo nessuno prese la tessera del Pnf subendo per questo -ricorda Bianchi – alcuni “rimproveri” fortunatamente senza ulteriori azioni». Il nonno Gino Bianchi, ovviamente socialista, era il titolare di un’azienda di produzione di scarpe «che aveva sede proprio dove ora c’è il Cral Eni sul viale Ippolito Nievo e dove lavorava pure mio padre che in fabbrica perse un braccio sotto una morsa». Torniamo alla politica: «Il primo febbraio del 1961 – ricorda – a soli 17 anni, varcai il portone della federazione socialista di via Verdi per iscrivermi alla Federazione Giovanile Socialista«. Da lì una rapida carriera. «Nel 1964 ci fu in Italia la scissione del Psiup che portò via a Livorno più della metà degli iscritti. Negli anni a seguire il partito visse momenti di difficoltà motivo per il quale i vertici del partito decisero di dare un segnale di rinnovamento che portò alla mia elezione nel 1970 a segretario provinciale». Parallelamente da quell’anno e sino al 1975 Bianchi, eletto consigliere comunale, diventa pure capogruppo Psi. Da11975 al 1980 invece si “trasferisce” in Provincia come assessore al Turismo, Caccia e Sport. Ne11980 torna in consiglio come vice sindaco di Alì Nannipieri ma dopo tre anni il diktat di Beffino Craxi impose l’uscita dalle giunte con il Pci e Bianchi tornò a fare il capogruppo sino al 1990 «che fu un anno storico perché il Pci perse la maggioranza assoluta, io presi 3.090 preferenze, e noi, assieme al Pri, entrammo in giunta e io vice sindaco prima di Benvenuti e poi di Lamberti. Poi la tragedia di Tangentopoli – prosegue Bianchi -e la fine del Psi. Nel 1999 quello che considero il mio ultimo successo politico ovvero il ritorno in consiglio con la mia lista civica Livorno Insieme». A proposito di Craxi: lei andò a trovarlo nell’ “esilio” ad Hammamet. «Sì un anno circa prima della morte. Lo trovai debilitato nel fisico e nello spirito ma informatissimo si tutto quello che succedeva in Italia». Passiamo al secondo “polmone” di Massimo Bianchi: la Massoneria. Si ricorda pure il giorno che entrò per la prima volta dentro la loggia? «Come no: il 29 giugno del 1967 come “apprendista” nella loggia Scienza e Lavoro”. E come nacque il suo interesse per grembiule e cappuccio? «La domenica mattina era abitudine di noi socialisti frequentare il bar all’interno della (ormai ex) sezione Bruno Buozzi in via Pietro Gori. Lì conobbi un imprenditore socialista come Lino Veroni e Flammen Del Corona che appunto erano massoni e, conversando con loro, mi innamorai pure io degli ideali massonici». Sino a diventare per molti anni il numero due del Grande Oriente d’Italia. «Sì, ora sono maestro emerito… come dire “senatore avita e storico fondatore della loggia Adriano Lemmi. Molti non sanno una cosa importante della mia attività come “maestro”». Dica. «A Livorno dopo la caduta del comunismo inAlbania abbiamo ordinato molti massoni di quel paese. Praticamente La Gran Loggia di Albania è stata progettata a Livorno». Socialista e massone: e pensare che lei prima del liceo Enriques ha studiato ai Gesuiti. «Una grande scuola formativa». Lei che ha conosciuto le due Livorno quella del primo millennio e quella del secondo ci dia una valutazione dello stato della città. «È necessario una sorta di Livornina per imprese ovvero dare accoglienza a tutti coloro che vogliano portare a Livorno idee e soldi per una nuova rinascita che ci faccia almeno tornare i tempi della grande impresa (pur pubblica) e di un porto efficiente». Oggi che fa? «Principalmente il nonno per la mia splendida nipotina Flaminia, il babbo per le mie due figlie Vittoria e Alessandra avute da mia moglie Isabella Pansa. Poi osservo e do consigli». Domanda finale: il segreto del suo successo in politica? «Coerenza e sincerità. Per certificare la mia appartenenza al Goi sin dal 1970 non ho aspettato la legge che lo prevede. E non ho mai nascosto il mio “ciondolo” al collo con la riga e il compasso. Stasera venerdì 19 luglio a Villa Fab bricotti alle ore 16.30 l’inaugurazione del busto di Ernesto Nathan, primo sindaco di Roma e gran maestro del Goi, busto donato alla città dallo stesso Massimo Bianchi autore tra l’altro del libro “La memoria sfida il futuro” (storia della loggia Adriano Lemmi) che sarà presentato alle ore 17 nella Sala Bastogi della stess a villa alla presenza dell’autore dell’assessore alla Cultura del Comune di Livorno Simone Lenzi, dal capo servizio del Tirreno di Livorno Federico Lazzotti e il gran maestro del Goi Antonio Seminario. L’occasione gusta perBianchi per festeggiare ottant’annivissuti sempre al Massimo. .

Oggi pomeriggio alle 16.30 nel parco di Villa Fabbricotti sarà presentato alla cittadinanza un nuovo busto in bronzo che andrà ad arricchire la galleria di ritratti di personaggi illustri già presente nel parco. L’opera rappresenta Ernesto Nathan, sindaco di Roma negli anni 1907-1913, iniziato alla Massoneria dal Gran Maestro Adriano Lemmi, livornese, ed a sua volta Gran Maestro dei Grandi Oriente d’Italia negli anni 1896-1904 e 1917-1919.1Ibusto viene gentilmente donato dal Gran Maestro Onorario Massimo Bianchi e dalla Massoneria Livornese. L’evento si svolgerà alla presenza del sindaco Luca Salvati. In seguito – alle 17 – nella Sala Bastogi di Villa Fabbricotti sarà presentato il libro scritto da Massimo Bianchi “La memoria sfida il futuro”. Storia della R. L. Lemmi e dintorni, edito Vittoria Iguazu Editora, sulla storia della Loggia Adriano Lemmi di Livorno dal 1969 ad oggi. Introducono l’incontro l’assessore Simone Lenzi, Federico Lazzotti capocronista del Tirreno e il Gran Maestro del GOI Antonio Seminario. Scrive lo stesso Seminaro nella prefazione del libro: «Conosco Massimo da oltretrent’anni e con lui c’è sempre stato un profondo rapportofraterno di stima reciproca, rispetto e sincero confronto sugli ideali massonici. Un uomo di solidi valori, un Massone che ha ricoperto prestigiose cariche nella giunta del Grande Orinete d’Italia, e di cui ho sempre ammirato la cultura, l’impegno, la dedizione e la passione messa a disposizione dell’Ordine e dei Fratelli».



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