Il 4 agosto 1994 moriva Giovanni Spadolini, illustre statista. La Fondazione Goi e la Fondazione Nuova Antologia gli hanno reso per prime omaggio intitolandogli una borsa di studio

Il 4 agosto 1994 moriva lo statista e intellettuale Giovanni Spadolini di cui il.21 giugno del prossimo anno ricorrerà il centenario dalla nascita. Un doppio anniversario che la Fondazione Grande Oriente d’Italia e la Fondazione Spadolini Nuova Antologia hanno voluto celebrare con un concorso per una borsa di studio a lui intitolata, destinata alle due migliori tesi di laurea o di dottorato su aspetti della sua attività giornalistica, politica o accademica. Un tributo alla sua figura che ha anticipato quello di tutti gli altri.

Figlio di Guido pittore macchiaiolo, lo statista fiorentino si formò ai valori laici e liberaldemocratici che contribuì a diffondere da uomo di cultura e segretario del Pri, e che condivideva senza pregiudizi con alcuni illustri massoni tra cui alcuni esponenti del del suo stesso partito. Primo fra tutti Lando Conti, il sindaco di Firenze, ucciso in un agguato dalle Br il 10 febbraio del 1986, suo delfino.


Il giornalista e studioso
Prima di dedicarsi alla politica, Spadolini coltivò le altre due grandi sue passioni, che non di fatto non abbandonò mai : lo studio della storia, con la pubblicazione di numerosi saggi, tra cui è da ricordare “Gli uomini che fecero l’Italia”, giunta dopo innumerevoli ristampe, nel 1993, all’edizione definitiva pubblicata da Longanesi in un unico volume di quasi mille pagine; e il giornalismo. Nel 1947 cominciò a collaborare con il quotidiano romano Il Messaggero, allora diretto da Mario Missiroli. I suoi articoli non sfuggirono a Mario Pannunzio che lo invitò a scrivere sul suo nuovo settimanale, Il Mondo, fondato nel 1949. Dal 1950 scrisse anche per il Borghese di Leo Longanesie e per Epoca diretto da Alberto Mondadori, il figlio di Arnoldo. Nel 1953 venne chiamato al Corriere della Sera come editorialista da Missiroli, che era passato nel frattempo alla guida del quotidiano milanese. Due anni dopo Spadolini divenne direttore de Il Resto del Carlino. Aveva appena 29 anni. E tredici anni dopo fu nominato ai vertici del Corriere, dove rimase per breve fino alla svolta politica che ci fu nel 1972, quando, su suggerimento di Indro Montanelli, Ugo La Malfa lo candidò per il Pri al Senato come indipendente. Nel frattempo l’Università di Firenze aveva istituito per lui una cattedra di Storia contemporanea ed era diventato anche formalmente direttore del Nuova Antologia, la prestigiosa rivista culurale che aveva animato fin dagli anni Cinquanta e che “salvò” nel 1978 affidandola alla Fondazione appositamente costituita, che tuttora ne cura la continuità, la qualità, l’indipendenza.


Il politico
Spadolini ha ricoperto numerosi incarichi politici. E’ stato presidente della Commissione Pubblica Istruzione e Belle arti di palazzo Madama, ministro-costituente per i Beni culturali e ambientali nel dicembre 1974, nel IV governo Moro, ministro della Pubblica Istruzione nel 1979, anno in cui, morto La Malfa, fu eletto anche segretario nazionale del Pri, che con lui superò per la prima volta nel 1983 il 5% dei consensi elettorali, raggiungendo il massimo storico.


Il premier
Nel 1981 fu chiamato dal presidente Sandro Pertini, dopo lo scandalo della P2 e nel pieno della crisi economica e morale, alla guida del primo governo laico, cioè non diretto da un esponente della democrazia cristiana, dalla proclamazione della Repubblica. I suoi due governi coincidono con i successi nella lotta al terrorismo, all’inflazione, alla corruzione e con il rafforzamento dei legami internazionali atlantici e europeisti dell’Italia. Nei successivi esecutivi presieduti da Bettino Craxi, Spadolini è ministro della Difesa dal 1983 al 1986. Nel luglio 1987 viene eletto al primo scrutinio presidente del Senato, con suffragio quasi plebiscitario e ricopre questa carica per l’intera durata della decima e undicesima legislatura: dal 2 luglio 1987 al 22 aprile 1992 e dal 24 aprile 1992 al 14 aprile 1994, poche settimane prima della morte avvenuta il 4 agosto 1994. Per i suoi alti meriti culturali il 2 maggio 1991 era stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga, e dopo le dimissioni di quest’ultimo e fino al giuramento di Oscar Luigi Scalfaro nel 1992 divenne presidente supplente della Repubblica.


Il lodo su Palazzo Giustiniani
Dalla Presidenza di Palazzo Madama Spadolini seguiva con attenzione gli sviluppi della crisi italiana e indica la necessità di affrontare il tema delle riforme attraverso un percorso realistico a piccoli passi. Ed fu anche in questa veste che l’ 11 maggio 1988 annunciò nel corso di una conferenza stampa l’intesa raggiunta – che verrà poi perfezionata e firmata dalle parti nl 1991- su Palazzo Giustiniani, requisito al Grande Oriente d’Italia dal fascismo e trasformato dalla Repubblica in uffici del Senato, che prevedeva la realizzazione all’interno dell’edificio di un museo esteso su uno spazio di 140 metrei quadrati che rendesse merito storico all’istituzione massonica per l’importante ruolo che ebbe durante il Risorgimento. Una onorevole soluzione al contenzioso tra Goi e Stato italiano che si trascina dal 1925, anno in cui Mussolini confiscò alla Comunione la proprietà.


36 anni dopo
Sono passati 36 anni da allora ma la controparte non ha mai dato attuazione all’impegno preso.E il caso è approdato in Cassazione, dove il Grande Oriente ha riportato una storica vittoria. La Suprema Corte, a sezioni civili unite, con ordinanza del 26 gennaio 2024, ha riconosciuto infatti che lo Stato fascista si impossessò illegittimamente dell’edificio e ha rinviato al Tar la controversia per l’accertamento del diritto di proprietà in capo alla pubblica amministrazione. Lo Stato fascista acquisí il palazzo -che come ricorda le stessa Corte il 5 novembre 1925 fu occupato con violenza da truppe squadriste- attraverso un atto transattivo, contro il quale giá all’epoca furono presentati ricorsi in varie sedi, facendo valere il suo diritto di prelazione su un bene di valore artistico, senza peró dichiarare prima la nullitá del contratto stipulato dal Goi nel 1911 per l’acquisto stesso dell’edificio. Una condizione questa, hanno sottolineato gli Ermellini, che se non è un requisito di efficacia rilevante sul piano del diritto privato, è una modalità assolutamente pregiudiziale di esercizio del potere amministrativo quando esso intende avvalersi del diritto di prelazione. In sintesi, il regime si impossessò abusivamente dell’immobile in violazione della legge del 1909 sui beni artistici ai quali faceva riferimento lo stesso regio decreto emesso il 22 novembre del 1925 dal fascismo proprio per legittimare requisizioni forzate come quella di palazzo Giustiniani.


Il caso resta aperto
Sulla base di tutto ció le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione hanno dunque cassato la sentenza del Consiglio di Stato e rinviato al Tar Lazio in diversa composizione rimettendo ad esso la valutazione circa la legittimità del procedimento di acquisizione dello stabile. Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso, definendolo “ammesso e pendente”, chiedendo “sin d’ora l’accertamento e la declaratoria – come si legge nel provvedimento – della occupazione abusiva di Palazzo Giustiniani in Roma alla via della Dogana Vecchia n. 29, attualmente in uso al Senato della Repubblica e la conseguente condanna della parte resistente alla restituzione del predetto bene immobile in favore della ricorrente, oltre al conseguente risarcimento dei danni da occupazione abusiva”. Una premessa che sembra prospettare un provvedimento che va altro il cosiddetto Lodo Spadolini. La trascrizione del discorso che l’allora presidente del Senato pronunciò l’11 maggio del 1988 è custodita nella sede della Fondazione Nuova Antologia a Firenze. Ecco le sue parole testuali: “il Senato, rispettoso dei valori della storia espressa dalle mura ma anche dei valori della storia espressa dalle mentes, ha inteso espropriare nello spirito dei luoghi il significato del contributo che il Grande Oriente d’Italia ha reso alla tormentata storia d’Italia dal Risorgimento in poi. Ed è così che il Senato patrocinerà idealmente la costituzione di un museo che possa rendere pubbliche quelle testimonianze intrecciate alla nostra vicenda nazionale, e la sola parte che abbiamo lasciato, una piccola parte nella piazza del Pantheon per un piccolo museo che sarà costituito quando saranno composte le strutture”. Spadolini nel corso di quell’intervento tenne anche a ricordare che in quelle stanze i massoni “furono vittime della violenza fascista fra il ‘25 e il ‘26 e che la Massoneria fu sciolta insieme ai partiti politici e con tutte le associazioni politiche dalle legge eccezionali”. (Fonte Erasmo.n 7luglio 2024)

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