Siamo entrati nel tempio della massoneria/Torino Storia

di Stefano Garzaro

Piazza Vittorio: scendiamo verso il Po, percorrendo i portici a sinistra. In fondo alla piazza è l’edificio dove dalla fine degli anni Cinquanta – è insediato il Grande Oriente d’Italia, l’associazione massonica più rilevante a Torino. L’edificio comprende dieci templi, alcuni uffici e una sala riunione. I templi sono destinati a rotazione a una cinquantina delle ottanta Logge del Collegio circoscrizionale del Piemonte e della Valle d’Aosta. Accolti dal presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Piemonte e Valle d’Aosta, L’ambiente ci appare come [‘estensione di un museo Risorgimentale, tante sono le testimonianze storiche: bandiere, labari di antiche Logge, oggetti rituali, ritratti dei numerosi massoni protagonisti del processo unitario italiano. Tra questi spicca il volto di Garibaldi: «iniziato» nel 1844 a Montevideo, vent’anni più tardi l’Eroe dei due mondi sarebbe stato eletto Gran maestro del Grande Oriente d’Italia. Con un pizzico d’orgoglio, al visitatore vengono mostrati gli elenchi dei fratelli massoni Dagli anni Cinquanta la sede torinese del Grande Oriente d’Italia è in piazza Vittorio Veneto 19; all’interno dieci templi massonici sono a servizio delle logge torinesi di fama mondiale come Franklin, Mozart, Kipling, Wilde, Conan Doyle, Gandhi, Churchill, ma anche Duke Ellington, John Wayne, Oliver Hardy. Tra gli italiani – sempre pescando a caso – Casanova, Paganini, Carducci, Fermi, Totò. Non manca il ricordo di un personaggio schivo come il medico Carlo Angela – il padre di Piero – scomparso nel 1949 a San Maurizio Canavese dove dirigeva il suo ospedale, riconosciuto «Giusto fra le nazioni» per aver salvato molti ebrei durante la Shoah. Per alcuni la massoneria è un’associazione illuminata e filantropica, per altri è promotrice di complotti mondiali, talvolta confusa con l’occultismo. È certamente invisa alle dittature di ogni colore, in quanto libertaria, antidogmatica, laica. Se si scava nella simbologia e Ancora scatti dall’interno del Tempio massonico torinese: si riconoscono i simboli distintivi del compasso, del triangolo e della stella, le scene dipinte dei “liberi muratori” nella ritualità massonica – spiegano gli affiliati – si scoprono strumenti collaudati da secoli per seguire il sentiero verso la conoscenza di sé e della realtà. Lo spazio fisico in cui si sviluppa la vita dei fratelli di loggia che cooperano in questo Lavoro di ricerca è il tempio, un Luogo ricco di colonne, statue, colori, scacchiere, spade, libri; è un guazzabuglio di oggetti e di simboli che stordisce il profano, mentre per L’iniziato è una sfida da affrontare per gradi, procedendo sul sentiero. Gli iscritti alle Logge tengono a sottolineare che i simboli massonici non nascondono significati segreti: spiegano che La vera rivelazione è il cammino stesso. E allora, per comprendere almeno approssimativamente che cos’è La massoneria e scoprirne gli obiettivi, non ci resta che entrare nel tempio. Hiram, l’architetto di Salomone. Iniziamo dalle due colonne ai lati della porta che separa il mondo dei profani da quello degli iniziati. La colonna a sinistra di stile dorico ha incisa la lettera B, iniziale di Boaz. Tradizionalmente è sormontata da un globo terracqueo e rappresenta l’elemento maschile, il principio attivo, la Forza. La colonna a destra con il capitello ionico, più elaborato, riporta la lettera J, iniziale di Jachin, e sorregge una melagrana aperta: è l’elemento femminile, il principio passivo, la Bellezza. La melagrana ricorda La carità, l’umiltà, la fecondità. Le due colonne costituiscono l’equilibrio, il bilanciamento degli opposti: movimento e stabilità, distruzione e creazione, tenebre e luce, cioè i contrasti alla base della vita umana. Ma chi sono Boaz e Jachin? Questi nomi ci riportano alla Bibbia, al tempio di Gerusalemme voluto da Salomone, il saggio re legislatore. Il libro dei Re (7, 13-22) narra la descrizione del cantiere, esponendo Le linee guida che secoli più tardi avrebbero ispirato i costruttori dei templi massonici. Leggiamo che «il re Salomone fece venire da Tiro Hiram, figlio d’una vedova della tribù di NeftaLk con l’incarico di progettare e di edificare il nuovo tempio. Secondo la leggenda originata da quei testi, Hiram battezzò le colonne d’ingresso con i nomi di Boaz, antenato di Davide, e Jachin, il gran sacerdote che avrebbe inaugurato l’edificio. Il fulcro della leggenda è costituito però da un fatto di cronaca nera, e cioè dall’assassinio di Hiram da parte di tre operai infedeli. L’architetto aveva diviso i lavoranti in tre livelli di competenza, assegnando a ciascuno una parola segreta da pronunciare al momento della paga. Agli apprendisti spettò La parola Boaz, agli operai Jachin e ai maestra Jehovah. Tre operai tentarono k di strappare avidamente al maestro le tecniche segrete, e soprattutto la parola per passare al grado successivo. Hiram non parlò, e così venne assassinato con tre colpi alla testa assestati con strumenti diversi. Sepolto di nascosto sotto un albero di acacia, il corpo di Hiram sarebbe stato individuato più tardi dallo stesso Salomone. L’uccisione del maestro e la sua successiva resurrezione entrarono a far parte simbolicamente della progressione iniziatica massonica. Ogni passo della vita nella loggia infatti ha un significato profondo, come le tre tappe del cammino che viene percorso dagli apprendisti, dai compagni e dai maestri. Curiosamente, dal testo biblico nascerà l’appellativo attribuito ai massoni di «figli della vedova», così come fu definito l’architetto Hiram. Una foresta simbolica. Non siamo ancora entrati nel tempio e già siamo stati travolti da una Lunga digressione. Non sarà l’unica. Ma ecco, tre colpi sul battente e la porta si apre. In una Luce azzurro tenue che ricorda l’alba ci appare un’ampia aula rettangolare, con i lati più Lunghi occupati da gradinate: è qui che siedono i fratelli Dall’alto, un’immagine dei costruttori del Tempio massonico, l’ingresso del Tempio torinese, simboli rituali: ceri e tavola zodiacale, la squadra e il compasso, simboli di dirittura morale e rigore nel giudizio All’entrata del Tempio le due colonne rituali: quella sinistra con l’iniziale di Boaz e quella destra con la “J” di Jachin, personaggi dell’Antico Testamento La sala principale del l’ empio torinese. Qui sotto, l’Asilo notturno di via Ormea 119 e Tre colpi e la porta del Tempio si apre su un’ampia sala rettangolare dal soffitto azzuffo come il cielo all’alba e una scacchiera mi pavimento di loggia. Verso il fondo si scorgono un’ara – un minuscolo altare – con un libro chiuso, attorniato da candelabri. La parete di fondo è occupata dagli scranni del maestro e dei dignitari. Sul pavimento è raffigurata una scacchiera: le caselle bianche e nere rappresentano la vita umana, con [‘alternanza di momenti gioiosi e dolorosi, di entusiasmo e di difficoltà.

Ancora una volta è l’armonia dei contrari. Sulla scacchiera il profano si muoverà come il pedone degli scacchi, alternando il bianco al nero; un animo spirituale seguirà invece il passo dell’alfiere, toccando soltanto i quadri bianchi, mentre il materialista sceglierà quelli neri; l’iniziato, dedito alla ricerca della Conoscenza e della Verità, percorrerà la «via stretta» poggiando i piedi sul confine dei quadrati, passando cioè fra iL bianco e il nero. Nel tempio gli oggetti simbolici sono numerosi, sistemati in varie posizioni in base ai riti in cui vengono utilizzati. Descriviamone i più importanti, a partire dal libro della Sacra Legge posto sull’ara. IL libro rappresenta la luce della fede che sovrasta ogni essere umano, non definita da dogmi, ma ospitata nella coscienza di ciascuno. IL massone infatti si richiama a un Essere superiore: può trattarsi della divinità di una delle religioni tradizionali, ma anche di un ente supremo di stampo illuministico, personificato nel Grande architetto dell’universo. Nel tempio torinese il Libro è la Bibbia, ma se entrassimo nella loggia di un paese islamico vi troveremmo il Corano. Sovrapposti al libro vi sono La squadra e il compasso. La prima suggerisce dirittura morale, equilibrio, onestà, ma anche l’idea di diritto e dovere, e quindi di legge e giustizia Il compasso è iL rigore nel giudizio, lo sforzo di ampliare la conoscenza interiore, L’apertura ad accogliere idee nuove, ad allargare La visione universale. Accanto al Libro vi sono i candelabri, che variano a secondo dei riti e delle circostanze. Tra questi possiamo trovare La Menorah, il candelabro a sette braccia simbolo della luce dello spirito, ma anche delle sette arti liberali. I candelabri con La Loro luce moltiplicano la Forza, la Bellezza e La Sapienza originate dai pilastri. Su uno scranno troviamo iL maglietto – un piccolo martello – strumento dell’intelligenza per controllare Le nostre parole e azioni. Il maglietto è indispensabile per squadrare la pietra grezza, che con un Lavoro di pazienza diventerà Liscia e cubica: è evidente La metafora del progressivo impegno interiore a cui è chiamato il massone, a squadrare cioè se stesso alla ricerca della perfezione. La spada fiammeggiante, utilizzata dal Maestro venerabile per L’iniziazione dei nuovi massoni, ricorda quella impugnata dall’angelo nell’Eden biblico a custodire l’albero della vita. Nel tempio massonico la spada è la Luce dello spirito che domina il serpente della tentazione, destinata a tenere lontani darla Loggia il vizio e il. male. Se all’ingresso abbiamo puntato gli occhi in basso, alla scacchiera, ora Li alziamo al soffitto dov’è dipinta La volta stellata con Lo Zodiaco: è iL simbolo dell’invisibile, del regno deLL’assoLuto e della Verità. Secondo un’altra interpretazione – in massoneria visioni differenti sono destinate a integrarsi – i segni zodiacali rappresentano L’energia cosmica, suddivisa in dodici segni per affrontare iL Lavoro interiore da dodici prospettive. La Loggia non è quindi solo iL Luogo dove i fratelli s’incontrano, ma anche La rappresentazione dell’universo, del macrocosmo in cui si muove L’iniziato con il proprio corpo, che a sua volta rappresenta iL microcosmo. Artigiani e rivoluzionari. La volta sterrata protegge La creazione, e quindi L’umanità senza distinzioni di classe, etnia, religione. Gli uomini «Liberi, di buona volontà e di buoni costumi» – le qualità richieste ai massoni – sono perciò invitati alla tolleranza, rappresentata darla scritta «Libertà, uguaglianza, fratellanza». IL trinomio, nato dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese, ci conduce alla nascita della massoneria storica. Usciti dalla Leggenda, ci ritroviamo in un Luogo fisico, La Loggia vera e propria, cioè La baracca di Legno che dava protezione agli scalpellini e ai muratori medievali addetti alla costruzione delle cattedrali. La Loggia divenne per estensione il  gruppo degli operai organizzati, formato dai compagni esperti e dagli apprendisti, diretti da un maestro. I Liberi muratori o «framassoni» (dall’inglese free masons o dal francese franc macons) erano concordi nell’osservare Le regole della corporazione, nell’aiutarsi, nel tramandare agli inesperti Le conoscenze tecniche, attenti però a non cessarono, ma si allargarono a discussioni di matematica, filosofia, scienza, esoterismo. Presto Le Logge si aprirono a borghesi, mercanti, nobili, ecclesiastici, perfino a re e principi che volevano partecipare al dibattito intellettuale. Gli esterni, i non scalpellini accolti nella Loggia, vennero definiti «accettati». L’ingresso nella loggia avveniva, e avviene ancora oggi, con un rito d’iniziazione dove gli strumenti di Lavoro come La squadra, iL compasso, il maglietta e altri ancora esprimevano iL Loro significato simbolico. La massoneria moderna. Con il tempo i massoni «accettati» divennero maggioranza trasformando La Loggia da operativa a speculativa, cioè dedita a riflessione e studio comune. La nascita della massoneria moderna viene fissata tradizionalmente il 24 giugno 1717, quando a Londra fu fondata La Grand Lodge per federare Le Logge del distretto. Nel 1723 il pastore presbiteriano James Anderson compilò Le Costituzioni dei liberi muratori, il testo di riferimento per ogni massone. Tra i principi ideali vi è L’invito a discutere dell’Uomo, della libertà di pensiero, di spiritualità. Dalla Grand Lodge di Londra La massoneria si estese velocemente in tutta Europa e quindi in ogni continente, adottando riti, denominazioni e usanze diverse. In Italia, La prima Loggia venne fondata nel 1726 a Girifalco, in Calabria. Anche Lo Stato sabaudo fu all’avanguardia, registrando Logge prima a Chambéry, in Savoia, e poi a Torino. Nella nostra città, ner1756 nacque La Loggia Saint Jean de La Mystérieuse, che tra L’altro raccolse gli scienziati che avrebbero fondato L’Accademia delle Scienze, sostenuti dall’allora principe ereditario e poi re Vittorio Amedeo III.  Dal Seicento, Lo spirito di segretezza della Loggia corporativa venne meno. L’approdo della Massoneria moderna a Torino si fa risalire al 1756, con la loggia subalpina “Saint Jean de la Mpstérieuse”. Poi nel 1859 la Ausonia, antenata del GOI Dopo le persecuzioni del Congresso di Vienna che bandì le logge, la massoneria italiana ufficialmente cessò di esistere: fino al compimento dell’Unità, tuttavia, rimasero in vita piccoli gruppi, che mantennero vivo il fuoco di quest’esperienza. Nel 1859 venne fondata a Torino la loggia Ausonia, primo passo della formazione di un organismo di carattere nazionale chiamato Grande Oriente Italiano, poi rinominato Grande Oriente d’Italia, punto di riferimento per numerosi protagonisti della vita culturale e politica dell’ltalia liberale, parlamentari, ufficiali dell’esercito, intellettuali, tra cui Goffredo Costantino Nigra, Agostino Depretis, Francesco Crispi, Giuseppe Zanardelli o il popolarissimo sindaco di Roma Ernesto Nathan. Per i massoni, una volta maturata la crescita interiore sotto il tetto stellato della loggia, diventava conseguenza naturale la solidarietà verso gli altri, non solo ì fratelli di loggia, ma ogni persona in difficoltà. A fine Ottocento ecco dunque i massoni impegnarsi nella società civile per aprire mense popolari, asili per l’infanzia, ricoveri notturni per i senza tetto, bagni pubblici, e quindi a istituire scuole serali e domenicali per i lavoratori, biblioteche circolanti, cooperative di consumo, società per la cremazione. A Torino, nel 1880 il medico e igienista Secondo Laura diede vita al nucleo iniziale dell’ospedale infantile Regina Margherita; nel 1884, grazie a Tommaso Villa e Luigi Pagani, nacquero le Cucine popolari che si moltiplicarono da Borgo Dora a San Salvario; nel 1886 sorsero le prime sedi degli Asili Notturni Umberto I, poi confluite nella struttura di via Ormea 119. L’asilo notturno è attivo ancora oggi grazie all’impegno di decine di volontari, in particolare medici e dentisti presenti negli ambulatori a disposizione delle persone più emarginate. Gli anni bui del Novecento. Nell’Ottocento la massoneria italiana, illuminista e positivista, si scontrò spesso con la Chiesa cattolica che reagì a suon di scomuniche. Ben diverso il dialogo con le chiese protestanti – valdesi, battiste, metodiste che parteciparono attivamente al Risorgimento e fornirono personaggi di spicco alle logge. Una testimonianza è il tempio battista torinese di via Passalacqua, a Porta Susa, in cui l’architettura interna è ispirata alla loggia massonica. Il fascismo, che non tollerava l’associazionismo indipendente, mise al bando la massoneria. La vita delle logge proseguì clandestina e riprese alla luce del sole dopo la Liberazione. I massoni ribadirono allora le scelte di democrazia della Costituzione, a cui sono fedeli. Gli anni Ottanta registrarono un’epoca drammatica: i massoni furono chiamati infatti ad affrontare l’infiltrazione sotterranea di comitati d’affari e cosche mafiose mascherate da logge massoniche. Si trattava di forze che non solo ignoravano la profondità di riti e significati simbolici, ma che calpestavano gli ideali di libertà, uguaglianza, fratellanza in cui la massoneria si riconosce. La battaglia è tuttora aperta. Il segreto nella vita della loggia massonica – ingrediente così diffuso nella letteratura di sensazione – indispensabile nei regimi oppressivi, oggi non ha ragion d’essere. Lo testimonia il tempio di piazza Vittorio, aperto a incontri e dibattiti pubblici, mentre grazie a internet non vi è rito che non sia divulgato ampiamente.

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