Fondazione Grande Oriente. Il 12 ottobre al Vascello presentato il volume “Sinesio di Cirene”.

“Sinesio di Cirene. Tutte le opere”. La Fondazione Grande Oriente d’Italia il 12 ottobre al Vascello ha presentato l’imponente raccolta di scritti risalenti al IV e V secolo pubblicata da Bompiani a cura di Francesco Monticini, docente di  Filologia tardoantica presso l’Università di Roma Tre che è intervenuto insieme alla professoressa  Silvia Ronchey, a Moreno Neri, scrittore e studioso della Tradizione, e al Grande Oratore Marco Vignoni che ha portato i saluti del Gran Maestro Antonio Seminario impossibilitato a presenziare all’evento per impegni istituzionali all’estero. Un momento che è stato di altissima cultura e che ha acceso i riflettori su questa affascinante figura di filosofo e non solo, vissuto tra il 370 e il 415 d C, che, come è stato sottolineato, seppe riassumere nella propria esperienza esistenziale tutta  la complessità culturale e storica” della sua epoca.  “Un’epoca molto simile alla nostra, segnata da fortissimi cambiamenti e sincretismi”.

Sinesio fu un uomo del suo tempo fino in fondo ma la sua filosofia, il suo pensiero, il suo sentire suonano di una straordinaria modernità.  Era un intellettuale nato e cresciuto in Libia, ma che aveva frequentato le più importanti capitali culturali dell’impero, Atene, Costantinopoli, Alessandria, pur restando sempre legato alla sua terra, la Cirenaica, dove ricoprì incarichi prestigiosi, scrivendo tantissimo, trattati, omelie, inni, lettere, come ha riferito tracciandone un sintetico ritratto Monticini, che ha tradotto con grande dedizione tutte le sue opere.

Pagano e cristiano, ambasciatore, capo militare, e alla fine della sua breve ma intensa vita persino vescovo – anche se confessò apertamente di considerare molte credenze religiose come semplici favole buone per il popolo –  Sinesio,  ha osservato da massone Vignoni, riuscì “a riunire ciò che è sparso”, a trovare “unità nella diversità”.  Riteneva che solo accettando l’apparente incongruenza del mondo fosse possibile elevarsi fino alla contemplazione dell’unità del reale, ovvero che vi fosse una molteplicità di strade e di dottrine da seguire per la conquista del vero. Riunire ciò che è sparso è appunto il compito di un maestro. E Sinesio, ha riferito Ronchey, maestro lo era. Sinesio, ha rimarcato, incarna l’emblema dell’iniziato.”Il suo stesso nome – ha spiegato la studiosa-  lo suggerisce. Sinesio è una parola antica che vuol dire comprensione elitaria, intelligenza che è di pochi”.

Il cirenaico faceva tra l’altro parte del ristrettissimo circolo dei quattro discepoli di Ipazia  una sorta di tetrarchia che si era raccolta intorno alla celebre filosofa che era a capo della scuola neoplatonica di Alessandria all’epoca dell’Impero romano d’Oriente. Un gruppo di eletti che dalla sapiente maestra  aveva ricevuto insegnamenti che “non erano rivelabil”i. Lo testimonia proprio Sinesio  che, come ha ricordato Neri, definisce Ipazia, “madre, sorella, maestra” e di lei parla nei suoi scritti che sono una fonte ineguagliabile per ricostruire la vita, l’ universo culturale, il pensiero di questa raffinata intellettuale famosa alla sua epoca in tutto il Mediterraneo, ma della quale non è rimasto alcuno scritto, ha riferito Ronchey, che le ha dedicato un importante saggio dal titolo “Ipazia, la vera storia” (Rizzoli). “Tutto quello che sappiamo di lei -ha detto la studiosa- è nella corrispondenza di Sinesio. Tra le 156 lettere dell’intellettuale di Cirene a noi pervenute, sette sono indirizzate a Ipazia, ma di lei parlano anche altre missive a diversi destinatari”.

Copiate, studiate e commentate per tutto il millennio bizantino, le opere di Sinesio non hanno mancato di affascinare Marsilio Ficino, Girolamo Cardano, ma anche grandi intellettuali del nostro tempo tra cui il grande poeta Mario Luzi. E il maestro, pur tra inesattezze e anacronismi, è anche uno dei protagonisti del film di Alejandro Amenábar “Agora” (2009).

Schede

Francesco Monticini ha conseguito il dottorato di ricerca in Civiltà bizantina presso l’Università di Roma Tre e l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Borsista presso il Dumbarton Oaks Institute of Byzantine Studies (Harvard University), assegnista nell’ambito del programma europeo Leonardo da Vinci, ha trascorso periodi di ricerca presso l’Università di Uppsala, “Ca’ Foscari” – Università di Venezia e l’Università di Vienna. Attualmente è docente a contratto in Filologia tardoantica presso l’Università di Roma Tre. Si è occupato di Sinesio di Cirene, del quale ha tradotto e annotato l’ opera omnia, del platonismo tardoantico e del suo revival nella Bisanzio di età paleologa. Ha pubblicato tre volumi e vari articoli, su riviste nazionali e internazionali.

Silvia Ronchey è una bizantinista e scrittrice italiana (Roma 1958). Dopo la laurea ha lavorato a Patmos, Alessandria d’Egitto, Parigi e Washington. Docente universitaria a Siena, attualmente insegna Civiltà bizantina nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di RomaTre. Ha scritto e condotto programmi culturali per la RAI e ha collaborato con La Stampa, attualmente scrive per la Repubblica. Oltre a saggi specialistici ha scritto libri di ampia diffusione, tra questi: L’enigma di Piero (2007), Il guscio della tartaruga (2009), Ipazia. La vera storia (2011), La cattedrale sommersa (2017) e L’ultima immagine (2021; premio Viareggio-Rèpaci 2022 per la saggistica).

Moreno Neri ha curato, commentato e tradotto (dall’inglese, dal francese e dal greco antico) opere su Pletone, sul Tempio Malatestiano e su Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei patroni della rinascenza neoplatonica. Ha curato: Commento al sogno di Scipione di Macrobio (2007), Trattato delle virtù di Giorgio Gemisto Pletone (2010), Dialoghi per Massoni di Gotthold Ephraim Lessing e Johann Gottfried Herder (2014). Per Mimesis ha tradotto e curato la quadrilogia de La rivelazione di Ermete Trismegisto di André-Jean Festugière (2019, 2020, 2021, 2023) e Siamo Elleni. Scritti politici di Giorgio Gemisto Pletone (2023).

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