Sarà presentato giovedi 7 novembre alle 18 nello storico Caffè Letterario “Giubbe Rosse” in piazza della Repubblica a Firenze dal giornalista Nicola Novelli, direttore di Nove.Firenze.it, quotidiano on line fondato nel 1997 l’ultimo saggio del Gran Maestro Stefano Bisi “Le dittature serrano i cuori”, edito da Betti. Un libro che ricostruisce una pagina importante della storia dell’Italia attraverso la vicenda di Giovanni Becciolini, libero muratore catturato e trucidato a Firenze dalle camicie nere a caccia degli iscritti al Grande Oriente d’Italia nella notte di San Bartolomeo del 1925.
Il volume è stato al centro di un incontro che si è tenuto a Roma il 30 ottobre presso la Fondazione per il Giornalismo Paolo Murialdi e al quale hanno partecipato i giornalisti Marco Frittella, Fabrizio D’Esposito, Michele Lembo e Giancarlo Tartaglia.
Il 14 novembre alle 17.30 se ne parlerà al Caffè del teatro Politeama di Poggibonsi nel corso di un evento al quale interverrà il giornalista David Taddei.
Giovanni Becciolini, libero muratore catturato e trucidato a Firenze dalle camicie nere a caccia degli iscritti al Grande Oriente d’Italia nella notte di San Bartolomeo del 1925. Becciolini, che era intervenuto in aiuto di quest’ultimo aprendogli una via di fuga e mettendolo in salvo,finito in trappola venne trascinato presso la sede del fascio, dove fu accusato della morte di Giovanni Leporini, uno degli squadristi rimasto ucciso da un colpo di pistola, esploso durante la colluttazione da un suo camerata mai individuato. Sottoposto a processo sommario, selvaggiamente seviziato, Becciolini fu massacrato presso i cancelli dei Mercati Centrali. Aveva solo 26 anni, e il suo corpo, di cui era stato fatto scempio, fu esposto all’orrore della folla.
Nell’approssimarsi del centenario di quel tragico episodio Bisi ha voluto rendere omaggio a questo fratello e agli altri martiri di quella tragica notte ricostruendo la cronaca di ciò che avvenne, raccontando le conseguenze devastanti che ebbe sulla sua famiglia. La moglie Vincenza Di Mauro e il figlio Bruno furono costretti a lasciare l’Italia, trovando rifugio tra Francia e Svizzera. Una storia che, dice Bisi, sembra davvero un romanzo. Il romanzo di un eroe moderno, un uomo, che pagò con la vita l’orgoglio di essere massone e di credere neimprincipi e nei valori della Libera Muratoria, primo fra tutti quello della fratellanza. Una figura di Massone che il Goi ha sottratto al silenzio conferendogli durante la Gran Loggia del 2015 il titolo di Gran Maestro Onorario alla memoria, onorificenza consegnata al figlio Bruno proprio da Bisi che allora era alla guida della Comunione. Le spoglie di Becciolini risposano nel cimitero di Trespiano. E sulla sua tomba è incisa la frase, che ispira il titolo del libro di Bisi, che rimane un monito per le generazioni future: “Ucciso nell’adempimento di un alto dovere di fraterna solidarietà in un triste ritorno di oscura barbarie da questa tomba che ne racchiude le spoglie mortali ammonisce i viventi che le dittature serrano i cuori ad ogni nobile sentimento e che solo nella libertà e la serenità e la gioia del vivere la certezza nel divenire delle genti”.. La lapide è stata restaurata qualche anno fa proprio su iniziativa dei fratelli dell’officina a lui intitolata e dalla loggia Avvenire di Firenze erede della loggia Lucifero, cui apparteneva. Becciolini era nato a Firenze nel 1899. Non ebbe un’infanzia facile, perché dopo la nascita venne abbandonato presso “Istituto degli Innocenti”, l’orfanotrofio di Piazza Santissima Annunziata. Quando il padre lo ritrovò, lo riportò con sé a Poggibonsi, in provincia di Siena, presso una famiglia di contadini che si impegnò a prendersi cura del piccolo. A sei anni venne iscritto alla scuola dei Salesiani, considerate all’epoca tra le più rinomate di Firenze, dove si distinse subito per il suo ingegno brillante e il suo senso di grande lealtà. A 18 anni si arruolò come volontario nel 84º Reggimento Fanteria a Firenze ed andò in prima linea in Trentino. Terminata la Grande Guerra, scelse di restare nell’esercito, con il grado di luogotenente e, a vent’anni, fu inviato in Africa del Nord, dove partecipò ad audaci azioni militari in Tripolitania. Per il coraggio dimostrato in ricevette una medaglia al Valor Militare. Becciolini fu iniziato, nel 1922, nella Loggia Galileo Galilei di Firenze e nel 1925, anno della sua uccisione, ricopriva il ruolo di segretario della loggia Lucifero del Grande Oriente d’Italia.
Nel frattempo, Giovanni aveva sposato Vincenza di Mauro con la quale aveva avuto un figlio, Bruno. Sul luogo del suo feroce omicidio il Comune di Firenze nel 1980 ha posto una lapide in ricordo del martirio. Successivamente a Becciolini la città ha dedicato anche una strada. Attualmente in seno al Goi due sono le logge che gli sono state dedicate, una all’Oriente di Ravenna e l’altra all’Oriente di Novara. Il 1925, anno della barbara uccisione di Becciolini, fu uno dei più drammatici per il Grande Oriente d’Italia.